(ALESSANDRO CARADOLFO) - Il
presidente Aurelio De Laurentiis non
è un fido sostenitore delle argute
massime napoleoniche. Colui che
amava definirsi l’Imperatore dei
Francesi, prediligeva Generali
fortunati piuttosto che capaci. Il
magnate della celluloide, definitosi
un neofita del pallone, sembra
pensarla diversamente, e neanche un
successo tanto immeritato quanto
beneaugurante (audaces fortuna iuvat),
riesce ad ammorbidire il suo
disappunto per una conduzione
tecnica tutt’altro che
soddisfacente. C’è chi ha ritenuto
inopportuno l’intrusione del
Presidentissimo in affari di stretta
pertinenza tecnica; qualcuno
contestava al produttore
cinematografico "tempistica e sede"
delle sue forti esternazioni.
Tuttavia, al di là delle qualificate
stime circa l'opportunità
dell’intervento del patron al
termine del match contro il Rimini,
resta l’oggettività di una squadra
ancora priva di un assetto
affidabile; un coacervo di
calciatori di indubbio valore messi
in campo in modo approssimativo non
può che calamitare aspre critiche
sulla gestione tecnica. Scelte poco
chiare, gerarchie indefinite,
l’esclusione frettolosa di alcuni
elementi, e l’adozione di un modulo
che sembra voler assecondare sterili
vizi estetici di chissà chi, hanno
contraddistinto il lavoro del
tecnico goriziano in questo avvio di
campionato. Altro capo d’accusa è
stata l’impassibilità allarmante
proveniente dalla panchina azzurra
nel momento più nero del match,
quando il Rimini imperversava,
ridicolizzando il Napoli in ogni
zona del campo. Lo stesso impiego di
De Zerbi nella ripresa ha di
positivo solo l’invenzione che ha
fruttato tre punti insperati (cosa
non da poco), troppi essendo gli
scompensi nati con l’ingresso del
fantasista bresciano in luogo di un
centrocampista di sostanza come
Samuele Dalla Bona. La sintesi è
dunque impietosa: squadra
sfilacciata, poco incline ad
occupare in maniera costruttiva
tutte le zone del campo, sempre
lunga e stretta a causa dei troppi
interpreti che amano agire in
posizioni centrali, priva di esterni
e “vittima” di una condizione fisica
generale realmente preoccupante.
Il rovescio della medaglia ha il
volto consacrato di tre punti
fondamentali, che catapultano i
partenopei nelle zone nobili della
classifica; un’iniezione di quiete e
distensione in vista della settimana
di duro lavoro (non solo
tattico-atletico) che attende la
comitiva azzurra, orfana in quel di
Vicenza nell'anticipo di venerdì,
degli squalificati Amodio e Dalla
Bona. Perdite pesanti, non v’è
dubbio. Ma se i mali non venissero
per nuocere? Storie della passata
stagione. Chi ricorda l’infortunio
di Pià alla vigilia di Pisa -
Napoli, che obbligò Reja a schierare
la coppia Sosa-Calaiò? Il tecnico
non vedeva di buon occhio il tandem,
eppure…… E come dimenticare
l’infortunio dell’inamovibile
Fontana, che costrinse Reja a
giocare con due esterni puri come
Trotta e Capparella? L’occasione per
svoltare si ripropone, e, complice
l’assenza dei due mediani, il
tecnico potrebbe “forzarsi”, e
rispolverare un collaudato 4-4-2,
riproponendo proprio i due succitati
esterni, prima che la sindrome da
“desaparecidos” consumi i suoi
irreversibili effetti.
Storie di vecchi Generali nati con
la camicia, dunque, e storie di
epiche svolte. La traccia è la
medesima. Un intreccio di recente
passato e buonasorte indubbiamente
affascinante, alimentato da una
piccola speranza.