10/12/2005
(DIEGO DE LUCA) - Tutti
d’accordo: al San Paolo,
dopo i fattacci di Coppa
Italia, non si può
giocare. I deplorevoli
incidenti pre e post
partita con la Roma
hanno fatto rumore in
ogni angolo di Italia.
Occorre punire i
colpevoli, isolarli
dalla massa di gente
tranquilla che va allo
stadio per il puro
piacere di divertirsi e
di incitare i propri
beniamini. Napoli, nel
tifo, è città a sé
stante: la squadra
azzurra rappresenta un
veicolo promozionale per
l’immagine cittadina e
lo si è visto nel
fantastico periodo degli
“anni d’oro”, quando
vincere a Milano o
Torino voleva dire
essere alla pari, almeno
in un campo da gioco,
delle grandi potenze
economico-industriali
del potente Nord
sviluppato. Essere in
serie C è uno smacco
forte ad una città che
proietta nella squadra
di calcio tutto il
sentimento collettivo di
rivincita nei confronti
di quelle metropoli con
le quali si patisce un
divario
economico-sociale
negativo. E fa ancor più
rabbia essere in C dopo
le vicende poco chiare
del calcio estivo
giocato nei tribunali,
dove a qualcuno viene
dilazionato un debito
plurimilionario mentre
non viene più rispettata
la perentorietà dei
termini di pagamento per
l’iscrizione ai
campionati, tanto
acclamata dai presidenti
degli organi competenti.
Tutto ciò fa rabbia, non
si può nasconderlo. E la
rabbia, da qualche parte
deve uscire fuori:
purchè lo si faccia in
modo intelligente e,
soprattutto, non
violento. Se la violenza
dilaga è necessario
reprimerla: ma non è
meglio, forse,
prevenirla? Leggi, come
dice il Presidente De
Laurentiis, che non
alzino barricate o che
scavino fossati. Occorre
intervenire alla base,
occorre cambiare
l’approccio culturale al
calcio, ma innanzitutto
chi è al potere ha
l’obbligo di essere
garante di quelle leggi
che non sono state
rispettate nelle vicende
dei fallimenti estivi.
Non si può dire una cosa
un giorno e farne
un’altra il giorno
successivo: la gente ne
esce confusa, stordita,
soprattutto rabbiosa. La
vera prevenzione allora
non è il rinvio di
Napoli-Grosseto, tanto
tra un paio di settimane
si tornerà a giocare in
casa ed il problema
potrebbe riproporsi. Chi
ha sbagliato la scorsa
estate è il vero
colpevole: è li che
bisognerebbe andare a
legiferare.
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