(ALESSANDRO CARADOLFO) -
Primo punto esterno del Napoli di
Reja, e primi sorrisi in casa
azzurra. Qualcosa è cambiato
rispetto all’indecente prova di
Piacenza; si è rischiato e sofferto
di meno, d’accordo. Ma l’ottimismo
non riesce ad impossessarsi di occhi
attenti e costruttivamente critici
come i nostri. L’inserimento di
Amodio sembra aver risolto il
problema della scarsa protezione del
pacchetto arretrato; l’uruguagio ha
catturato un’infinità di palloni, ha
corso per tutta la gara ed ha tenuto
benissimo la posizione in campo.
Sempre vicino ai due interni, sempre
tempestivo nell’aggredire il
portatore di palla avversario, il
giovane Nicolas ha mostrato notevole
personalità nel far circolare palla
e nel favorire le giocate dei
compagni. Il Napoli, però, continua
a latitare sulle corsie esterne. Mai
un affondo, mai una sovrapposizione
se non negli ultimi disperati
assalti alla porta difesa dal
folcloristico Bremec, quando in
campo c’era Trotta, un vero esterno.
Eppure, Dalla Bona e Montervino
avrebbero nel loro DNA questo tipo
di giocate, ma la scarsa assistenza
degli esterni di difesa, la
pochissima praticità di Calaiò e l’immobbilismo
di De Zerbi rendono difficile la
creazione di spazi determinanti in
quelle zone; e tutto diventa
tremendamente complicato. Ecco,
dunque, spiegate le troppe palle
lunghe lanciate senza costrutto, la
forsennata ed affannosa ricerca di
spettacolari combinazioni a ridosso
della zona di difesa avversaria,
laddove sembra impossibile giocare
visto l’evidente sovraffollamento
rilevato. E’un Napoli che punta
sulle giocate dei singoli, in
particolare sull’inventiva di De
Zerbi, che se, com’accaduto stasera
per gran parte della gara, è seguito
e raddoppiato in quasi ogni zona del
campo, diventa nullo, anzi, un peso
per la squadra. Sembra essersi
spenta la luce; ed il nervosismo
strisciante di un calciatore simbolo
come il capitano Montervino ne è
piena conferma. Bisogna che Reja
s’inventi qualcosa per dare a questa
squadra la possibilità di esprimersi
secondo il proprio reale potenziale.
Rimescoli le carte, il buon
Goriziano, ripeschi Capparella o
Trotta, riproponga Amodio (guai se
fosse solo un episodio la sua
presenza), ma soprattutto trovi una
posizione congeniale al povero De
Zerbi, che noi napoletani vorremmo
ricordare a lungo come un piccolo
campione e non come un grosso
equivoco tattico. Caro Reja, ora o
mai più, il calcio, lei lo sa, è
sempre troppo poco riconoscente, e
le vittorie, anche le più
spettacolari, si dimenticano in men
che non si dica.