(ALESSANDRO CARADOLFO) -
Avanti così, dunque. Il
plenipotenziario Pier Paolo Marino
rinnova la propria “incondizionata”
fiducia nei riguardi di Mister Reja,
che, da par suo, conferma di non
aver in mente altre soluzioni
tattiche se non il 4-3-1-2.
Il dato non è di poco conto. In una
società “dromocratica” come la
nostra, a cui il prodotto “calcio”
sembra essersi perfettamente
adeguato, al motto “pensare in
fretta, ergo agire in fretta”, il
buon Direttore Generale replica con
un secco “niet”. Avanti così. Cambia
qualche interprete, certo, ma gli
spartiti restano immutati.
Bogliacino trequartista, Amodio
regista, Calaiò sacrificato per il
comune e superiore bene della
squadra. Tutto qua; la settimana di
lavoro in casa Napoli scorre lenta,
e senza grossi scossoni, eccezion
fatta per il recupero miracoloso del
redivivo De Zerbi.
Si avanza sul solco di un percorso
ben definito, e preparato nei minimi
dettagli già qualche mese fa,
nell’immediato post-promozione,
proprio alla vigilia della doppia
sfida di Super Coppa di C contro lo
Spezia. Già, proprio lo Spezia!
Coincidenze? Indubitabile; ma è
anche un segno del destino, se si
pensa che la compagine ligure
potrebbe passare alla storia per
aver aperto e chiuso, nel breve giro
di 4 mesi, un progetto tattico in
cui pochi hanno prestato fede, sin
dai suoi primi vagiti. La rosa è
stata indubbiamente irrobustita,
congegnata per un torneo di vertice;
soprattutto, è stata costruita
assecondando un’ impostazione
tattica che ha stimolato ben pochi
consensi. Il trofeo Moretti, le
sfide di Coppa Italia con Frosinone
ed Ascoli, e l’oramai famosa
“Partita Perfetta” sembrano essere
solo lontani ricordi. Fugaci amori
estivi, istantanee sbiadite di un
precampionato che regala molte più
illusioni che certezze, fatto di
avversari compiacenti, che giocano
(poco) e lasciano giocare (sin
troppo). Il campionato, invece, è
ben altra cosa. L’ovattato calcio
estivo fa posto ad una realtà ben
più cruda e amara, fatta di costanti
raddoppi, marcature asfissianti,
tatticismi esasperati, ritmi
smisurati e tensioni eccessive.
Intanto, i soliti ben informati,
raccontano di un De Laurentiis
piuttosto inquieto. Il produttore
cinematografico teme possa
naufragare, appena in prossimità del
varo, l’ambizioso programma di
ritorno ai massimi vertici
calcistici, già bruscamente frenato
dall’ infausta disputa di Avellino.
La preoccupazione è fondata,
giustificata dagli enormi sacrifici
economici sostenuti dal magnate
della celluloide, il quale, da
navigato imprenditore, fiutando il
pericolo, avrebbe già pensato ad un
opportuno piano d’emergenza, a
conferma del fatto che per la
società azzurra la promozione in
massima serie rappresenta senza
dubbio l’unico obiettivo da
raggiungere, sin da quest’anno,
nonostante le ben note dichiarazioni
di facciata.