(VINCENZO LETIZIA) - “Il gol
della Triestina è stato viziato da
una punizione inesistente che
l’arbitro ha segnalato, perché
quando eravamo in vantaggio loro non
ci hanno creato tanti pericoli. La
squadra sta cercando ancora una
propria identità, il successo era
nelle nostre mani... Non avevo la
sensazione che la Triestina potesse
pareggiare, poi è arrivato il loro
gol su una posizione dubbia. Non è
una questione di condizione,
purtroppo la vittoria ci è stata
soffiata nei minuti finali”. Queste
non sono le parole di un tifoso
qualsiasi con corpose fette di
prosciutto sugli occhi, ma le
opinioni espresse dal direttore
generale del Napoli Pierpaolo Marino
che così ha giustificato la plumbea
prova degli azzurri. Così non va
bene caro direttore, Lei invece, per
provare a rimettere la barca in
linea di galleggiamento, dovrebbe
ammettere i suoi errori in sede di
campagna acquisti e porvi rimedio.
Non ribadiremo concetti già espressi
a più riprese proprio su questo
portale, ma ci augureremmo però da
parte sua e dell'allenatore una
serena autocritica ed immediati
correttivi.
Anche Reja non può essere giudicato
esente da colpe. E’ da tre
campionati in riva al golfo e le
perplessità sul suo modo di fare
calcio anche su queste pagine non
sono mai state risparmiate al
granitico tecnico goriziano. Ma la
colpa più grande di Reja, a nostro
avviso, è stata quella di farsi
“imporre” da Marino e da De
Laurentiis, un modulo ed una
filosofia di gioco che non gli sono
propri. Reja quando fu presentato
dichiarò che non amava avere in
squadra un rifinitore. Tutta la
campagna acquisti del Napoli è stata
incentrata nella ricerca di un
fantasista e di un regista. Per il
trequartista si era puntato tutto
sul palermitano Brienza, poi
incassato il no di Guidolin, si è
ripiegato su De Zerbi. Il regista o
play che dir si voglia, invece, non
è mai arrivato. Si cercava anche un
terzino sinistro: anche questo buco
non è stato colmato. Il settore che
necessitava di maggiori innesti era
il centrocampo, il solo Dalla Bona
non può garantire il salto di
qualità auspicato.
Ma tornando a Reja, si diceva, il
suo errore più grande è stato
accettare di guidare un Napoli che
lui non avrebbe disegnato così. De
Laurentiis (disarmanti le sue
certezze tattiche “con il rombo
faremo spettacolo” tuonò il
presidentissimo) e Marino volevano e
vogliono calcio champagne e
risultati. Reja, nella sua lunga
carriera, ha sempre badato a fare
risultato, altro che spettacolo… Il
problema, per concludere, è che Reja
non sembra l’allenatore adatto per
assecondare questa nuova filosofia
pretesa da Marino e soprattutto da
De Laurentiis. E soprattutto i
giocatori non sembrano idonei a
garantire il “calcio-show” da tutti
auspicato. E’ opportuno colmare
innanzitutto in sede di campagna di
rafforzamento, le evidenti lacune
palesate dal Napoli (ma ad agosto
non erano già evidenti?) e
sbrogliare un nodo fondamentale. Se
si vuole praticare il calcio che
sogna De Laurentiis allora Reja non
può essere il tecnico adatto. Se
invece si vorrà continuare con Reja
che si lasci lavorare il mister
goriziano in santa pace e
soprattutto in piena autonomia e che
gli si completi la squadra secondo i
suoi intendimenti tattici: non si
vedrà un gran gioco, ma arriverà
qualche punto in più…