• L'AVVERSARIA - SAMBENEDETTESE, LA SQUADRA CHE NON C’ERA •

17/5/2005
(Michele Caiafa) – Dopo avervi fornito un’accurata guida ai play-off promozione di serie C1, ove volente o nolente il Napoli sarà presente per cercare di conquistare la serie cadetta, primo passo inevitabile di quel grandioso progetto targato Aurelio De Laurentiis di un Napoli Mondiale, vi diamo, con altrettanta cura, un’illuminazione sul prossimo avversario che gli azzurri si troveranno ad affrontare nella semifinale play-off, con andata il 29 maggio a San Benedetto del Tronto alle ore 16:00 ed il ritorno il 5 giugno allo stadio San Paolo al medesimo orario.
Dunque cominciamo: Tre giocatori tesserati, nessun allenatore, una società in fuga, le gare di Coppa Italia affrontate con la Berretti. Era questo il quadro desolante della Sambenedettese lo scorso 28 agosto, tre giorni prima che il calciomercato chiudesse i battenti. Poi, qualcosa è cambiato, tanto da portare la squadra al quarto posto in classifica nel girone B della serie C1, in pratica qualificata ai play-off promozione.
Dunque, oltre al match venturo contro il Napoli, i marchigiani hanno in comune con i partenopei anche il fatto di essere partiti in ritardo (mai quanto il Napoli, partito in pratica il 10 settembre) con una preparazione precampionato ridotta all’osso ma soprattutto hanno dovuto imbastire una rosa di calciatori per poter disputare il campionato sul campo, e non solo sulla carta, in soli tre giorni.
Ma non sono solo queste situazioni ad accomunare i destini di Samb e Napoli. Infatti, nell’ormai indimenticata estate calda napoletana edizione 2004, in poche parole quella del fallimento dell’ex società sportiva calcio Napoli, il protagonista principe era stato fin ad un certo momento, quello dell’arrivo (fortuna per noi) dell’attuale mega-presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, Lucianone Gaucci che con un’astuta mossa finanziaria, tipica del personaggio, aveva tentato di risollevare le sorti partenopee. Ma sarebbe stato davvero rilancio? Ma!, abbiamo i nostri forti dubbi. Di sicuro, e qui sta l’ennesimo incrocio di destini, per la Sambenedettese non è stata proprio una manna dal cielo la proprietà dei Gaucci. Si proprio così. “Big” Luciano mentre tentava di imporsi al timone della società sportiva del capoluogo campano, lasciava in grosse ambasce e alla deriva le sorti della Samb, altra squadra insieme al Perugia (ancora in suo possesso) in cui deteneva la maggioranza delle quote societarie. Un matrimonio quello Gaucci-Sambenedettese che è finito nel peggiore dei modi, dopo momenti entusiasmanti e un doppio salto di categoria. Altra caratteristica di Gaucci e della sua famiglia, che i progetti li iniziano bene per poi portarli, con mosse avventate e sbagliate, allo sfascio. Dicevamo momenti entusiasmanti? Si, roba di tre anni fa. L’arrivo del patron azzurro umbro aveva esaltato una piazza abituata a riempire lo stadio anche tra i dilettanti. Logico entusiasmarsi per una C2 ritrovata dopo un lungo oblio. Logico infiammarsi per la C1 conquistata l’anno successivo, con Stefano Colantuono passato in pochi mesi dal campo alla panchina. Non c’è due senza tre, avranno pensato a San Benedetto. Vatti a fidare dei vecchi adagi: la striscia consecutiva di promozioni si è fermata nel 2003 ai play-off.
Si riparte con nuovi entusiasmi e promesse di vittoria. E senza Colantuono (lui si promosso in B: al Catania, altro club che era di famiglia). Ma nel gennaio del 2004 Gaucci smantella la rosa. E’ la fine di un idilio: i tifosi chiedono a gran voce un cambio di proprietà. Il regolamento di conti va in scena nella scorsa estate: la Samb praticamente non esiste più, nell’attesa che qualcuno la compri. Quando tutto sembra compromesso, arriva la svolta: un gruppo di imprenditori trova l’accordo economico con i Gaucci e acquista il club. Tutto bene se non fosse per un piccolo particolare: per allestire la squadra ci sono soli tre giorni di mercato.
