FIORE, IL PRESIDENTE-BOOM 

 

 

di Antonio Gagliardi

 

La giornata atmosfericamente non è delle migliori, il cielo grigio che sovrasta la città rispecchia il grigio nel quale sono immerse società e squadra. È un peccato che il cielo non sia azzurro perché, incontrando  il Presidente Roberto Fiore sulla collina di Posillipo, potremmo godere di quel panorama noto in tutto il mondo e fedelmente riprodotto, oltre che sulle cartoline, anche sulle migliaia di bandiere che sventolarono sul San Paolo quando il Napoli vinse i suoi due scudetti.

Presidente, ai tempi in cui reggeva il Napoli era denominato il Presidente-boom, perché?

“Boom” per il mio record di abbonamenti, record che detengo da allora e che consiste in 70.000 tessere vendute. Nessuna società al mondo ne ha mai vendute tante e voglio precisare che sarebbero potute essere anche di più ma i restanti diecimila tagliandi li destinai gratuitamente a coloro che volevano venire allo stadio ma non potevano permettersi il prezzo del biglietto. D’altra parte, io sono stato il primo presidente del Napoli, di un Napoli che allora, quarant’anni fa, contava eccome; tanto che quando costituii la mia S.p.A. in Italia, l’attuale S.S.C. Napoli, l’allora presidente della Federazione Pasquali, convinto della bontà dell’operazione, impose a tutte le società di calcio, dalla “A” alla “C”, di diventare S.p.A..

Il suo record può stare tranquillo visti questi tempi…

Lo so, ma la cosa non mi fa certo piacere. Sono molto rammaricato per la situazione nella quale versa il Napoli. Ero tra quelli che speravano che il dopo-Ferlaino potesse coincidere con la svolta ossia il passaggio del Napoli da quella proprietà a persone qualificate che attuassero l’unico programma da fare e cioè, secondo me, impostare subito una società forte per portare poi  la squadra a quei livelli che meritano i tifosi napoletani.

Napoli è da sempre una piazza particolare; qui c’è un bacino di utenza al quale bisogna dare rigorosamente conto

Certo! Le farò un esempio. Uno non può acquistare una casa lussuosa o una grande villa se poi non può arredarla con mobili adeguati; quello che si vede fuori deve rispecchiare quello che c’è dentro.

Il pubblico di Napoli ha sete di calcio, è “arrapato” di calcio. Pensi che ai miei tempi il Santos di Pelé era una delle squadre più famose nel mondo e prendeva un cachet di 15.000$ per ogni amichevole giocata. Pure il mio Napoli, con Sivori ed Altafini, giocò, in giro per il mondo, alcune amichevoli: amichevoli ognuna delle quali ci fruttò un cachet di 18.000$. Questo per dire che quel Napoli “tirava” più persino del Santos di Pelè.

Il pubblico andrebbe quindi riconquistato ad ogni costo?

Il San Paolo pieno sarebbe quel gap che potrebbe permettere al Napoli di staccare, e di molto, le altre società. La Juventus, il Milan, L’Inter ecc. incassano molto dalla Lega, dagli sponsor e dagli incassi europei.

Proviamo ad immaginare un Napoli che ogni domenica riempie sempre il San Paolo; la squadra sarebbe ovviamente forte e avrebbe, al pari delle altre grandi, introiti dalla Lega e dagli incassi europei. Se poi a questi aggiungessimo gli incassi di un San Paolo sempre gremito la società staccherebbe, sul piano delle entrate, perfino quelle tre grandi società.

E cosa si potrebbe fare perché ciò accada?

Quello che ho detto all’inizio: partire dalle fondamenta per allestire una  società ed una squadra a livelli degni di una città come Napoli.

Io tre anni fa suggerii ai napoletani quella che era la soluzione del problema e indissi con il mio amico Aurelio De Laurentiis una conferenza stampa. Era chiaro che Ferlaino aveva fatto il suo tempo e che bisognava affiancargli un’altra società e così presentammo un’offerta. Ma il progetto si arenò perché Ferlaino non si dimostrò disposto a cedere.

Ora alla guida del Napoli c’è Naldi, persona alla quale va tutta la mia comprensione per gli enormi sacrifici economici che ha sostenuto.

Sacrifici potevano essere molto minori stante la precaria situazione della società di Ferlaino e riservarsi poi una buona percentuale per il potenziamento della squadra. Naldi ha arricchito Ferlaino e non ha avuto più possibilità di potenziare l’organico. Ora deve capire che se vuole rivalutarsi agli occhi della gente ed essere visto come un ottimo presidente, deve consentire la formazione di una nuova società con capitale adeguato che possa ereditare dalla Federazione il diritto sportivo a partecipare al campionato di calcio.

E cioè’?

E cioè una società che disponga di un notevole capitale il 50% del quale verrebbe girato all’attuale società per risolvere le pendenze in corso (stipendi arretrati, IRPEF ecc.) ed il restante 50% investito per il potenziamento tecnico della squadra; inutile dire che la società deve essere composta da gente capace, onesta e competente.

Un po’ quello che si propone di fare la Lega Azzurra

Innanzitutto plaudo l’iniziativa. Vinicio lo conosco bene, così come molti dei componenti della Lega Azzurra e tutti sappiamo quanto hanno a cuore le sorti del Napoli. Ma purtroppo trattare con Naldi non è semplice perché, e lo ha detto lo stesso Vinicio, il presidente non vuole essere affiancato da alcuno.

Il proposito della Lega Azzurra è sicuramente encomiabile ma rischia di essere inutile perché questa dirigenza, per il momento, ha rifiutato ogni colloquio.

Questo Napoli come le pare tecnicamente?

La squadra, almeno sulla carta, vale più del posto in classifica ed il tecnico Simoni, che oltretutto conosco perché fu un mio giocatore, è un ottimo punto di partenza. Ma è ovvio che ci vogliono ben altre risorse.

Chiudiamo con un'altra sua creatura: la Juve Stabia

Eh, che bei ricordi. Sfiorammo per due volte la serie B, io l’ho portata in alto come mai prima ed è logico che la segua sempre con affetto.

Ringraziamo il Presidente Fiore apparso tanto lucido sia per la sua lunga esperienza maturata nel calcio che per la sua “veneranda” età da poter dare consigli utili e disinteressati.

                                             27/2/2004

 

  

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