8/10/2006
(EDUARDO LETIZIA / foto di
Felice De Martino) - È indubbio che
oggi, nonostante i tre punti
guadagnati, la prestazione del
Napoli abbia lasciato perplessi, e
non poco, chi oggi ha assistito
all’incontro. Più volte da parte
nostra si erano espressi dubbi sul
modo in cui, in fase di mercato, si
stava costruendo la squadra azzurra
e ad oggi tutte le perplessità
espresse in estate stanno trovando
giustificazione sul campo. Proprio
perché la piazza napoletana è solita
esaltarsi dopo le vittorie e
deprimersi all’indomani delle
sconfitte, vogliamo ora andare
controcorrente e sottolineare dopo
una vittoria, per la quale sarebbe
doveroso tributare immani sacrifici
agli dei del fato per ringraziarli,
quelle che a nostro avviso sono le
lacune tattiche della squadra di
Reja. Prendendo in esame la gara di
oggi è risultato lampante che la
struttura tecnico-tattica della
squadra mal si conforma al progetto
sponsorizzato da Marino del 4-3-1-2.
Prendiamo in esame le due fasi:
quella offensiva e quella difensiva.
Per quanto concerne l’attacco
bisogna dire che le squadre disposte
con questo modulo abbisognano
necessariamente di due terzini di
spinta che permettano alla squadra
di allargare la manovra sugli
esterni al fine di non rendere il
gioco troppo prevedibile. Proprio
questo è mancato al Napoli di oggi
nella prima mezz’ora, quando la
squadra appariva prevedibile nella
sua manovra ed incapace di trovare
spazi nella difesa avversaria. Da
ciò nasce poi il quarto d’ora di
follia della parte conclusiva del
primo tempo allorquando, presi dalla
frustrazione di non riuscire a
rendersi pericolosi, la squadra si
squilibrava prestando il fianco agli
attacchi dei veloci attaccanti del
Rimini, ed ecco allora che, oggi
come in altre occasioni, Montervino
s’improvvisa ala destra lasciando
alla divina provvidenza il compito
di fare da filtro a centrocampo,
Bucchi vaga nell’area avversaria in
attesa di cross dal fondo che con
questo modulo e, ripetiamo, senza
terzini di spinta, non gli
arriveranno mai, e le iniziative
napoletane restano relegate
all’estro del povero Calaiò, dannato
a cantare e portare la croce in
questo Napoli improvvisato di
settimana in settimana. Per
concludere poi il discorso delle
carenze in fase offensiva, e
dell’organizzazione di gioco in
generale, azzurre dobbiamo mettere
in risalto un’altra situazione. È
mai possibile che tutta Napoli (e
non solo) si era resa conto della
mancanza nella rosa partenopea di un
regista e solo Marino e Reja, presi
da chissà quale mistica visione,
credevano di poter adattare da un
giorno all’altro Bogliacino (altro
martire della fin troppo fervida
inventiva dello staff tecnico del
Napoli) in quel ruolo così
fondamentale? Non sarebbe stato più
facile intervenire preventivamente
in sede di mercato invece di
arzigogolassi ogni settimana a
trovare nuove soluzioni (salvo poi
provare quella più ovvia cioè
l’inserimento di un Gatti sempre tra
i migliori quando provato)?
L’impressione personalissima di chi
vi scrive è che nel giro di un paio
di settimane si ritornerà a quel
tanto rimpianto 4-4-2 che ha portato
gli uomini di Reja alla promozione
in B, ridonando una identità tattica
ad una squadra a tratti in balia di
sé stessa. Ecco che allora sarebbero
graditi ai più gli inserimenti di
giocatori come Capparella e,
soprattutto, Trotta, tra i migliori
dello scorso torneo che
consentirebbero anche di sfruttare
al meglio le caratteristiche di un
uomo d’area come Bucchi.
Esaminate parte delle problematiche
legate alla fase di costruzione e
conclusione del gioco, volgiamo ora
lo sguardo alle questioni
concernenti il reparto difensivo
azzurro. Anche in tal senso la
partita di oggi risulta parecchio
esplicativa. È fuori discussione
che, presi singolarmente, i
difensori del Napoli forniscano
delle ottime garanzie, ma il
problema è altrove. I quattro
difensori risultano infatti poco o
nulla coperti da un centrocampo che
non fa filtro, ed anche questo è una
conseguenza della instabilità
tattica della formazione azzurra. I
tre centrocampisti sono spesso
costretti dalla poca fluidità della
manovra a catapultarsi in avanti il
che dà anche qualche risultato in
fase d’attacco ma, troppe volte,
lascia la retroguardia sola e inerme
contro gli attacchi dei Jeda e
Ricchiuti di turno. Il Napoli
ricorda a tratti una coperta troppo
corta e la risoluzione dei suoi
problemi sembra ben lungi da trovare
nell’ambito di questo schema di
gioco. Simbolo eloquente di questo
fallimento è l’esclusione
dall’undici di partenza dell’uomo
simbolo del mercato estivo azzurro,
Roberto De Zerbi: sembra questo
l’inizio di un ritorno alle origini,
che speriamo porti a dei risultati
soddisfacenti, dato che risulta
difficile pensare di potersi
affidarsi sempre alla fortuna come
successo oggi.
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