L'ennesima
settimana campale
squarcia gli orizzonti del
Calcio Napoli. Il
moltiplicarsi esponenziale
delle voci su società,
allenatore e giocatori fanno
un bel brodino da servire bollente
a tutti gli appassionati, le
cui orecchie sono prese da
molteplici notizie sulle
sorti del loro amatissimo
Napoli. E' conveniente, in
un momento così delicato,
cercare di fare chiarezza.
LA
SOCIETA'.
Ben prima del risultato di
Cagliari-Napoli, l'assemblea
ordinaria dei soci in
programma il 30 - e in
seconda convocazione il 31 -
di questo mese prescinde
ogni altro aspetto delle
questioni azzurre. Infatti
in quella occasione Naldi
sarà chiamato ad approvare
il bilancio al 30 giugno
impegnandosi per una
ricapitalizzazione del club
che vedrà il presidente
impegnato a sborsare 10,7
milioni di euro in
un'assemblea straordinaria
prossima ventura.
Prevedibile per la prima - o
al massimo per la seconda -
decade di novembre. Lo
scenario più fosco, anche
se assolutamente
improbabile, è che i libri
contabili vengano portati in
tribunale, con il club
salvabile entro e non oltre
il 31 dicembre del 2003: in
caso contrario, il Napoli
sarebbe messo in
liquidazione e verrebbe
escluso dal torneo di B.
Messo da parte questa
apocalittica possibilità,
vediamo quali possono essere
scenari più verosimili.
Bisognerà innanzitutto
capire se Naldi sarà in
grado di ottemperare alle
richieste del collegio
sindacale che gli ha imposto
il pesante esborso
economico. Se il presidente
sarà in grado di provvedere
a versare un'ingente somma
di denaro fresco, non si
muoverà foglia. Se invece
Naldi non sarà in grado di
far fronte a tale importante
impegno, gli scenari sono
davvero tanti. Lasciando
sempre da parte quello della
liquidazione (a campionato
in corso è ipotesi remota),
due i viatici per la
salvezza del club, entrambi
riguardano in prima persona
l'imprenditore posillipino.
Una prima ipotesi è che
Naldi riesca finalmente a
trovare un istituto di
credito che lo sostenga nel
salasso perpetuo, impegnando
però parte delle sue
proprietà attraverso forme
precise (cessione di
proprietà) o temporanee
(operazioni di finanziamento
mediante leasing-back,
ovvero cessione della
gestione di proprietà per
periodi temporali definiti).
C'è da dire che si tratta
di strade già percorse
da Naldi in passato, e che
non hanno prodotto i
risultati sperati. A questo
punto, appare evidente che a
meno di un miracolo il
ventaglio di scelte si
assottiglia e così Naldi o
tirerà fuori i soldi di
tasca propria o sarà
costretto a cedere quote - o
l'intero pacchetto - del
Napoli. La dicotomica mappa
offre altri rami sotto
questa voce. Bisogna partire
però da un aspetto
sostanziale: così come è
messo, il Napoli non fa gola
proprio a nessuno, pertanto
è impossibile vedere
all'orizzonte imprenditori
disposti a sobbarcarsi
milioni e milioni di
debiti. Naldi fece l'errore
con Corbelli e Ferlaino, la
sua parabola discendente è
stata presa come esempio da
non seguire da tutti.
Escluso un imprenditore
"alla Salucci" per
intenderci, spaventato anche
dalla posizione in
classifica del Napoli,
rimangono le banche. E' per
questo che insistente
circola in questi giorni il
nome di Stefano Ricuci che
con Capitalia ha acquistato
una sostanziale fetta della
Lazio. Un'ipotesi suggestiva
che aprirebbe nuove
frontiere per il Napoli,
club che allo stato
effettuale potrebbe essere
salvato da un vortice
tremendo solo attraverso un
massiccio intervento
bancario. Come la Lazio, il
Napoli avrebbe bisogno di
grandi investimenti per
ricoprire i debiti e nel
contempo di un manager (già,
Baraldi?) e di un direttore
tecnico che potrebbe poi
essere lo stesso presidente.
