GLI ERRORI DI AGOSTINELLI

 

 

Il presidente del Napoli, Salvatore Naldi, ha preferito telefonare personalmente ad Agostinelli per comunicargli la sua decisione: dopo l'ennesimo pareggio, brutto, deludente, noioso, non era più l'allenatore del Napoli.

Era il minimo che Naldi potesse fare. Appena pochi giorni prima aveva sbandierato ai quattro venti di avere piena fiducia in lui.

Decisamente strana la dinamica di questo esonero. Il biondo trainer marchigiano aveva avuto quasi ogni settimana i fatidici sette giorni e puntualmente era stato poi riconfermato.

Quando invece gli era stata platealmente confermata piena fiducia, è arrivato l'esonero.

Coloro che sono attenti anche allo stile di una società, e di un presidente, probabilmente hanno storto il naso. Ma tant'è. La separazione da Agostinelli era ormai inevitabile.

Tanti, troppi gli errori che Ago ha commesso durante la sua gestione, anche se bisogna riconoscere che la sfortuna si è decisamente accanita contro di lui e la sua squadra.

Rimane l'errore di fondo della società di Soccavo di aver scelto un tecnico probabilmente non ancora maturo per affrontare un'esperienza così dura come allenare la squadra azzurra.

Agostinelli con il passare del tempo, infatti, ha dimostrato tutta la sua immaturità nel gestire una patata bollente come la piazza napoletana, finendo con il perdere completamente la bussola.

Non è obiettivo quando dice che è stato esonerato troppo presto. Ha avuto cinque mesi di tempo per dare una fisionomia ad una squadra che è nata male anche per le sue scelte durante la campagna acquisti.

E' imperdonabile non aver utilizzato al meglio, infortuni e squalifiche a parte, il potenziale offensivo di cui disponeva.

E' imperdonabile aver costretto giocatori come Zanini, e soprattutto Pasino, a giocare decentrati sulla fascia quando si tratta di due calciatori nati per stare nel vivo del gioco, soprattutto in attacco.

E' imperdonabile non aver saputo far crescere, partita dopo partita, un talento come Floro Flores, in grado di fare molto di più di quanto sia riuscito a fare finora ma bisognoso, dal punto di vista tattico, di attenzione, di cura, proprio come si fa con i cuccioli per insegnar loro a crescere.

E' imperdonabile non aver dato, dopo tredici giornate, un assetto tattico stabile, una fisionomia di gioco, appunto, all'undici partenopeo.

La sua gestione è stata caratterizzata da una continua girandola di moduli e di uomini e mai si è avuta l'impressione che la squadra avesse acquisito una precisa identità.

La mancanza di vittorie ha determinato in lui una crescita progressiva di paure, di ansie e poi addirittura di confusione che hanno fatalmente coinvolto anche i calciatori.

Lo stravagante 4-2-4 messo in atto nel derby di domenica scorsa ne è la prova lampante. Nella partita in cui ha finalmente deciso di gettare alle ortiche la sua prudenza, schierando le due punte e lasciando fuori Marcolin, lo ha fatto nella maniera più goffa, trasformando Pasino e Zanini in quello che non sono, ossia due ali, rinunciando ad un centrocampista (Tosto) per optare per una difesa a quattro, nonostante i chiari intenti difensivi della Salernitana.

Ci dispiace dirlo ma Agostinelli ci ha deluso.

Non siamo stati, in questi mesi, tra coloro che lo hanno messo sotto accusa fin dall'inizio. Abbiamo avuto sempre rispetto per l'uomo e per il professionista. Lo abbiamo aspettato, difeso, incoraggiato.

Ma ormai il tempo a sua disposizione è definitivamente scaduto.

 

 

  

Rino Scialò                                               10/11/2003

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