(VINCENZO CIMMINO)
- Il problema
dell’inadeguatezza degli
impianti sportivi, alla
luce degli ultimi fatti
di cronaca, è tornato
alla ribalta più che
mai. In Italia solo
cinque stadi rispondono
appieno ai parametri
imposti dal decreto
Pisanu, trattasi
dell’Olimpico di Roma e
di Torino, il Franchi di
Siena, il Barbera di
Palermo ed il Dall’Ara
di Bologna. Gli altri
impianti, compresi due
tra i più importanti
d’Italia come il San
Siro di Milano e lo
stesso San Paolo di
Napoli, vengono
classificati ‘non a
norma’ e quindi
impossibilitati ad
ospitare eventi
calcistici in presenza
di pubblico, almeno per
il momento. Parecchie
società di serie B,
aggirando il decreto,
che decade se l’impianto
non supera i 10000 posti
a sedere, hanno
preferito ridurre la
capienza per ovviare a
tale problema, come il
Menti di Vicenza (9.999
posti). Napoli fa storia
a sé: da anni infatti è
in corso una querelle
tra il Comune e la SSC
Napoli per quanto
riguarda i lavori da
effettuare all’impianto
di Fuorigrotta per
renderlo a norma; nel
2005 fu stipulata una
convenzione tra le due
parti per quanto
riguarda la concessione
del San Paolo al club
azzurro ed un passo di
tale accordo prevedeva
che le opere di
ammodernamento fossero a
carico completo del
Comune di Napoli. Ad
oggi però tali lavori
non si sono ancora
visti, anzi l’assessore
Ponticelli ha in più
riprese ventilato
l’ipotesi della
costruzione di un nuovo
stadio, nella zona di
Miano o Scampia. Questo
progetto però sembra
essere campato in aria
perché costruire un
impianto in una zona del
genere porterebbe più
danni che profitti. In
primis la mancanza di
collegamenti: se il San
Paolo è facilmente
raggiungibile grazie a
Cumana, Metropolitana ed
autobus vari, arrivare a
Miano per seguire una
partita sembra
pressocchè impossibile.
Se poi si decidesse di
raggiungere tale
impianto con
l’automobile si dovrebbe
incorrere in una rete
stradale quantomeno ‘fatiscente’,
con buche ed
irregolarità disseminate
praticamente su tutto il
territorio e con una
rete fognaria tanto
instabile da provocare
allagamenti alla prima
pioggia. Costruire uno
stadio in una zona del
genere vorrebbe dire
dover effettuare anche
una serie di lavori
supplementari che siamo
certi il Comune
difficilmente si
accollerà. Tutti questi
particolari non stanno
sfuggendo al presidente
De Laurentiis,
particolarmente
infuriato: "Potremmo
anche decidere di
scioperare se non ci
saranno le dovute
garanzie. Si sta
trattando il problema
con superficialità
mentre sarebbe
necessario una
riscrittura totale delle
regole che governano
questo sport. Bisogna
ricominciare totalmente
daccapo”. Il patron
azzurro si vede sfuggire
dalle mani il San Paolo
per colpe non sue e sta
quindi pensando ad una
decisione drastica:
tempo fa opzionò un
importante terreno in
quel di Villa Literno e
presto potrebbe decidere
di costruire proprio in
quella zona il nuovo
impianto in cui giocherà
il Napoli. Il produttore
da tempo sta pensando a
questa eventualità e gli
ultimi fatti, che
probabilmente porteranno
il pubblico napoletano
lontano dalla squadra
per molto tempo,
potrebbero indurlo ad
accelerare il suo
progetto. Napoli e Villa
Literno, un matrimonio
che presto potrebbe
diventare realtà.