di Patricia de Oliveira    

• CHECKUPALLONE - ENERGIA E MOTIVAZIONE •

27/10/2005

(di Patricia de Oliveira) - La fisica definisce l'energia come "la capacità di realizzare un lavoro". La meccanica aggiunge che l'energia è la forza che muove un corpo in un determinato spazio. L'energia non si crea, non si distrugge, ma si trasforma. Nel piano biologico incontriamo parte dell'energia negli alimenti. Quello che consumiamo ci serve per il mantenimento dei sistemi di conservazione autonomi, per la realizzazione dei movimenti meccanici e psichici.
Per l'organismo, intanto, non basta aver disponibile l'energia biologica, è importante saper impiegare, movimentare. La depressione profonda o la catatonia sono buoni esempi di quando la regola non funziona tanto bene - il corpo sta pieno di energia, ma non realizza nessun movimento. Altro esempio è della manifestazione del movimento, ma senza nessuna direzione specifica - casi delle convulsioni epilettiche.
L'energia biologica si mette alla disposizione del movimento quando esiste motivazione, cioè quando esistono necessità e bisogni inerenti (ed interni) al soggetto. A questo processo in cui l'energia e la direzione trovano una strada unica, nominiamo Motivazione. Storicaménte, alla motivazione si attribuisce non solo la direzione, ma anche la "forza"- l'energia - del movimento.
Finalmente, siamo capaci di capire che senza motivazione è impossibile parlare di movimento intenzionale, di una direzione specifica, di realizzazione di obbiettivi e lavoro.
Alcuni tecnici credono che, prima di una gara, devono utilizzare "tecniche" per far crescere al massimo il livello di attivazione dei loro atleti, così strillano, insultano gli atleti e, a volte, danno qualche "schiaffo" per farli “svegliare”. Credono, erroneamente, che quanto più sono attivati al livello emozionale, più sale la motivazione del gruppo. Altra situazione disastrosa nell'allenamento è quella di creare negli atleti aspettative poco realistiche sulle loro possibilità nella gara. La famosa frase : "tu lo puoi fare" conclude alto rischio in se stessa caso il calciatore non riesca ad arrivare al massimo previsto, l'effetto sarà catastrofico, diminuendo la sua motivazione, togliendo la fiducia nel proprio mister ed in se stesso. Il ruolo più importante che un allenatore può impegnare è quelli di "motivatore". Secondo Tutko e Richards (1984) la sua personalità, le sue convinzioni, i suoi obbiettivi e le sue tecniche sono gli ingredienti principali per lo sviluppo degli atteggiamenti positivi dei suoi giocatori ed il futuro successo. Perciò, non posso fare meno a dire che lo staff tecnico e, principalmente, l'allenatore, devono analizzare le proprie teorie motivazionali ed esaminare lo scopo che pensino d''essere importante per ottenere i migliori risultati. Lo studio accurato dei perché implica negli esami delle ragioni per le quale si sceglie fare certe cose, impegnarsi o meno in determinate compiti, persistere per tanto tempo in un'attività o soluzione specifica.
Per chiudere, come esempio di "motivatore", vorrei nominare Leão. Portiere brasiliano, che ha giocato per la nostra Nazionale. Con personalità forte e caratteristiche energiche, dopo esser passato al Santos, è tornato al Palmeiras con la difficile missione di rianimare la squadra. Una squadra apatica e senza luce, forse anche senza regole chiare. Oggi, dopo pochi mesi, la squadra è arrivata ad una dignitosa posizione nel campionato. Senza grandi "stelle", l'allenatore ha saputo motivare individualmente i suoi ragazzi e creare altro che l'intelligenza emozionale del gruppo, l'intelligenza sociale.
Per il Napoli auguro una bella stagione, ma principalmente l'avaliazione accurata dei suoi obbiettivi, della sua identità come squadra, tanta energia, movimenti e molta, molta motivazione.
 

 

 

 

 

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