Sono
quattro i punti che dividono
la capolista Atalanta dalla
sua inseguitrice, la Ternana.
Un distacco che porterebbe a
pensare che i bergamaschi sono
in splendida forma. Errato.
La
squadra di Mandorlini
ha letteralmente
"rubato" i tre punti
nella partita di domenica
scorsa contro il povero Genoa.
Una scandalosa direzione
arbitrale, quella del signor Brighi,
ha negato due gol
regolarissimi ai grifoni
quando la partita era ancora
sullo zero a zero. Se si
considera che i bergamaschi
stavano giocando con un uomo
in meno per l'espulsione di Bellini
(anche questa, in verità, un
po' affrettata) si può
intuire come allo stadio
"Azzurri d'Italia"
sia stato perpetrato
l'ennesimo disastro arbitrale
della stagione.
Ma
non è solo la pessima
direzione arbitrale ad indurci
a dire che l'accelerazione
dell'Atalanta non è poi così
irresistibile. In realtà i
bergamaschi stanno giocando
maluccio da un bel po' di
tempo. E sono gli stessi
atalantini ad evidenziarlo.
Addirittura Mandorlini,
nel dopopartita, ha definito
la sua formazione una squadra
dalle gambe molli.
La
sonante vittoria nel derby con
l'Albinoleffe è stato solo un
episodio all'interno di una
lunga scia di prestazioni
scadenti, fatte di pareggi, di
due sconfitte consecutive, di
vittorie raggiunte a tempo
scaduto in più di
un'occasione grazie,
soprattutto, ad un napoletano
verace come Carmine
Gautieri, ormai definito
come "l'uomo gol dei
minuti di recupero".
Insomma
l'Atalanta, pur meritando
ampiamente il primato, che tra
l'altro detiene fin
dall'inizio del torneo, non
sta affatto giocando da prima
della classe. Non a caso
l'ambiente atalantino pù che
preoccuparsi dell'immediata
inseguitrice, la Ternana,
appunto, guarda con maggior
apprensione al distacco dal
Messina (dieci punti), ed è
su quello che basa i suoi
calcoli. Un atteggiamento un
po' troppo timoroso per una
squadra che resta una delle
corazzate della serie cadetta.
La
cosa bizzarra è che tutte le
protagoniste dell'alta
classifica stanno stentando,
ad eccezione forse del
Cagliari, in netta crescita
nelle ultime gare.
La
Ternana sembra sempre perdere
l'attimo fuggente. Il Palermo,
da quando è arrivato Guidolin,
non ha ancora vinto e
soprattutto sembra essere
rimasto vittima dell'ansia. Il
Piacenza ha scoperto che è più
facile fare da outsider quando
si viaggia a fari spenti e che
è molto più difficile
sostenere il ruolo di
favorita. Il Messina è in
fase calante e la partita di
Vicenza ha segnato un vero
black-out della formazione di Mutti.
Il Torino, infine, non ha
ancora capito se è carne o se
è pesce.
Perché
diciamo tutto questo?
Semplice: perché l'unico,
vero allungo nelle ultime tre
giornate lo ha compiuto il
Napoli, passando da quota 25 a
quota 34, sette punti in più
della quart'ultima ma anche
otto punti in meno della sesta
posizione, ossia dalla zona
spareggio per la promozione.
Domenica
scorsa invitavo alla prudenza
ed a battere l'Avellino, prima
di rivolgere il naso all'insù.
Il fatto che il derby, pur
soffrendo, sia stato vinto,
dimostra che mentre le altre
squadre frenano, il Napoli è
in crescita, e questo è un
dato di fatto.
Dunque
siamo entrati in una fase
cruciale del campionato, uno
snodo nel quale il Napoli
potrebbe ripagare i suoi
tifosi dopo tanta, prolungata
delusione. Gli azzurri, però,
sono "condannati" a
vincere. Solo così si può
pensare di recuperare il
terreno perduto. Non c'è
altra scelta, purtroppo.
L'Ascoli,
tuttavia, non è un avversario
insormontabile. In questo
momento Simoni può
contare sulla marcia in più
di uomini come Manitta,
Zamboni, Tosto, Vidigal
e Savoldi e sulla
graduale ripresa di gente come
Olive, Dionigi e
Zanini. Il settore da
sistemare definitivamente è
il centrocampo. L'allenatore,
nel dopogara di Piacenza, ha
addirittura teorizzato il
lancio lungo come tattica per
scavalcare i rapidi
centrocampisti emiliani e per
favorire le ripartenze sulle
respinte della difesa
avversaria.
Una
tattica che si è rivista dopo
il gol di Savoldi di
domenica scorsa ma che non ha
dato i risultati sperati,
trasformandosi invece in un
boomerang, con la difesa
azzurra che restituiva palla
all'Avellino che ricominciava
una nuova azione.
Bisogna
invece gestire meglio la
palla, giocarla con più
raziocinio nel settore
centrale.
L'infortunio
di Marcolin offre
l'opportunità di provare
soluzioni nuove. Insistiamo su
alcuni concetti già espressi
in passato. Siamo proprio
sicuri che Perovic
debba giocare così arretrato?
Il serbo ha dimostrato, nella
partita casalinga con il
Verona, di essere abilissimo a
proiettarsi in area avversaria
nella zona centrale d'attacco,
e la doppietta realizzata in
quella partita ne è la prova
lampante.
Perché,
dunque, Simoni ha
deciso di sacrificare una
possibile arma per realizzare
qualche gol in più in una
posizione bloccata nella zona
difensiva? Perovic
verticalizza con rapidità,
gioca molto di prima, punta la
porta e spesso centra il
bersaglio con ottime
incursioni o con tiri da
fuori.
Meglio
potrebbe fare, come play maker
basso, Fabio Cesar
Montezine. Il brasiliano
ha le caratteristiche, e l'età,
per fare ciò che Marcolin
non è più in grado di
garantire e cioè essere il
punto di riferimento dei
difensori in fase di riavvio
della manovra, oltre che fare
da filtro davanti alla difesa.
Montezine
ha dimostrato più volte di
essere capace di battersi
molto bene in fase difensiva.
Inoltre ha i piedi, la
furbizia e la visione di gioco
per impostare l'azione,
effettuare il lancio lungo,
avviare ripartenze veloci
servendo l'uomo giusto nel
punto giusto, trattenere la
palla quando le situazioni di
gioco lo richiedono. E, cosa
non trascurabile, sa inserirsi
in fase d'attacco ed arrivare
in maniera efficace alla
conclusione. E' davvero un
peccato che un giocatore come
lui sia costretto spesso e
volentieri a subentrare nella
ripresa quando la squadra è
in difficoltà e deve
recuperare il risultato.
Infine
Martinez. Il colombiano
ha evidenti attitudini
difensive che la sua
esperienza reggina ha
ulterormemente aumentato.
Potrebbe dunque essere
schierato come laterale
difensivo destro, dove
alternare la grinta in fase
difensiva con il dinamismo ed
i piedi buoni in fase di
costruzione sulla fascia.
Intendiamoci,
Simoni sta lavorando
benissimo e le sue squadre
hanno sempre una logica molto
ben definita. Ma è arrivato
il momento di dimostrare la
qualità di "questa"
squadra, se ne ha. Il pubblico
napoletano non aspetta altro.
Rino Scialò
25/02/2004