• LE SCELTE DEL GENERALE REJA •

9/10/2006

(ALESSANDRO CARADOLFO) - Il presidente Aurelio De Laurentiis non è un fido sostenitore delle argute massime napoleoniche. Colui che amava definirsi l’Imperatore dei Francesi, prediligeva Generali fortunati piuttosto che capaci. Il magnate della celluloide, definitosi un neofita del pallone, sembra pensarla diversamente, e neanche un successo tanto immeritato quanto beneaugurante (audaces fortuna iuvat), riesce ad ammorbidire il suo disappunto per una conduzione tecnica tutt’altro che soddisfacente. C’è chi ha ritenuto inopportuno l’intrusione del Presidentissimo in affari di stretta pertinenza tecnica; qualcuno contestava al produttore cinematografico "tempistica e sede" delle sue forti esternazioni. Tuttavia, al di là delle qualificate stime circa l'opportunità dell’intervento del patron al termine del match contro il Rimini, resta l’oggettività di una squadra ancora priva di un assetto affidabile; un coacervo di calciatori di indubbio valore messi in campo in modo approssimativo non può che calamitare aspre critiche sulla gestione tecnica. Scelte poco chiare, gerarchie indefinite, l’esclusione frettolosa di alcuni elementi, e l’adozione di un modulo che sembra voler assecondare sterili vizi estetici di chissà chi, hanno contraddistinto il lavoro del tecnico goriziano in questo avvio di campionato. Altro capo d’accusa è stata l’impassibilità allarmante proveniente dalla panchina azzurra nel momento più nero del match, quando il Rimini imperversava, ridicolizzando il Napoli in ogni zona del campo. Lo stesso impiego di De Zerbi nella ripresa ha di positivo solo l’invenzione che ha fruttato tre punti insperati (cosa non da poco), troppi essendo gli scompensi nati con l’ingresso del fantasista bresciano in luogo di un centrocampista di sostanza come Samuele Dalla Bona. La sintesi è dunque impietosa: squadra sfilacciata, poco incline ad occupare in maniera costruttiva tutte le zone del campo, sempre lunga e stretta a causa dei troppi interpreti che amano agire in posizioni centrali, priva di esterni e “vittima” di una condizione fisica generale realmente preoccupante.
Il rovescio della medaglia ha il volto consacrato di tre punti fondamentali, che catapultano i partenopei nelle zone nobili della classifica; un’iniezione di quiete e distensione in vista della settimana di duro lavoro (non solo tattico-atletico) che attende la comitiva azzurra, orfana in quel di Vicenza nell'anticipo di venerdì, degli squalificati Amodio e Dalla Bona. Perdite pesanti, non v’è dubbio. Ma se i mali non venissero per nuocere? Storie della passata stagione. Chi ricorda l’infortunio di Pià alla vigilia di Pisa - Napoli, che obbligò Reja a schierare la coppia Sosa-Calaiò? Il tecnico non vedeva di buon occhio il tandem, eppure…… E come dimenticare l’infortunio dell’inamovibile Fontana, che costrinse Reja a giocare con due esterni puri come Trotta e Capparella? L’occasione per svoltare si ripropone, e, complice l’assenza dei due mediani, il tecnico potrebbe “forzarsi”, e rispolverare un collaudato 4-4-2, riproponendo proprio i due succitati esterni, prima che la sindrome da “desaparecidos” consumi i suoi irreversibili effetti.
Storie di vecchi Generali nati con la camicia, dunque, e storie di epiche svolte. La traccia è la medesima. Un intreccio di recente passato e buonasorte indubbiamente affascinante, alimentato da una piccola speranza.
 

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