• LE SCELTE DI REJA •

17/9/2006

(ALESSANDRO CARADOLFO) - Ci siamo. Prima sconfitta in casa Napoli e primi (inesorabili) interrogativi. L’indiziato è il modulo: 4-2-3-1, con la presenza di un trequartista di grandissima qualità, in grado di risolvere la disputa con una giocata, ma che fatica terribilmente a recuperare posizioni in fase di non possesso; due prime punte, forti tecnicamente, ben affiatati e col fiuto del gol, ma riforniti con palle lunghe o per via centrale, limitati dal fatto di non poter sfruttare indiscutibili doti atletiche e balistiche con i cross dal fondo; un centrocampo a tre, con due cursori ed un regista (?), che tendono ad inserirsi da dietro lasciando il reparto arretrato in balia delle sfuriate avversarie; infine, una difesa a quattro con esterni che spingono poco e male, e centrali costretti a duellare, spesso, in parità o in inferiorità numerica.

Il Napoli non ha equilibrio. In fase d’offesa si cercano quasi esclusivamente le giocate nelle intasatissime zone centrali, alla disperata ricerca della verticalizzazione per le due punte o per gli inserimenti di Dalla Bona e Montervino (unica variante); in mediana, poi, Bogliacino non riesce ad imporsi nel ruolo di regista basso, dando sempre la sensazione di essere fuori posizione. L’uruguagio è timido, gioca esclusivamente palloni in orizzontale e non ha personalità ed esperienza per coinvolgere nella manovra gli esterni di difesa; inoltre, cosa non da poco, non è abile in fase d’interdizione.

Il vero problema però, sorge quando si perde il possesso della sfera e del gioco, laddove si scoprono, sistematicamente, 3-4 calciatori azzurri al di là della linea della palla. Gli avversari alzano il proprio baricentro, assecondando rapide ripartenze e creando situazioni di parità o superiorità numerica rischiosissime per i pur abili difensori azzurri. Soluzioni? Beh, Reja di certo ne avrà, è il suo lavoro, e quanto a professionalità non crediamo abbia qualcosa da invidiare a qualcuno. Si potrebbe insistere con questo modulo di gioco, magari inserendo Amodio in luogo di Bogliacino, garantendo così alla difesa maggior protezione; magari agli interni dovrebbe ordinarsi di fare i centrocampisti piuttosto che gli attaccanti aggiunti; magari i due esterni di difesa dovrebbero essere messi nelle condizioni di giocare più vicini ai centrocampisti, in modo da tenere tutta la squadra più alta e più corta, riducendo così le siderali distanze viste in occasione del match di sabato (terreno fertile per le ripartenze avversarie).

In alternativa, il tecnico Goriziano potrebbe virare in direzione di lidi certamente più ospitali, benchè meno esotici: il 4-4-2, pronto a trasformarsi in un più offensivo 4-2-3-1. L’inserimento di Capparella (o Trotta) potrebbe essere la chiave di volta; consentirebbe al Napoli di sfruttare finalmente le inesplorate vie delle fasce laterali.

Chi pagherebbe dazio? De Zerbi? Probabile, a meno che il genietto bresciano non accetti l’idea di poter essere utile alla causa anche in una posizione più defilata, partendo da sinistra o da destra, cercando più spesso il fondo e quindi il cross. E Bogliacino? Farebbe posto ad un esterno, lasciando a protezione dei quattro di difesa due incontristi puri come Dalla Bona e Montervino. Certo, con Capparella a destra e l’ex catanese a sinistra la squadra sarebbe comunque a trazione anteriore, ed anche questa soluzione richiederebbe un super-lavoro alla ricerca dell’agognato equilibrio tattico. Tutto vero, ma sarebbe molto più semplice raggiungerlo con una squadra meglio distribuita sul terreno di gioco, e con i calciatori messi nelle condizioni di occupare in maniera più costruttiva e funzionale ogni zona del campo. Ricordiamo, a proposito, un Empoli d’annata, giocare con Di Natale a sinistra, Cappellini centrale e Marchionni a destra, alle spalle dell’unica punta Maccarone. Risultato? Grandissimo calcio, e vittoria del torneo cadetto con diversi punti di vantaggio. Tutto è possibile, dunque. A Reja la scelta, mentre a noi resta la speranza di non veder naufragare un progetto tecnico che stimola il palato fine della nobile platea napoletana.

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