• STORIE D'ORDINARIA ANARCHIA •

31/10/2006

(ALESSANDRO CARADOLFO) - Tanto si è detto e scritto sulla crisi degli azzurri. Colpa di Reja? O le cause dell’ inespressività tecnico-tattica della squadra vanno ricercate a monte, in una campagna acquisti condotta senza logico costrutto? Le dichiarazioni post-partita di Reja e Marino tradiscono tensioni profonde tra i protagonisti della triste querelle. Tutti contro tutti. Scarichiamoci a vicenda. Il Direttore generale sembra assolvere Reja, dichiarandolo “non responsabile”, ma intanto tesse platealmente le lodi del tecnico avversario, stigmatizzando in maniera sibillina l’operato del granitico goriziano: “Abbiamo dei problemi troppo chiari, speriamo di cancellarli il più in fretta possibile. Mondonico ha messo in campo la sua squadra in maniera perfetta, devo fargli le mie congratulazioni. Reja sta tentando di tutto per venire a capo di tutti questi problemi, ma purtroppo la squadra diventa prevedibile e non riesce a macinare un bel gioco”. Basterebbe dare un’occhiata al discorso di Marco Antonio sulle spoglie di Giulio Cesare nell’omonima tragedia di W. Shakespeare, un brillante pezzo di oratoria con cui Antonio sobilla la plebe romana contro i congiurati proprio mentre protesta di non volerlo fare, per cogliere delle inquietanti analogie. Il congiurato è, ovviamente, Edi Reja, nelle inusuali vesti dell’idealista Bruto Shakespeariano. Ma al di là di ogni riferimento letterario, è palese la rottura di un “per nulla solido” equilibrio interno, come testimoniano le dichiarazioni di alcuni calciatori che (apertamente) criticano le scelte del tecnico, il quale, a sua volta, si sente avvilito, e pronto ad effettuare eccellenti esclusioni, laddove Pierpaolo Marino bacchetta in maniera opinabile l'atleta su cui, più d’ogni altro, s’è investito: Cristian Bucchi. Voci di dentro raccontano di uno spogliatoio spaccato, in cui la vecchia guardia taccia di scarso impegno i nuovi innesti, i quali, di par loro, non accettano la presenza forzata e reiterata di alcuni colleghi, a dispetto di prestazioni assolutamente insoddisfacenti; inoltre, alcuni, tra cui Capparella (inspiegabile la sua emarginazione), Sosa e Pià, spesso relegati in panchina o in tribuna, chiedono di essere ceduti. Insomma, è anarchia. Il Presidente De Laurentiis ha capito di doversi riavvicinare alla sua giovine creatura nel tentativo di restituire ordine ad una situazione insostenibile. Basterà l’intervento a sedare il germe sovversivo? Il ritiro ordinato dalla società potrebbe servire a ricompattare il gruppo, magari illuminando Reja su alcune scelte davvero discutibili, o potrebbe, viceversa, rappresentare l’occasione per innescare nuove polemiche e veleni, soprattutto da parte di chi ha mal digerito la decisione punitiva. Chissà, sembra un caos persino contagioso! Fatto sta, che il futuro del tecnico è ormai segnato, e le ombre di Cosmi e Papadopulo aleggiano minacciose sul capo chino di un uomo che non ne ha più, e s’aggrappa alla panchina confidando in un orgoglioso colpo di coda contro il peggior avversario che potesse capitare: la Juventus. Comunque vada…..

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