• OBIETTIVO NAPOLI - CONTINUA LA MALEDIZIONE DI BERGAMO PER GLI AZZURRI •

16/11/2008

(EDUARDO LETIZIA) - Anche quest’anno la trasferta in terra bergamasca si è trasformata in una disfatta per gli uomini di Reja…
In campo oggi si è visto probabilmente il Napoli peggiore di questa stagione.
Già dai primi minuti gli azzurri palesavano un errato approccio alla partita. Memori del 5-1 subito la scorsa stagione la squadra pareva impaurita e impotente nel creare azioni offensive. L’atteggiamento iniziale scelto da Del Neri, che decideva di mandare in campo Vieri accanto a Floccari, oltre ad altri giocatori offensivi come Doni, Padoin e Ferreira Pinto, invece che indurre la formazione azzurra a sfruttare gli eventuali spazi liberi in mezzo al campo, incuteva maggior timore, cosicché la squadra rimaneva sempre rintanata nella propria metà campo, incapace di proporsi in ripartenze pericolose.
Il gioco sulle corsie esterne da parte del Napoli è stato nullo. Maggio e Vitale si sono limitati esclusivamente a fare (male) la fase difensiva, lasciando anche i terzini orobici, Bellini ma soprattutto Garics, liberi di spingere sulla loro corsia, perché liberi da compiti di copertura. D’altra parte i due esterni partenopei hanno palesato una evidente difficoltà in fase di copertura, soprattutto sul lato sinistro dove, così come un anno fa, Ferreira Pinto ha potuto fare il buono e il cattivo tempo sulla sua fascia di competenza. Reja non è stato dunque in grado di trovare un antidoto alle sovrapposizioni ed al gioco sugli esterni che si temevano alla vigilia come le armi più pericolose avversarie ed il 3-5-2 ha palesato tutti i propri, preannunciati, punti deboli, al cospetto del gioco atalantino.
Anche in mezzo al campo le cose per il Napoli sono state alquanto disastrose. Più libero del previsto da marcature, Gargano non è mai riuscito a dettare in maniera degna i ritmi della squadra. Che quello di far girare con precisione la palla fosse un limite evidente del centrocampista uruguagio era cosa risaputa anche prima di questa partita, tuttavia il “Mota” oggi è stato penalizzato anche dallo scarso movimento senza palla da parte dei compagni, gli esterni e le punte in particolare. Lo stesso Hamsik è parso oggi sottotono. Nonostante i continui richiami di Reja, lo slovacco ha avuto la colpa di rimanere sempre troppo vicino ai due compagni di reparto, non riuscendo mai a proporsi in quei movimenti in profondità che il mister goriziano gli chiedeva costantemente di fare.
Avendo acquisito il dominio delle corsie esterne e del centrocampo, l’Atalanta è riuscita anche a supportare la presenza in attacco di un Vieri in versione difensore aggiunto della squadra azzurra. Chi invece è stato in grado di mandare in tilt, anche da solo, l’intera retroguardia è stato Floccari. Di testa come di piede, l’ex attaccante del Messina è riuscito ad avere costantemente la meglio sui difensori azzurri, che hanno concesso obiettivamente troppo al pur forte attaccante nerazzurro.
Se da una parte Floccari è stato tra i trascinatori dell’Atalanta, non si può certo dire altrettanto delle punte azzurre. Denis è un giocatore che per diventare pericoloso ha bisogno di degne assistenze, e di un gioco specifico, volto a favorire la prima punta, che il Napoli, soprattutto nelle gare in trasferta, non pratica. Dopo l’infortunio del Tanque sembrava potesse far meglio Zalayeta, abituato a praticare un gioco di sponda, più utile alla manovra azzurra, tuttavia con l’espulsione rimediata nella ripresa, ha vanificato le discrete giocate in cui si era disimpegnato, soprattutto nel finale del primo tempo.
La giornata poco felice di Lavezzi ha poi privato l’attacco partenopeo della necessaria imprevedibilità e come solitamente accade, quando il Pocho non è in giornata, la pericolosità offensiva degli azzurri si è quasi azzerata.
La sconfitta odierna ha evidenziato quella che continua ad essere una carenza della squadra di Reja, anche in quest’ottimo inizio di campionato: l’atteggiamento nelle gare in trasferta. Se in casa il Napoli riesce, infatti, a mostrare il suo lato più splendente, nelle partite lontano dal San Paolo l’atteggiamento ed il gioco non sono certo quelli di una grande squadra. Per compiere un definitivo salto di qualità Reja dovrà cercare di imporre alla sua squadra la convinzione che, anche senza dei propri sostenitori, è possibile mettere in mostra il proprio valore.

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