(GIORGIO
NOCERINO / foto di Felice De Martino) -
Ascoli e Modena hanno costruito la sua
storia, Napoli, forse, la sta macchiando.
Cristian Bucchi è giunto in città come pezzo
pregiato del mercato estivo con l’intenzione
di ripetere le sue gesta di bomber: adesso è
solo l’ombra della punta che tutti noi
conoscevamo.
Sabato, forse, abbiamo assistito al peggior
momento della carriera calcistica
dell’attaccante partenopeo. L’ex modenese
non risulta nella distinta ufficiale delle
formazioni, ma nel secondo tempo inizia a
fare riscaldamento, toglie la tuta ed è
pronto per entrare, quando il quarto uomo
ferma Reja: Bucchi non può giocare. Il
giocatore, sconsolatissimo nel deserto del
San Paolo, rientra mestamente negli
spogliatoi, dopo aver salutato con un
abbraccio Sosa autore, poi, del gol
vittoria.
La colpa di ciò, sicuramente, non è da
imputare all’attacante romano. Il succo sta
nel fatto che, ormai, Bucchi qui a Napoli
non è ritenuto più indispensabile: nella
scala gerarchica dell’attacco partenopeo si
trova al quarto posto dopo Calaiò, De Zerbi
e Sosa. Partito come punta di diamante della
compagine napoletana, adesso è solo il più
opaco dei gioielli a disposizione di Reja.
A detta di Marino la società crede ancora
nella alte qualità realizzative della punta,
confida in lui per arrivare alla promozione
diretta nella massima serie e lo stesso Reja
lo vede ancora come l’attaccante di maggior
spessore della squadra: ma allora perchè
relegarlo in panchina?
La SSC Napoli dovrebbe davvero chiedersi se
far forza sul giocatore, se Bucchi sarebbe
capace di guidare l’attacco partenopeo anche
in un eventuale serie A. La scena di ieri è
stata, forse, il sipario di una commedia,
lunga troppi atti, che ha visto Bucchi come
attore protagonista. Già i fischi del San
Paolo, tante volte, hanno contraddistinto la
sua stagione agonistica, adesso il fischio
assordante del silenzio ha sancito, forse,
la rottura del rapporto tra l’attaccante e
la dirigenza partenopea. Un giocatore come
Bucchi, che in passato ha subito un grave
dramma familiare, non merita di essere
trattato cosi. Il cuore lo mette in tutto e
per tutto, ma bisogna recuperarlo
psicologicamente, rendendolo parte fondante
del “progetto Napoli”, facendogli sentire la
vera fiducia nelle sue qualità calcistiche e
che le parole diventino la realtà dei fatti.
Adesso, sta al giocatore dimostrare il suo
valore, cacciando fuori la forza d’animo che
tutti noi conosciamo e che tutti noi
vogliamo vedere, ritornando ad essere il
bomber da trenta gol col Modena. Una canzone
di De Gregori cantava “…..il giocatore si
vede dal coraggio…”: questo ora manca alla
punta. Il coraggio di osare, il coraggio di
sbagliare, il coraggio di dimostrare le sue
vere qualità…..coraggio, vera regola grazie
alla quale Bucchi può ritornare ad essere
grande.