Non Naldi, però: l'ingresso
di Capitalia, che vanta tra
l'altro crediti verso
Corbelli ergo verso Naldi,
escluderebbe dai quadri del
potere l'attuale patron
azzurro. Lo stesso Naldi,
peraltro, delegando il
broker napoletano
Giovannella Russo -
operativa da tempo con lo
stesso istituto bancario - alla
valutazione e all'eventuale
cessione delle azioni del
Napoli, è cosciente che
data la situazione potrebbe
ritrovarsi fuori per il bene
stesso del Napoli, evitando
così la fine che
fecero a braccetto Cecchi
Gori e la sua Fiorentina. E
nemmeno lo stesso Ricucci
sarebbe direttamente
coinvolto nell'operazione,
visto che personalmente si
è già impegnato nella
Lazio. Ecco che spunterebbe
un terzo nome dal cilindro
da questo grande istituto di
credito, nome ancora tenuto
nascosto.
In
conclusione, le ipotesi
plausibili sono due:
a)
la ricapitalizzazione da
parte di Naldi
b)
l'intervento di Capitalia
con la conseguente
emarginazione dell'attuale
presidente
L'AREA
TECNICA.
Entriamo nel discorso
campionato. I risultati del
Napoli, orribili, non sono
affatto piaciuti a Naldi. E'
ovvio che anche in questi
discorsi dovremmo
distinguere i due casi
societari, ma per il momento
andiamo avanti considerando
lo status attuale, e cioè
Naldi presidente del Napoli.
Si diceva, il patron azzurro
non ha gradito i risultati
frutto, a suo parere, della
scarsa merce affidatagli da
Moggi la scorsa estate. Come
più volte ribadito, la GEA
aveva promesso certi
giocatori e ne ha poi
portati altri, tanto che
Naldi, proprio la scorsa
estate, accorgendosi delle
diverse destinazioni che
stavano prendendo le varie
promesse (Gasbarroni, Sculli,
Moretti) aveva
improvvisamente rotto i
ponti con Moggi. Ci fu perciò
bisogno di un incontro
privato al largo di Capri
per rinsaldare i rapporti
che apparivano deteriorati.
I risultati però sono sotto
gli occhi di tutti, e
stavolta Naldi è orientato
a stracciare ogni accordo
con la scuderia più potente
del calcio italiano. Proprio
ogni accordo, infatti il
presidente è pronto a far
piazza pulita dell'intero
staff, a cominciare da
Agostinelli per arrivare a
Perinetti, tutti
"uomini moggiani".
Molto - anzi tutto -
dipenderà dalla trasferta
di Tempio Pausania contro il
Cagliari. Se il Napoli dovesse
perdere (anche se molti
dicono "se il Napoli
dovesse anche
pareggiare")
scatterebbe l'esonero
inevitabile per Agostinelli.
Questo indipendentemente
dalle strategie di Naldi. Il
resto verrebbe dopo: qualora
fosse scelto Simoni
(anch'egli gestito dalla GEA),
Perinetti potrebbe rimanere. E
il fatto che Pieroni non lo
abbia liberato per non farlo
accasare a Cagliari, se non
fosse per gli attriti
esistenti fra il tecnico di
Crevalcore e Pieroni - amico
di Moggi - ci sarebbe da
pensare male. In caso
contrario, Simoni a Cagliari
(o a Firenze) e a Napoli il
repulisti totale. Via
tecnici e direttori, ecco
uno fra Vavassori e Camolese
con accanto un direttore
sportivo: con Vavassori
probabile Bagni, con
Camolese Martino. Bisognerà
comunque attendere il
risultato di una partita
che, comunque vada a finire,
costerà la panchina ad un
tecnico.
In
conclusione, se il Napoli a
Tempio non vince le ipotesi
plausibili sono due:
a)
esonero di Agostinelli e
arrivo di Simoni
b)
esonero di Agostinelli e
licenziamento di Perinetti:
al loro posto
Vavassori-Bagni o
Camolese-Martino
Per
il Napoli si avvicinano i
giorni che, in buona
sostanza, ne determineranno
la stagione. Il proposito è
quello di sbagliare il meno
possibile. Ne va del futuro.
Un futuro quanto mai
delicato.
Marco
Santopaolo
28/10/2003
|
|
|
|