19/6/2005
(Carmine Casella) -
Figura peggiore non
poteva fare la
Formula 1 nel tempio
della velocità
mondiale che è
Indianapolis. Vedere
girare in pista solo
sei vetture, quelle
gommate Bridgestone,
davanti a 150000
spettatori allibiti,
mentre rientravano
ai box le sette
scuderie con gomme
Michelin, è un pugno
allo stomaco per chi
ama questo sport.
Il GP degli USA si è
ridotto in pratica
ad un’esibizione
tipo Motor Show di
Bologna, senza alcun
pathos da un punto
di vista agonistico.
Ma soprattutto è
stata minata la
credibilità
dell’intero circo,
che già adesso
stenta a fare presa
in un ambiente che
predilige la Formula
Indy, Nascar etc.
Sul banco degli
imputati sale a
ragione la Michelin,
ma tutto l’ambiente
dovrebbe fare
autocritica, in
particolar modo per
la ricerca
esasperata del
risultato che mette
a repentaglio la
vita dei piloti.
Spiace dirlo per chi
ama lo spettacolo,
ma la FIA ha fatto
il suo dovere fino
in fondo facendo
rispettare i
regolamenti.
Ora la domanda che
ci poniamo è quella
di sapere se ci sarà
un futuro per il
circuit della F1
negli States, quando
in precedenza si
parlava addirittura
di fissare nel
calendario un
secondo gran premio
da svolgersi negli
USA. Dopo quanto
accaduto, e
considerando la
cultura sportiva
americana, nutriamo
seri dubbi.
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