• SAN PAOLO CHIUSO: STOP ALLA REPRESSIONE, ALLA RICERCA DI UNA SOLUZIONE •

28/9/2007
 

(GIUSEPPE PALMIERI) - Porte chiuse al San Paolo, ancora una volta. Dopo l’anno scorso dopo il match con il Frosinone, per i petardi lanciati in campo dal lato dei Distinti più vicino alla curva B. Per due giornate dopo il caso Raciti, che vide per due settimane chiuso l’impianto di Fuorigrotta per l’adeguamento dell’impianto effettuato a tempo di record dalla società di De Laurentiis. Ora dopo il lancio di bottigliette, di cui si sono accorti in pochi, ma che ha colpito l’assistente dell’arbitro Morganti, durante Napoli-Livorno. Sempre dal lato dei Distinti più prossimo alla curva B, una zona del San Paolo dove la vigilanza è più vulnerabile, dove non è presente la tifoseria organizzata, e dove ancora non ci sono gli steward. Ci sono le 96 telecamere installate all’interno dello stadio, ma servono a qualcosa? No, perché anche se il responsabile venisse individuato e punito, la prossima gara del Napoli si giocherebbe comunque senza tifosi. Si sente il peso di una squalifica che arriva dopo un episodio del quale si sono accorti in pochi, che i quotidiani non hanno notato, che la gente non ha percepito. Si sente il peso del sospetto che vengano usati due pesi e due misure quando in episodi da stigmatizzare dentro e fuori gli stadi c’è di mezzo il Napoli. Esempio, si è parlato dello striscione offensivo contro i tifosi del Livorno. Ma mi torna alla mente lo striscione esposto dalla curva della Lazio in occasione della gara con gli azzurri di Mondonico nel 2001 che recitava “Napoli come Pompei”, tenuto esposto in curva Nord per tutta la gara, ricordo gli incidenti di quella giornata, il provvedimento della Disciplinare fu una multa di 80000 euro con diffida per la società azzurra. E alla Lazio? Nulla. Una multa più bassa di quella inflitta al Napoli e la diffida. Tornando al presente, c’è l’episodio della scorsa settimana dei gravi incidenti in occasione del derby Genoa-Samp, si è passati dal rischio del rinvio della partita, al nulla. O quello del clamoroso lancio di bottigliette di Reggina-Roma, infinitamente più pesante di quello semi-invisibile di mercoledì sera. Sembra quasi ci sia bisogno del morto in altre piazze per arrivare a sanzioni. A Napoli non è cosi. E’ giusto, giustissimo, ma occorrerebbe più attenzione nel parificare il criterio di giudizio, per evitare disparità di trattamento.
Dopo aver rievocato episodi molto spiacevoli, mi piace cercare una soluzione e fare proposte concrete quando si analizza un problema, e qui mi viene in aiuto l’episodio di Torino durante Juventus-Udinese. Uno pseudotifoso bianconero lancia un petardo sul terreno di gioco e viene fermato e denunciato, perfino percosso, dai vicini di posto nei distinti dell’Olimpico. Perché questo a Napoli non può avvenire? Cosa manca alla gente del capoluogo campano per arrivare a questa maturità? Nulla, ma alle telecamere sono preferibili gli steward. Credo che invece che vedersi il campo squalificato, e guardare gare importanti alla televisione, i tifosi azzurri, quelli veri, non esiterebbero un istante a denunciare a uno steward, ad una autorità competente, l’autore del gesto malsano. Cosi si eviterebbe che questi idioti abbiano la meglio, la facciano franca e arrechino danno ad una città intera stanca di essere punita per il comportamento di uno. Incentivare questi gesti di maturità, e dargli supporto attraverso la presenza non di poliziotti in assetto da guerra, la cui presenza può generare tensione, ma di steward autorizzati, come a Torino, ad allontanare dall’impianto chi ha comportamenti deprecabili. A questo punto credo che la punizione, la repressione, serva a poco, non serva ad educare una piazza, ma ad esagitarne gli animi più estremisti. Forse, stavolta, non darla vinta ai facinorosi e far si che la bellissima festa dello sport data da anni dal gemellaggio, prima che dalla partita, Napoli-Genoa, possa essere un punto di partenza, anzi, di ripartenza per la città partenopea e per il calcio italiano tutto, affiancando gli strumenti che ho descritto prima, che permetterebbero alla gente perbene, che popola in massima parte gli stadi italiani, di difendersi ed allontanare chi non vuole bene al calcio e allo sport dagli stadi.
 

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