• OBIETTIVO NAPOLI - RIEMERGONO ALCUNI LIMITI DELLO
SCORSO ANNO •
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23/11/2008
(EDUARDO LETIZIA) - Questo pareggio interno
contro il Cagliari è il secondo segnale
preoccupante consecutivo di questo scorcio
di campionato degli azzurri. Così come la
settimana scorsa contro l’Atalanta, anche
oggi gli azzurri hanno infatti palesato
alcuni limiti evidenti, simili a quelli che
ne avevano condizionato il cammino nello
scorso campionato, e che quest’anno parevano
superati. Le lacune alle quali facciamo
riferimento si traducono nel non riuscire a
far proprie partite contro formazioni
tecnicamente inferiori e, nello specifico,
soprattutto in una disattenzione difensiva
diffusa, che consente con troppa facilità
agli avversari di presentarsi al tu per tu
con Iezzo.
Se in avanti il Napoli riesce comunque a
creare occasioni importanti grazie alle
accelerazioni sulle fasce di Maggio e
Mannini, agli inserimenti di Hamsik ed alle
giocate di Lavezzi, pur essendo limitato
dalla mancanza di una prima punta che possa
integrarsi al meglio con il gioco della
squadra, il reparto difensivo troppo spesso
si rende protagonista di svarioni
intollerabili. Questa domenica, soprattutto
sul settore centrale e sinistro, Cannavaro e
Contini si sono visti troppe volte sbucare
l’avversario alle spalle, rivelando
eccessiva inesperienza e meccanismi
difensivi sballati. Negli ultimi anni questa
è stata una delle pecche costanti della
difesa a tre di Reja, una disposizione che
costringe i difensori a prestazioni
ineccepibili, in quanto un minimo errore di
posizionamento o la minima distrazione può
compromettere il risultato.
Oggi la difesa azzurra si costantemente
messa nei guai da sola, dato che lo
schieramento offensivo del Cagliari causava
di per sé pochi problemi. Cossu dietro le
due punte è stato alquanto evanescente,
preso in mezzo a due mastini come Blasi e
Gargano, Acquafresca sul settore sinistro
dell’attacco è stato ben controllato da
Santacroce, l’unico a salvarsi oggi della
retroguardia. Il più pericoloso dei tre
giocatori offensivi sardi è stato Jeda, che
con il suo continuo movimento e le sue
accelerazioni ha causato fin troppi
grattacapi ai difensori partenopei,
soprattutto sul settore sinistro napoletano.
Le occasioni più pericolose il Cagliari se
l’è però, come detto, guadagnato in virtù di
errori di distrazione degli azzurri che,
dopo aver messo a segno l’1-0, si sono
mostrati inspiegabilmente blandi e poco
determinati nel proseguimento della gara.
Nonostante ciò il Napoli era riuscito a
costruire un buon numero di palle gol per
chiudere la gara nella ripresa, nate
soprattutto da ottime iniziative di Mannini
sulla sinistra, che però non sono state
concretizzate a dovere.
È questo un altro limite che si riscontrava
nel Napoli della scorsa stagione:
l’incapacità di chiudere le partite e di
concretizzare le azioni prodotte. L’anno
scorso si imputava questa carenza alla
mancanza di una prima punta di spessore. Ad
una stagione di distanza ci chiediamo se
Denis possa effettivamente essere l’uomo
giusto per le sorti dell’attacco partenopeo.
Non vogliamo mettere in discussione le doti
tecniche del giocatore, ma le prestazioni
del Tanque (exploit contro la Reggina a
parte) ci hanno mostrato un giocatore poco
adatto alle manovre della squadra. Denis è
un finalizzatore, una punta che ha bisogno
che il gioco della squadra lo favorisca e lo
metta in condizione di segnare. Il gioco di
Reja chiede invece alla prima punta di
giocare per la squadra, non viceversa. Ecco
perchè per lunghi tratti della gara, oggi
come in altre circostanze, Denis è sembrato
un corpo estraneo alla squadra, nonostante
l’impegno e la buona volontà che l’argentino
comunque mette in campo.
Nella ripresa l’1-1 del Cagliari si sentiva
nell’aria, ma in pochi si sarebbero
aspettati che, dopo la perla su punizione di
Lavezzi, la difesa avrebbe concesso un
ulteriore regalo ai rossoblù, facendo
perdere due punti fondamentali alla squadra,
che ora dovrà tentare di risollevarsi nella
terribile trasferta di Milano contro l’Inter.
È inutile sottolineare che, qualora non si
ritrovino gli adeguati meccanismi difensivi
e non si acquisisca una maggiore attenzione
e maturità in campo, a Milano si rischia una
pesante umiliazione. D’altra parte un
risultato positivo contro l’Inter potrebbe
essere la migliore medicina per cancellare
questo periodo poco felice per gli azzurri.
Un medicinale, però, tutt’altro che facile
da conquistare…
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