ANDREA CARNEVALE, 'IL GENEROSO'

  

Il suo nome rimarrà per sempre a caratteri cubitali nella storia del Club azzurro. Nel tabellino dei marcatori della partita delle partite (Napoli-Fiorentina 1-1 del 10/05/1987) spicca il suo gol che mise il sigillo ad uno scudetto strameritato. 

Grande fu il rammarico della tifoseria napoletana quando accettò le offerte della Roma al termine della stagione 1989-90, consacrata con la conquista del 2º scudetto. 

Perché era impossibile non affezionarsi ad Andrea, un giocatore volenteroso, umile e soprattutto semplice (aveva sempre un gesto d’affetto verso i tifosi, perfino dal pullman che portava la squadra allo stadio). 

Dopo un’adolescenza contrassegnata da una terribile tragedia familiare, muove i primi passi nel calcio semiprofessionistico fra le squadre della sua provincia (nasce a Monte S. Biagio vicino Latina nel 1961) vestendo le maglie del Fondi e del Latina in serie C/2. L’adocchia quel grande intenditore di calcio che risponde al nome di Antonio Sibilia, portandolo nel 1979 nel suo Avellino. Ma Carnevale è forse ancora troppo giovane per calcare i campi della massima serie e così, dopo 2 stagioni in cui disputa solo 11 partite (1 gol), scende di categoria disputando 2 buone annate con la Reggiana. 

Dopo una brevissima parentesi con il Cagliari, nell’ottobre del 1983, ritorna in serie A sbarcando in Sicilia e più precisamente a Catania. La squadra etnea ritorna mestamente in B classificandosi ultima, ma la stagione del “nostro” è più che discreta, tanto da meritare le attenzioni dell’Udinese di Zico e Luis Vinicio. 

Oltre a confermarsi come uomo-gol, affina sempre più la sua tecnica di base sfruttando al meglio la presenza di simili maestri: 16 reti nel periodo 1984-86 il suo “score” con la squadra friulana. 

Ormai Andrea è pronto al salto presso una “grande”; Allodi e Ferlaino lo vestono d’azzurro inserendolo al centro di un attacco già fortissimo. Ottavio Bianchi però, spesso e volentieri lo fa accomodare in panchina ritenendo con Gigi Caffarelli la squadra più equilibrata. 

Ma quando le partite non assumono un andamento favorevole agli azzurri non esita a gettarlo nella mischia; Andrea con 8 gol (di cui 4 realizzati negli ultimi 4 incontri) risulta decisivo in particolare nel rush finale, con la squadra che comincia ad evidenziare preoccupanti segni di stanchezza. L’acquisto di Careca gli fa credere di non servire più al Napoli e durante l’estate 1987 chiede insistentemente di essere ceduto alla Roma. Ferlaino e Moggi però non hanno nessuna intenzione di privarsi di una punta del suo calibro e così Andrea è costretto a scaldare la panchina per quasi tutta la stagione. 

L’anno seguente con la cessione di Giordano diventa finalmente titolare indiscusso. 

Cruciale il suo apporto con 3 gol per la vittoria in Coppa U.e.f.a. ottenuta nel 1989; straordinaria la sua elevazione in occasione della seconda rete nel match di andata di semifinale contro il Bayern Monaco. A proposito, c’è da dire che sì, la sua dote migliore era il colpo di testa ma la continua voglia di migliorarsi tecnicamente, il suo sgobbare in campo arrivando perfino a fare il difensore, hanno in parte modificato l’etichetta di giocatore “bravo solo di testa”. 

Prima dei mondiali del 1990, annuncia il suo trasferimento nella Capitale, sponda giallorossa. L’inizio è folgorante (4 gol in 5 partite) ma viene squalificato per doping (insieme ad Angelo Peruzzi) per un anno, causa un farmaco assunto per non ingrassare. 

Dopo 3 stagioni chiude la sua alterna storia con la Roma (15 gol); vive un brevissimo revival a Udine prima di far nuovamente fagotto, destinazione Pescara. Eccellente soprattutto la 1ª stagione con la squadra abruzzese, perché con 13 gol contribuisce fattivamente alla salvezza. 

Appese le scarpette al chiodo è stato coinvolto in tribolate vicende giudiziarie e personali, quali la separazione dalla moglie (la nota presentatrice Paola Perego). 

Andrea si è sempre dimostrato uomo di carattere. Gli auguriamo perciò di tutto cuore (e siamo sicuri che non ci smentirà) di riuscire a vincere anche lo scudetto della vita. 

 

Emanuele Orofino                                        03/12/2003

 

 

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