• BUCCHI, ALZATI E CAMMINA •

12/2/2007

(GIORGIO NOCERINO / foto di Felice De Martino) - Ascoli e Modena hanno costruito la sua storia, Napoli, forse, la sta macchiando. Cristian Bucchi è giunto in città come pezzo pregiato del mercato estivo con l’intenzione di ripetere le sue gesta di bomber: adesso è solo l’ombra della punta che tutti noi conoscevamo.
Sabato, forse, abbiamo assistito al peggior momento della carriera calcistica dell’attaccante partenopeo. L’ex modenese non risulta nella distinta ufficiale delle formazioni, ma nel secondo tempo inizia a fare riscaldamento, toglie la tuta ed è pronto per entrare, quando il quarto uomo ferma Reja: Bucchi non può giocare. Il giocatore, sconsolatissimo nel deserto del San Paolo, rientra mestamente negli spogliatoi, dopo aver salutato con un abbraccio Sosa autore, poi, del gol vittoria.
La colpa di ciò, sicuramente, non è da imputare all’attacante romano. Il succo sta nel fatto che, ormai, Bucchi qui a Napoli non è ritenuto più indispensabile: nella scala gerarchica dell’attacco partenopeo si trova al quarto posto dopo Calaiò, De Zerbi e Sosa. Partito come punta di diamante della compagine napoletana, adesso è solo il più opaco dei gioielli a disposizione di Reja.
A detta di Marino la società crede ancora nella alte qualità realizzative della punta, confida in lui per arrivare alla promozione diretta nella massima serie e lo stesso Reja lo vede ancora come l’attaccante di maggior spessore della squadra: ma allora perchè relegarlo in panchina?
La SSC Napoli dovrebbe davvero chiedersi se far forza sul giocatore, se Bucchi sarebbe capace di guidare l’attacco partenopeo anche in un eventuale serie A. La scena di ieri è stata, forse, il sipario di una commedia, lunga troppi atti, che ha visto Bucchi come attore protagonista. Già i fischi del San Paolo, tante volte, hanno contraddistinto la sua stagione agonistica, adesso il fischio assordante del silenzio ha sancito, forse, la rottura del rapporto tra l’attaccante e la dirigenza partenopea. Un giocatore come Bucchi, che in passato ha subito un grave dramma familiare, non merita di essere trattato cosi. Il cuore lo mette in tutto e per tutto, ma bisogna recuperarlo psicologicamente, rendendolo parte fondante del “progetto Napoli”, facendogli sentire la vera fiducia nelle sue qualità calcistiche e che le parole diventino la realtà dei fatti. Adesso, sta al giocatore dimostrare il suo valore, cacciando fuori la forza d’animo che tutti noi conosciamo e che tutti noi vogliamo vedere, ritornando ad essere il bomber da trenta gol col Modena. Una canzone di De Gregori cantava “…..il giocatore si vede dal coraggio…”: questo ora manca alla punta. Il coraggio di osare, il coraggio di sbagliare, il coraggio di dimostrare le sue vere qualità…..coraggio, vera regola grazie alla quale Bucchi può ritornare ad essere grande.

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