• INNO AL RUGBY, “QUESTO SCONOSCIUTO…” •

15/3/2007

(RENATA SCIELZO) – Parlo proprio io per cui rugby significa una palla ovale, pilone, Sei Nazioni, la danza degli All Blacks e l’idea nemmeno so quanto esatta che sia uno sport molto praticato e sentito nel mondo anglosassone. Sono queste le uniche cose che so del rugby. Mischia – eccone un’altra – e valori, quelli di cui mi hanno raccontato i miei alunni, quelli che a rugby ci giocano.
Perché ho scoperto di recente, che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, almeno a Roma, il rugby è uno sport abbastanza in voga tra gli adolescenti. Fu uno di loro un giorno a colpirmi con una esternazione: il rugby mi ha insegnato la lealtà e l’onestà. Mi interrogai, pensai di andare a vedere qualche partita, volevo capire.
Sono passati tre anni da quando questo ragazzo mi fece porre l’attenzione su un mondo per me altrimenti sconosciuto e camminare oggi per Roma, con le strade piene di irlandesi che attendono freneticamente la partita del Sei Nazioni, ha ingenerato in me una riflessione spicciola, banale, ma che vorrei condividere con i lettori di Pianetazzurro, una riflessione che mi porta a scrivere una sorta di inno al rugby, un inno paradossale, un inno che muove dalla curiosità che ho di imparare a capire e conoscere questo sport e che scrivo nella speranza che nasca in sempre più persone l’interesse per questo come per altri sport meno “trasmessi” e meno “letti”.

In questi tre anni qualche partita nemmeno l’ho vista, le regole non le ho ancora imparate ed ora che è tutto un parlare di rugby, ho voluto dire anche io la mia, come un bambino, in maniera “ingenua”, diretta e un po’ naif.
Ho letto del presidente del consiglio Romano Prodi che ha ricevuto la nazionale di rugby e palesato la sua passione per questo sport, ho sentito di biglietti esauriti da tempo e di uno stadio Flaminio che sarà pieno fino a scoppiare, di ragazzini alla ricerca disperata di un modo per entrare, ho visto alla tv una pubblicità della nuova automobile della più nota azienda italiana con protagoniste delle signore in tailleur che inscenano la famosissima danza degli All Blacks (figlia di un antico rito maori… ed ecco un’altra cosa che so del rugby, o almeno - spero non ci siano troppi puristi a leggere - di quello moderno e di ciò che gli ruota intorno). Insomma ho sentito parlare tanto di rugby, e non solo perché il campionato di calcio vede ormai l’Inter vincitrice da un pezzo. Inutile dirlo ho cominciato ad interrogarmi.
Banale capire e immaginare che dietro tutto questo interesse ci siano le recenti vittorie della nostra nazionale, vittorie non scontate e per gli esperti del settore - mi pare di aver capito – quasi viste come impossibili alla vigilia. Ma forse c’è e ci potrebbe o, quanto meno, ci dovrebbe essere anche dell’altro.
Scozia – Italia e Italia – Galles e chi l’avrebbe mai detto. Match vinti e ora un’Italia – Irlanda che, quale sarà il risultato, regalerà a questo sport un altro po’ di attenzione.
Ma poi….poi….poi i riflettori non si devono spegnere, questo vuole essere il nostro appello. Se parte del paese si è scoperta innamorata della palla ovale, grazie alle imprese epiche dei ragazzi di Berbizier, sarebbe bene fare qualcosa per riscoprirne tutti il fascino, per capirci tutti qualcosa di più e non solo quando si vince, ma anche nei momenti “normali”, quelli di stasi.
Ciò che sta avvenendo mi ha ricordato in parte alcuni episodi della mia adolescenza, quando qualcosa di simile accadde per la pallavolo maschile, complici i successi della mai dimenticata nazionale guidata da Julio Velasco: quella dei Giani, dei Lucchetta, dei Bernardi, dei Tofoli, degli Zorzi, dei Cantagalli e compagnia bella. Una serie infinita di epici successi e uno sport che si conquistò le luci della ribalta grazie a sudore e vittorie, per poi tornare non nel dimenticatoio, ma comunque in secondo piano, rispetto a quella insana passione nazionale, che contagia tutti, vecchi e bambini, uomini e donne, ricchi e poveri: il dio pallone.
Lungi da noi voler muovere il solito j’accuse contro il calcio malato, il calcio dei media & co. A noi il calcio ci piace (e permetteteci il colloquiale ci) e ce lo guardiamo fino a morire, ma sarebbe bene che iniziassimo e che si iniziasse a far appassionare i nostri ragazzi anche ad altri sport, ad altre discipline. Per appassionarsi a qualcosa bisogna imparare a conoscerla e sarebbe bello se i media nazionali incominciassero a dedicare un po’ di spazio in più (ché poi alcuni palinsesti sono zeppi di programmi inguardabili) a sport come il rugby, soprattutto se sono poi sport che veicolano - come mi disse il mio alunno allora, e come ribadiscono in molti oggi (tra cui anche il presidente del consiglio), – fair play, lealtà, spirito di gruppo.
E tutto questo sproloquio per dire poi cosa: per dire che la mia speranza è che si muovano le acque, che qualcosa cambi, che il presidente del consiglio non si ricordi del rugby soltanto oggi a 24 ore dal match del Sei Nazioni, che la gente provi a seguire questo sport, provi ad invogliare i propri ragazzi a praticarlo, provi ad informarsi.
Io ho iniziato da poco, ho iniziato da qui, dopo quattro chiacchiere scambiate per strada con un gruppo di ragazzi irlandesi che mi avevano chiesto un’indicazione stradale. E Voi?
Voi cominciate pure da dove volete, magari da domani, ascoltando radiocronache, passando la serata in un pub “irlandese” a vedere la partita, oppure aspettate dopodomani o il prossimo mese, ma cominciate.
Cominciate perché vi si parerà davanti un universo affascinante e tutto da scoprire, un universo che non vuole e non deve essere alternativo all’universo calcio e alla vostra passione per il calcio, ma complementare. Perché se si amano i valori dello sport, beh allora, si possono seguire uno, due, tre e anche quattro sport. Poi ci sarà chi si appassionerà di più nel veder la palla gonfiare la rete, chi nel vederla che buca un canestro, chi nel vedere due che su un ring combattono fino all’ultima stilla di sudore e sangue, tutto questo poi è la vita, sono le scelte, le naturali inclinazioni, quello che conta oggi è provare a conoscere questo come altri sport e regalargli una possibilità: la possibilità di avere tanti amanti appassionati sempre, non solo il giorno 16 marzo, il giorno di San Patrizio in cui una marea – letteralmente - una marea di irlandesi si riverserà nel nostro paese per seguire un match che già prima di cominciare sa di epico.
Gli umori della folla, le reazioni degli irlandesi che nel dopo partita inonderanno i pub della capitale, quelli poi se è il caso, ve li racconteremo, ma voi provateci. Provate a conoscere questo sport, provate ad innamorarvene.
“La palla da rugby è ovale per essere sinuosa quando la abbracci e imprevedibile quando la rincorri proprio come la donna che ami”.

INDIETRO