• NAPOLI, ROTTA DA INVERTIRE •

24/9/2006

(ALESSANDRO CARADOLFO) - 4-3-1-2. L’ordine di questi quattro numeri, all’apparenza innocui, è divenuto oggetto di analisi approfondite e di critiche impietose. Il sarto Reja ha disegnato un abito che non garba, una veste che va stretta (o larga) persino a chi la indossa. Il nuovo Napoli, quello che avrebbe incantato e deliziato, sbanda, inciampa e sembra aver smarrito quei barlumi di gioco intravisti in precampionato.
Obiezione. Non sarebbe forse eccessivo far dipendere gli stenti partenopei d’inizio torneo dalla nuova disposizione tattica scelta dal tecnico goriziano (e da Pierpaolo Marino)? Accolta. Ma è oltremodo evidente che l’adattamento degli interpreti sembra smisuratamente problematico. Vista all’opera in più di un’occasione, questa squadra non sembra disporre di uomini adatti alle nuove, intriganti idee del tecnico friulano. D’altra parte, l’anno scorso si è vinto un torneo di C con un’impostazione di gioco semplice ma efficace, con due esterni larghi (Capparella e Trotta) e due prime punte (Sosa e Calaiò) in grado di dare profondità e di finalizzare al meglio un gioco sviluppato in prevalenza sulle corsie laterali. Un 4-4-2 canonico, certo, ma che, applicato a dovere, ha permesso alla squadra di esprimere nel migliore dei modi le proprie potenzialità. Non si è optato per la continuità, dunque. Ed i risultati si vedono. Squadra sempre lunga, pochissime giocate sugli esterni (ieri, almeno, avremmo dovuto approfittare della presenza di Capparella), ricerca disperata di lanci lunghi e persistenza di costanti e siderali distanze tra i reparti. La condizione fisica è ai minimi “storici”, si dirà a parziale giustificazione della limitata coesione e dello scarso amalgama mostrati dalla squadra. Inoltre, vi sono diversi elementi della rosa non ancora pienamente integrati. Verissimo. E’altrettanto vero, però, che il nuovo modulo ingigantisce delle carenze che, ad inizio campionato, rappresentano un male comune a diverse formazioni.
La sentenza, dunque: il Napoli non carbura, è senza idee e senza gioco; oltretutto, ci vuole davvero troppo poco per rendere dura la vita a questa squadra. Ieri, ad esempio, il "mago" Agostinelli, ha schierato un centrocampo con tre centrali ad impattare gli omologhi partenopei, e due esterni larghi (Marchini e Pesaresi) che allargavano le maglie difensive azzurre, favorendo spesso la giocata in profondità degli attaccanti Graffiedi, Eliakwu e Piovaccari, e che arrivavano al cross dal fondo con irrisoria facilità, soprattutto sul lato sinistro (nostro lato destro) dove Montervino e Grava erano in gravissima difficoltà, a causa di una palese inferiorità numerica e di una condizione fisica approssimativa(particolarmente in debito il capitano). La loro trama di gioco, fatto di possesso palla, verticalizzazioni, cambi di campo e presidio assoluto delle fasce, ha mandato a vuoto centrocampisti ed esterni napoletani.
Azzurri deludenti, dunque, ed incapaci di chiudere la partita sfruttando le praterie concesse dalla compagine alabardata, complice alcuni rimedi in corsa non proprio felici del granitico Reja. La sostituzione di Savini ha lasciato tutti perplessi, così come la rinuncia a Capparella in luogo di Trotta, lasciando in campo un Montervino che aveva già da un pezzo esaurito le batterie.
Errori pagati a caro prezzo, Mister. Ma in B ( e che B!) non esistono il Manfredonia, l’Acireale ed il Martina di turno. E’ un altro pianeta questo, e lei lo sa, caro Reja.
 

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