(EDUARDO
LETIZIA) - Coloro i quali speravano che,
contro il Pescara, il Napoli avrebbe potuto
guadagnare facilmente i tre punti, sono
rimasti sorpresi dalle notevoli difficoltà
incontrate dalla squadra di Reja a cospetto
di una delle squadre più in difficoltà del
campionato. Anche quando gli uomini di
Ammazzalorso sono rimasti in 10 per oltre
un’ora di gioco, la compagine napoletana ha
avuto tutt’altro che vita facile contro il
suo avversario.
Per tutto il primo tempo gli azzurri non
sono riusciti a prendere saldamente in mano
le redini del gioco, lasciando anzi spesso
agli abruzzesi il compito di costruire le
azioni, per poi ripartire in contropiede.
Rare le situazioni in cui il portiere
Spadavecchia è stato messo in seria
difficoltà dagli attacchi di Calaiò e
compagni. Anche dopo l’espulsione di
Olivieri, arrivata alla mezz’ora circa del
primo tempo, il Napoli non è riuscito, per
il resto della prima frazione, a creare
pericoli in area del Pescara e la manovra
partenopea rimaneva così lenta ed affidata
per lo più a lanci lunghi, facili preda dei
difensori avversari,considerando che i tre
attaccanti azzurri, Calaiò, De Zerbi e Pià,
serviti con palla alta, raramente possono
rendersi pericolosi.
Nella ripresa qualcosa cambia. Reja mette in
campo Trotta al posto di Savini e trasforma
il 3-4-3 iniziale in 4-3-1-2, tenendo molto
largo sulla sinistra Pià (quasi a disegnare
a tratti un 4-4-2), sguinzagliando sulla
destra l’ex ala del Rimini col compito di
mettere palloni in mezzo per Calaiò e
portando De Zerbi dietro le punte. Con
questo nuovo schieramento il Napoli riesce,
nei primi minuti della ripresa, ad
accelerare il ritmo ed a giocare
maggiormente palla a terra. In virtù di
questo nuovo atteggiamento arriva infatti la
rete dell’1-0, messa a segno da Calaiò su un
calcio di rigore assegnato per un
atterramento in area di Pià. Dopo il gol del
vantaggio gli azzurri non riescono però a
dare continuità alle loro giocate e, come
spesso succede, prestano il fianco agli
attacchi avversari.
Nemmeno con i cambi Reja riesce a rimettere
in sesto le cose, anzi… L’ingresso di Sosa
in luogo di Pià priva il Napoli del suo più
pericoloso uomo nella ripresa ed in più
inserisce un’altra prima punta sul prato
verde in un momento in cui magari bisognava
iniziare ad avere un atteggiamento più
prudente. In campo intanto le cose
continuano a non andare per il verso giusto.
La squadra, probabilmente un po’
squilibrata, non riesce ad assestare il
colpo di grazia al Pescara e, anche a causa
di un De Zerbi in netto calo nel finale, non
riesce più a costruire azioni d’attacco che
avrebbero potuto frenare gli entusiasmi
pescaresi. Un po’ tardivo giunge alla fine
anche l’ingresso di Montervino in luogo di
Calaiò, inserito per dare una mano al
centrocampo azzurro nel finale, quando
davvero si stava iniziando a soffrire oltre
il lecito. La squadra chiude la gara con un
4-4-1-1, ultimo di una serie di moduli che
oggi non hanno mai consentito di prendere il
sopravvento della squadra fanalino di coda
del torneo.
Questi tre punti alla fine risultano un
bottino pesantissimo, perché consentono agli
azzurri di agguantare il primato in
classifica solitario, ma è bene sottolineare
come oggi questi, oggi, siano stati
guadagnati con una sofferenza esagerata,
considerando il calibro dell’avversario
odierno ed i 10 uomini in cui esso è stato
oggi costretto a giocare per oltre un' ora.