30 anni di
presidenza
E' ufficiale, Ferlaino dopo 32
anni lascia il Napoli. E' giunto allora il momento di fare un'analisi serena e obiettiva
di questi 30 anni che hanno visto l'amato ingegnere ai vertici del
calcio Napoli. Cominciamo dall'inizio... Nel 18 gennaio del 1969 l'ingegnere
Corrado Ferlaino assume la presidenza della società azzurra. Il buongiorno si
vede dal mattino: uno dei primi atti dell'ingegnere è la cessione di Zoff e
Altafini. Di questo però non possiamo fargliene una colpa: le gestioni
precedenti (soprattutto quella laurina) avevano lasciato la società in cattive
acque. Con la gestione Ferlainiana il Napoli vince due scudetti, due coppe
Italia una supercoppa italiana e una coppa Uefa. Un palmares invidiabile ma si
sarebbe potuto fare di più e meglio se l'ingegnere avesse avuto una minima
capacità organizzativa, invece niente, si ricominciava sempre da zero perchè
anziché costruire dalla squadra che aveva ottenuto un ragguardevole risultato
l’anno prima distruggeva ciò che di buono era stato fatto vendendo giocatori
e allenatori. Di Marzio prima (1977) e Juliano poi (1980) parlarono di piano
triennale ma non hanno mai avuto modo di portarli a termine, per Ferlaino
l’importante era solo quello di vendere abbonamenti e biglietti per cui
acquistava sì grandi giocatori (vedi Savoldi, Krol) ma non costruiva una
squadra intorno a loro, tanto l’obiettivo di vendere gli abbonamenti era
stato raggiunto. Con Maradona
(grande colpo dell'ingegnere) voleva fare lo stesso ma non gli fu possibile, il
giocatore aveva un nome da difendere e quindi non si sarebbe mai accontentato di
giocare in una squadra mediocre, fu così che il Napoli dovette migliorare anche
dal punto di vista organizzativo e grazie anche a una persona competente come
Italo Allodi il Napoli creò finalmente un organigramma societario che faceva
invidia perfino alle squadre settentrionali. Tutti noi ci illudemmo che il
Napoli fosse finalmente riuscito a creare una buona struttura societaria che
andava anche al di là di Maradona stesso. Purtroppo non fu così perché nel
frattempo a causa di cattivi investimenti diverse società di Ferlaino erano
fallite per cui il nostro presidente cercò di risollevarle attraverso la
squadra di calcio, ecco perché nel 95-96 furono venduti i giocatori più
rappresentativi, il Napoli incassò 38 miliardi ma ciò non bastò a risanare i
deficitarii bilanci d’esercizio. Per farla breve nel dicembre del 1996 le
società di Ferlaino (la Gis Spa, Ferlaino Corrado [inteso come titolare di un
patrimonio personale assoggettabile eventualmente a fallimento],
Edilia Spa, Roto Srl, Habitat Europa Srl, Del Vecchio Costruzioni Spa, Iper Spa,
Immobiliare Napoli Centro Srl) avevano contratto 277 miliardi di debiti con la
Banca Nazionale del Lavoro, la Banca Nazionale dell'Agricoltura, il Credito
Italiano, il Banco di Napoli, l'Isveimer, la Banca di Credito Popolare di Torre
del Greco, la Banca Commerciale Italiana, il Credito Emiliano, il Monte dei
Paschi di Siena, il San Paolo di Torino, la Banca Popolare dell'Irpinia e la
Banca di Roma. Il debito poi arriverà a 325 miliardi. Corbelli dà una mano a
Ferlaino, in cambio chiede solo visibilità per promozionare le sue aziende (del
resto grazie al contratto con Stream il simpatico bresciano riesce in gran parte
a rientrare delle spese) ma ciò non basta a risolvere la situazione, Ferlaino
va sempre più a fondo e porta il Napoli con sè, l'unica soluzione ormai è
vendere. Fra le diverse offerte l'ingegnere sceglie quella di Giorgio Corbelli
perchè questo gli da la possibilità di rimanere comunque all'interno della
società, e in effetti solo oggi l'imprenditore bresciano riesce a liberarsi
completamente della presenza dell'ingegnere.
Raimondo
E. Casaceli
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