(MAURIZIO
LONGHI) - Cuore, grinta e spirito di
sacrificio. Queste sono le tre
caratteristiche principali di un giocatore
del Napoli che quando occupa la zona
centrale di centrocampo sembra che si
risolvano tutti i problemi. Anche l’anno
scorso ha dimostrato che è più che utile
alla causa azzurra, è un elemento
imprescindibile, a questo punto subentra
giocoforza la curiosità, chi è questo
centrocampista? Non può che essere Nicolas
Amodio. Lui è uno che in campo dà sempre
l’anima, sta disputando un campionato ad
alti livelli, nonostante sia giovanissimo
con i suoi 23 anni ed al suo primo anno
nella serie B italiana. Come detto
l’uruguaiano di Montevideo è molto giovane e
può ancora migliorare parecchio, ma quando
lo si vede in mezzo al campo sembra
perfetto, non avere difetti, certo nessuno è
completo, deve lavorare molto, ma siamo
sulla buona strada e pare che nessuno possa
intaccare la sua crescita. Sul terreno di
gioco ci mette il cuore perché dove sta il
pallone puntualmente si trova anche lui, con
i piedi non è proprio un fulmine di guerra,
ma pian piano sta prendendo sempre più
confidenza con la palla, a volte sembra che
giochi con una calma olimpica che gli
permette di destreggiarsi come se fosse un
vero regista. Poi, se abbiamo detto che
palla al piede se la cava più che bene,
bisogna pur dire che a questo aggiunge una
grande "indole aggressiva" (calcisticamente
parlando) che lo contraddistingue dai tempi
della Sambenedettese quando con Cigarini
formava una super coppia in mezzo al campo.
Ad Amodio di certo non manca anche lo
spirito di sacrificio, quando c’è da dare
una mano alla squadra non si tira mai
indietro e lo fa in una maniera perfetta.
Nella gara di Cesena, ad esempio, in
qualsiasi circostanza, anche dopo
l’espulsione di Calaiò, è arretrato sovente
in difesa giganteggiando come non mai dando
un aiuto incredibile alla squadra. Poi
sempre nella partita del “Manuzzi”, è andato
più volte al tiro e questo deve farlo più
spesso, perché se gli manca qualcosa è
proprio la scarsa vena con il gol. Certo, il
suo compito non è quello di andare a segno
sia ben chiaro, le sue mansioni le svolge
ottimamente, ma se al suo enorme potenziale
aggiungesse anche qualche “golletto” in più
diventerebbe un mediano da leccarsi i baffi.
Infatti, lui per il Napoli già rappresenta
un patrimonio su cui fare affidamento per un
futuro roseo. È un esempio per tutti, è
stato premiato come atleta diabetico
dell’anno dimostrando a più riprese di
essere un professionista serio, ed ha
spiegato come si possa fare sport a grandi
livelli anche se si convive con un malattia
come il diabete. Per lui parla il campo: non
c’è stata partita in cui non sia stato
fondamentale per gli azzurri, abbina tanta
quantità e quel pizzico di qualità che lo
rendono il padrone del centrocampo, è il
mastino del Napoli e adesso sarebbe
difficile privarsi delle sue prestazioni. Se
continua con questo rendimento, ma ha tutte
le capacità per poterlo addirittura
migliorare, potrà tranquillamente dire la
sua anche nella massima serie, che vorrebbe
conquistare con la maglia del Napoli. Perché
si è già innamorato di questa città e la sua
intenzione è restarci il più a lungo
possibile con l’obiettivo di volare sempre
più in alto.