• NAPOLI, IL TEMPO DEGLI ESPERIMENTI E’ FINITO •

31/3/2005
(di Vincenzo Letizia) - Non è una settimana di sosta come tutte le altre e questo Reja lo sa. Non sarà riposo, soprattutto per il tecnico ancora intento a districare i mille dubbi e le perplessità che pure ha suscitato la squadra azzurra nonostante le otto gare macchiate da una sola sconfitta ma impreziosite dalle tante vittorie. Un dato confortante è che questa squadra non subisce gol da cinque gare, dunque la difesa è stata sistemata. Il dato allarmante è che non segna, ma quello che dovrebbe preoccupare maggiormente il tecnico goriziano è che la manovra azzurra è pachidermica, approssimativa, ingarbugliata: non c’è un gioco accettabile che possa garantire a questo Napoli i gol che pure i vari Calaiò, Capparella e Pià sembravano dover assicurare dato il loro curriculum. Mancano sei gare, accantonato il sogno “primo posto”, Reja dovrà ora lavorare sodo per dare un gioco a questa squadra. Ma più che il gioco che pure arriverà se si consolida un modulo predefinito e definitivo per questa squadra, l’allenatore partenopeo è ora che decida un assetto di base per poi individuare quegli schemi e quei movimenti che possano dare maggiore linearità ed imprevedibilità all’azione offensiva. I tanti cambi di modulo, questo è un nostro parere, non sembra abbiano contribuito a dare un gioco convincente alla squadra; prima la difesa a tre, poi a quattro, addirittura a cinque a Benevento, con il roster azzurro che è passato via, via dal 4-3-3 al 5-2-3 per finire dal 4-2-3-1 al 3-4-3. Non stiamo invitando i nostri lettori a giocare al lotto ma semplicemente cercando di spiegare a nostro avviso da dove deriva questa confusione tattica e la difficoltà di produrre gioco palesate dal Napoli. Fra l’altro non essendo tra coloro che considerano la tattica solo dei numeretti senza importanza, riteniamo invece che un lavoro improntato a scegliere un modulo di base e lavorare con convinzione su questo, non possa che infondere ai calciatori maggiori certezze e sicurezza nel dipanarsi dell’azione. Consentiteci di proporre una definizione di gioco. Il bel gioco è fare spettacolo? Assolutamente no; “gioco” o “impianto di gioco” significa che una squadra ha coscienza delle posizione in campo delle varie pedine e fluidità dei movimenti che intanto si sono consolidati in un insieme armonico con il reiterarsi delle gare e degli allenamenti. Dunque, in questa visione cambiare non paga. Ecco perché è ora che Reja che ha sperimentato tutti i moduli ne scelga uno, lavori con convinzione su quello, e all’interno dello stesso collaudi degli schemi (o movimenti) adeguati affinché il Napoli possa avvicinarsi con una certa regolarità e fluidità verso le difese avversarie. Francamente per una squadra che ha in organico, in un torneo di C, i calciatori di cui può dotarsi la truppa azzurra, è inacettabile che non si tiri mai in porta come pure è avvenute nelle due gare contro il Teramo e la Sambenedettese. Il tempo per sistemare queste anomalie ora c’è, l’importante è non cullarsi troppo al canto delle sirene che ci hanno mostrato il miraggio di qualche vittoria rubacchiata…

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