• MALE NAPOLI, MALE REJA. COSI’ PROPRIO NON VA •

19/2/2006

(Dall’inviato a Castellamare MICHELE CAIAFA) – Male, malissimo Napoli, molto male anche Edy Reja. Non ci siamo, non ci siamo proprio. Con ogni probabilità, gli azzurri approderanno comunque alla serie cadetta a fine stagione, ma non per meriti propri ma per mancanza in questo girone B della serie C1 di una vera e propria antagonista. Ma oggi, se ancora non erano bastate le lezioni delle ultime due trasferte in campionato e del bruttissimo mese di gennaio, si è raggiunto davvero il fondo. Non si salva e non si può salvare nessuno. Ma davvero nessuno. Questo corpo chiamato Napoli, va analizzato bene dalla testa ai piedi. Partiamo ovviamente dalla testa, che nel caso di una compagine sportiva, fa riferimento all’allenatore. Sulle prestazioni di una squadra, a detta degli addetti ai lavori, la figura del tecnico incide per il 25%, addirittura si dice che in serie C, la percentuale sale al 30%. E considerando che una persona sola, il mister, incide per un terzo sulle prestazioni tattiche, il gioco della squadra, riteniamo, ma non siamo i soli, che il primo imputato di questa stagione, certamente non soddisfacente degli azzurri, nonostante il primo posto, che però diciamo la verità che per una club chiamato Napoli in serie C1 non basta, è il tecnico Edoardo Reja da Lucinico, provincia di Gorizia. Lo dicevamo da tempo che questa squadra non ha gioco. Passi per la passata stagione, dove il mister friulano subentrò a stagione in corso al posto di Gianpiero Ventura, ma quest’anno, Reja ha avuto a disposizione la maggior parte dei suoi uomini già dal ritiro estivo di luglio. Beh, sono passati sette mesi, e tranne in qualche rarissima occasione, non si è mai visto un gioco, anzi, nemmeno un’impronta di gioco. E questo è un fatto grave, soprattutto se questa lacuna viene procurata da un uomo che ha alle spalle una lunghissima carriera sui campi di calcio, da calciatore prima e da allenatore dopo. No Reja, questo non lo si può più accettare. Potevamo capire se questa cosa si fosse verificata ad inizio stagione, ma non aver una pur pallida idea di gioco in campo, ribadiamo dopo ben sette mesi, è grave. Non è possibile che ci si affidi sempre ai lanci lunghi di Fontana o di Maldonado, che dovrebbero raggiungere, diciamo dovrebbero perché non sempre questi lanci arrivano a destinazione, le punte oppure Marco Capparella sulla fascia destra. Questa tutto al più, sarebbe potuta essere una variante al gioco che si sarebbe dovuto impartire alla squadra, non l’unico filone della maggior parte delle gare del Napoli. La mancanza di gioco, e non ci venite a dire la solita scusa che la colpa è della categoria alla quale appartiene il Napoli, è la costante fondamentale di tutto questo periodo negativo degli azzurri. Perché fin quando le gambe reggevano, anzi andavano alla grande grazie ad un ottimo stato di condizione fisica, la mancanza di una manovra delineata sul terreno di gioco, veniva occultata dalla corsa continua per il campo, da parte di tutti i giocatori partenopei. Ma quando la forma fisica è venuta meno, è salita a galla, la mancanza fatale di gioco. Il tecnico, nonostante gli sia stata messa a disposizione una rosa che per la serie di appartenenza del Napoli, andava e va più che bene, non è riuscito a trovare, semmai avesse voluto farlo, la chiave di volta per far rendere al massimo i suoi uomini: calciatori spesso utilizzati fuori ruolo, come Montervino che ormai fa tutti i ruoli del campo tranne il suo, e Bogliacino che invece di stazionare da trequartista dietro le punte, suo ruolo naturale, è un campionato intero che corre e fatica sulla fascia sinistra, da esterno dei quattro di centrocampo, cosa che toglie al giovane uruguagio la possibilità di fare cose importanti in fase offensiva. Abbiamo preso in considerazione questi due casi, ma tante altre sono state le decisioni che non ci hanno convinto durante l’intero arco della stagione. Anche oggi, nonostante che Capparella e Pià non stessero facendo più di tanto, non si è capita la sostituzione del volenteroso Marco con Ivano Trotta, togliendo un giocatore come Capparella dalle spiccate qualità offensive, a vantaggio di un esterno puro di centrocampo. Ma anche l’ingresso del “Pampa” ha scatenato forti dubbi. Ma come, si è sul 2-1 per gli avversari e lei che fa, caro mister? Invece di mettere una punta in più per cercare di riequilibrare il match, togli una punta (Pià), invece di aggiungerla. Qui si va da un’esagerazione ad un’altra. A Massa, altra sconfitta partenopea, Reja mise in campo addirittura cinque punte, oggi ne ha rimaste sul rettangolo verde solo due, togliendo un esterno offensivo come Capparella per uno più difensivo come Trotta, con il risultato che appena ha fatto questa doppia sostituzione, si è subito subìto il terzo goal. Solo un caso… Mah!
Comunque non è solo l’allenatore friulano il responsabile di questa brutta situazione. Protagonisti in negativo sono anche i giocatori in campo, ci mancherebbe altro. Da due mesi a questa parte, si sono evoluti tanti processi negativi in molti calciatori della rosa napoletana. A partire dalla difesa, imperforabile quasi nella prima parte del torneo, con Romito e Maldonado centrali, disastrosi adesso, con reti subite inconcepibili, come quelle di oggi, nonostante i protagonisti lì in mezzo siano sempre gli stessi, cioè Romito e Maldonado. Ci sorge anche un dubbio. Sono loro due a comandare la retroguardia azzurra, oppure da due mesi a questa parte, stanno scendendo in campo i loro gemelli scarsi? E poi a centrocampo: ma Fontana ha già deciso di appendere le scarpe al chiodo? Gioca male, sbaglia passaggi, ne fa solo alcuni corti al suo compagno di centrocampo di turno, senza impostare con passaggi filtranti ed altro la manovra offensiva di gioco, al di fuori del solito lancio lungo sulla fascia destra per Capparella. No, da un regista di qualità, quale si presuppone sia ancora il caro “Jimmy”, si chiede altro, ma per il momento il suo contributo alla squadra è a dir poco inesistente. Infine l’attacco: qui c’è qualità e si vede, ma la palla, cari Calaiò, Pià, Sosa, va anche buttata dentro con una frequenza maggiore, una frequenza da bomber. Non si può realizzare una rete, e poi sprecare altre tre o quattro palle clamorose, palle che con tutto il rispetto, qualche attaccante di categoria, con molto meno qualità rispetto a loro, mette tranquillamente alle spalle del portiere avversario.
Dispiace dire queste cose, ma la realtà è lampante agli occhi di tutti. O si fa qualcosa di importante per virare da questa brutta rotta che si è intrapresi, oppure saranno dolori. In C non si scherza, ma anche per il futuro bisogna dimostrare di essere tutti, e ripetiamo tutti, da Napoli, altrimenti la società sarà costretta ad intervenire in maniera decisiva al termine di questa stagione, qualunque sia l’esito di quest’ultima…

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