CALCIO O AFFARI?

 

 

Il dorato mondo del pallone è sempre più vicino ad esplodere, travolto da qualche anno dagli scandali, dagli imbrogli, dal doping non sanzionato ma soprattutto dalla sete di denaro, il grande male del nostro caro vecchio calcio.

Fino a due anni fa, durante i tempi delle vacche grasse calcistiche, si diceva che i giocatori italiani erano stressati, sfiniti e che arrivavano a fine stagione con le gambe molli e con i muscoli semi-infortunati strapieni di acido lattico. Per questo motivo le squadre italiane da diversi anni non avrebbero vinto in Europa e per la stessa ragione la Nazionale Italiana non avrebbe realizzato successi da ben vent’anni. Infatti, se ricordate, si pensava di riportare il numero delle squadre di A, a 16 compagini per fare in modo che i club avessero il tempo di far allenare per bene gli atleti senza chiedergli di dare il massimo sforzo ogni tre giorni.

Oggi con il caos che attanaglia questo grande sport le idee sono diametralmente opposte, la crisi economica di tutte le squadre (persino l’Inter morattiana ha dovuto cedere Crespo riducendo di molto le sue possibilità scudetto) spinge i presidenti, come tanti vampiri assetati di denaro, a chiedere di far giocare sempre più squadre nelle competizioni maggiori così da poter partecipare alla torta dei danari televisivi anche se non se ne avrebbe il diritto sportivo. Si pensa di far arrivare la serie A addirittura a 20 squadre per tenere buoni i presidenti, con buona pace dei calciatori che già così faticano ad arrivare integri fino ai momenti importanti della stagione e che vedranno aumentati i loro impegni, e di Trapattoni, forse la vittima più illustre di questa situazione, visto che quando può schierare Totti, Vieri e Del Piero insieme, sembra già attualmente un avvenimento eccezionale.

Parlare poi della situazione della serie B sembra quasi ridicolo, con squadre pur maltrattate che si rivolgono a tutti i tribunali possibili ed immaginabili e club legittimamente retrocessi che risalgono approfittando della confusione generale, praticamente azzerando il sacrificio di chi si è salvato sul campo. Ma oggi è così, bisogna accontentare tutti quelli che cercano soldi mentre poi altri non accettano certe decisioni prese dall'alto e quindi i capoccia fanno i capricci e non si presentano in campo (ad esempio già il Napoli è stato virtualmente eliminato dalla Coppa Italia che poteva dare euro e prestigio).  Ed allora vanno bene 24 squadre, ma perché non 40 si è anche detto? No invece, non vanno bene per altri, perché poi bisogna dividere troppo la torta. Ma a chi importa se il campionato diverrà estenuante e massacrante, e forse noioso, e concederà sempre meno spazio allo spettacolo ed alla fantasia che presuppone una buona condizione fisica? L’unica cosa che oggi conta è che il calcio sia davvero un affare e che anche se si continuano a fare errori i presidenti siano accontentati, e se uno dice bianco e l’altro nero, si dovrà avere il grigio, nonostante vada contro gli interessi di tutti. Ma attenzione a non chiedere troppa aria per il pallone, potrebbe davvero saltare in aria.

 

Raimondo Miraglia                                                    

 30/08/2003

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