• OBIETTIVO NAPOLI – TRA LUCI (POCHE) ED OMBRE (TANTE) •

19/9/2006

(ALESSANDRO CARADOLFO) - Primo punto esterno del Napoli di Reja, e primi sorrisi in casa azzurra. Qualcosa è cambiato rispetto all’indecente prova di Piacenza; si è rischiato e sofferto di meno, d’accordo. Ma l’ottimismo non riesce ad impossessarsi di occhi attenti e costruttivamente critici come i nostri. L’inserimento di Amodio sembra aver risolto il problema della scarsa protezione del pacchetto arretrato; l’uruguagio ha catturato un’infinità di palloni, ha corso per tutta la gara ed ha tenuto benissimo la posizione in campo. Sempre vicino ai due interni, sempre tempestivo nell’aggredire il portatore di palla avversario, il giovane Nicolas ha mostrato notevole personalità nel far circolare palla e nel favorire le giocate dei compagni. Il Napoli, però, continua a latitare sulle corsie esterne. Mai un affondo, mai una sovrapposizione se non negli ultimi disperati assalti alla porta difesa dal folcloristico Bremec, quando in campo c’era Trotta, un vero esterno. Eppure, Dalla Bona e Montervino avrebbero nel loro DNA questo tipo di giocate, ma la scarsa assistenza degli esterni di difesa, la pochissima praticità di Calaiò e l’immobbilismo di De Zerbi rendono difficile la creazione di spazi determinanti in quelle zone; e tutto diventa tremendamente complicato. Ecco, dunque, spiegate le troppe palle lunghe lanciate senza costrutto, la forsennata ed affannosa ricerca di spettacolari combinazioni a ridosso della zona di difesa avversaria, laddove sembra impossibile giocare visto l’evidente sovraffollamento rilevato. E’un Napoli che punta sulle giocate dei singoli, in particolare sull’inventiva di De Zerbi, che se, com’accaduto stasera per gran parte della gara, è seguito e raddoppiato in quasi ogni zona del campo, diventa nullo, anzi, un peso per la squadra. Sembra essersi spenta la luce; ed il nervosismo strisciante di un calciatore simbolo come il capitano Montervino ne è piena conferma. Bisogna che Reja s’inventi qualcosa per dare a questa squadra la possibilità di esprimersi secondo il proprio reale potenziale. Rimescoli le carte, il buon Goriziano, ripeschi Capparella o Trotta, riproponga Amodio (guai se fosse solo un episodio la sua presenza), ma soprattutto trovi una posizione congeniale al povero De Zerbi, che noi napoletani vorremmo ricordare a lungo come un piccolo campione e non come un grosso equivoco tattico. Caro Reja, ora o mai più, il calcio, lei lo sa, è sempre troppo poco riconoscente, e le vittorie, anche le più spettacolari, si dimenticano in men che non si dica.

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