Il neo presidente Umberto Mastellarini (“Dal primo giorno mi hanno fatto sentire uno di casa, mi hanno apprezzato. Gente umile come me, che merita grandi soddisfazioni”) chiama un consulente societario (Vincenzo D’Ippolito), un team manager (Michele Scaringella, ex calciatore di Messina e Ravenna) e l’allenatore (Davide Ballardini, dalla Primavera del Milan e successivamente del Parma ed ex allievo del neo director de football del Real Madrid Arrigo Sacchi): a loro affida il difficile compito di formare un gruppo vincente. “C’è stata una buona dose di fortuna – ammette D’Ippolito -, ma le nostre mosse sono state calibrate. Come ogni anno avevo organizzato un ritiro estivo per giovani giocatori disoccupati e stranieri arrivati in Italia alla ricerca di un contratto. Così, ho portato alla Samb un primo gruppo di atleti. A questi si sono aggiunti i ragazzi arrivati dal Parma. Poi con pazienza si è lavorato per plasmare la squadra, cercando di migliorarla giornata dopo giornata”. Un compito svolto con cura e scrupolo da Ballardini: “A pensarci oggi posso dire che ho fatto una pazzia. Partire per una piazza importantissima come quella di San Benedetto senza che ci fosse la squadra… Per fortuna i giovani li conoscevo tutti, e anche gli elementi esperti come Colonnello e Tedoldi mi davano garanzie. Una bella pazzia che va vissuta fino in fondo e non abbiamo paura di farlo. I play-off? Ce li giocheremo fino all’ultima goccia del nostro sudore. Noi abbiamo un sogno che per il momento va soltanto sussurrato e si chiama: Promozione in serie B”. Determinato Ballardini.
Occupiamoci adesso in termini tecnico-tattici della Sambenedettese. Partiamo dal fatto che la rosa costruita a fine agosto è stata notevolmente potenziata a gennaio con l’arrivo dell’ex portiere azzurro Franco Mancini, 36 anni, che dichiara “Da quando sono arrivato a San Benedetto ho affrontato il Napoli solo nel girone di ritorno e finì 0-0. Ma i play-off saranno un’altra storia” – afferma Mancini arrivato dal Pisa quattro mesi fa – “Nel 2004 avevo fallito i play-off per due punti, stavolta è stato centrato l’obiettivo. Sono un ex azzurro, ma non mi farò influenzare. La Sambenedettese non dovrà farsi condizionare dal nome e dal prestigio del Napoli”, Poi è arrivato anche il centrocampista-fantasista Julio Cesar Leon, 25 anni, nazionale honduregno, che aveva passato già quattro stagioni tra A e B, vincendo i campionati con Reggina e Fiorentina, ma che non era mai esploso come quest’anno, dove ha realizzato 8 reti in 16 partite (media 0,5 goals a partita) che dice: “Personalmente spero di essere all’altezza in questi confronti. Conta soprattutto il gruppo e quello della Sambenedettese è fortissimo”. Sempre nel mercato di riparazione è arrivato l’attaccante Alejandro Da Silva. Ma è presente anche un po’ di azzurro nella Samb: i fratelli difensori Alfredo ed Alberto Femiano, i centrocampisti Salvatore Irace ed Antonio De Rosa.
Terminiamo questa guida alla Sambenedettese parlando del modulo adottato da mister Ballardini e la formazione titolare della Samb. L’allievo di Sacchi fa giocare i suoi con il 4-2-3-1, lo stesso modulo utilizzato da Reja nelle ultime settimane, e li schiera così: Mancini in porta, linea difensiva a 4 formata da Taccucci e l’espertissimo Colonnello (“Penserò io a caricare i ragazzi per le sfide contro il Napoli”) sugli esterni e come centrali Alfredo Femiano e Canini. L’uruguaiano Amodio ed il bravissimo regista Cigarini (in comproprietà con il Parma) i due centrocampisti davanti alla difesa. Partendo da destra a sinistra ecco la linea delle mezzepunte: Leon, Bogliacino (l’altro talento honduregno) e Tedoldi. In attacco c’è il bomber Martini, che ha realizzato 10 goals in questa stagione.
Alla fine tutta questa analisi ci fa comprendere che la Sambenedettese sarà un avversario difficile ed ostico per gli azzurri, e poi, come se non bastasse, l’allenatore insieme alla squadra tutta e ad i suoi collaboratori si recherà in pellegrinaggio con la bicicletta al Santuario di Loreto. Speriamo che per questa sfida si avveri una cosa unica: che San Gennaro batti San Benedetto e si voli in finale Play-Off.
 

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