• OBIETTIVO NAPOLI - IL SUICIDIO TATTICO DI MISTER REJA •

19/6/2005
(Eduardo Letizia) - Allorquando era necessario gettare il cuore oltre l’ostacolo, nel momento in cui bisognava ad ogni costo tirare fuori il coraggio e l’onore derivante dal nome “Napoli”, nel momento della resa dei conti insomma il Napoli è stato trovato mancante. Vi sarebbero, è vero, delle attenuanti alla sconfitta odierna, ma queste, come sempre lasciano, il tempo che trovano. Ci sentiamo solo di dire che questo Avellino non era poi la grande squadra che si credeva fosse ed osando un po’ di più magari i lupi sarebbero stati non impossibili da domare. È difficile infatti ritenere di poter vincere una gara schierando la formazione più difensiva della stagione, rinunciando alla qualità di Abate, preferendogli un terzino come Mora, modificando così il modulo in un 4-4-2 inedito. Ma i suicidi tattici di mister Reja si sono palesati ancor di più nel secondo tempo. Entrati nello spogliatoio in svantaggio di una rete l’allenatore azzurro ha rinunciato a modificare l’assetto tattico, ripresentando gli stessi undici del primo tempo e si è protratto poi dopo l’espulsione di Bonomi. Infatti nel momento in cui anche un neonato si sarebbe affrettato ad inserire Abate il mister goriziano si ingegnava ad inserire Consonni nell’inedita posizione di regista. Posto che Consonni in quel ruolo si mostrava adatto tanto quanto il “sette denari” al poker, la massima immaginazione di Reja si svelava al momento dell’ingresso in campo dell’ala ex Milan inserito nella posizione di terzino destro! Dopo una buona stagione ci sta di incappare in una pessima giornata, ma non pareva tanto complicato per il mister azzurro praticare i seguenti accorgimenti:
1. Schierare dal primo minuto il trio Abate, Capparella. Pià alle spalle di Sosa in modo da mettere subito sotto pressione i verdi di Avellino.
2. Cambiare subito l’assetto della squadra dopo lo svantaggio senza attendere i nefasti risvolti della ripresa, in modo da imprimere subito una decisa svolta al match.
3. Al momento in cui si era rimasti in dieci schierare normalmente una difesa a tre senza praticare scempi tattici quale la già citata posizione di Abate e quella sorta di 4-2-3 che regalava il completo possesso del centrocampo agli uomini di Oddo e che spezzava la squadra azzurra in due tronconi.
Ci si è messa poi la mala sorte, ma la fortuna si sa aiuta gli audaci, e degli imperdonabili errori sotto porta quali quelli di un pessimo Capparella.
In chiusura di questo amaro resoconto vogliamo ribadire per l’ennesima volta un concetto. Il Napoli aveva le potenzialità adatte per vincere questo campionato “passeggiando” ed ogni recriminazione a questo punto sembra inutile ma bisognerà ora trovare i colpevoli di questo fallimento, perché, parliamoci chiaro, di fallimento si tratta, e trovare la forza per ripartire, stancamente, in un’altro anno d’inferno. E non aggrappiamoci ora a più o meno vane speranze di ripescaggio. La B andava guadagnata sul campo contro tutti e, se necessario, contro tutto, ma così non è stato....
 

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