La
situazione è difficile. Molto
difficile. Chi riesce a vedere
lontano è bravo. O meglio, chi
riesce a vedere giusto è un
fenomeno. Il castello di teorie
crolla alla prima mossa, alla
prima scossa. Ne sono consapevoli
i giornalisti con i quali abbiamo
discusso del problema Napoli.
Gente che al Napoli tiene, chi più
direttamente chi meno. Un
patrimonio che sfuma, un’azione
che va a picco: il Napoli rende
anche al giornalista e al
giornale. “Ogni giorno è una
nuova”. Coro unanime dei nostri
interlocutori. “Meglio ripartire
da zero”. “No, bisogna andare
avanti”. Due campane, della
stessa intensità. Il colpevole?
Naldi, Corbelli, Ferlaino, la città...una
caleidoscopica varietà di
soluzioni, ma la realtà amara
resta. Abbiamo rivolto due domande
a professionisti che non hanno
bisogno di presentazioni. Quesiti
non facili. Uno sul presente.
L’altro su un futuro ancora da
decifrare.
1) Di chi è la colpa di questa
situazione verificatasi nel
Napoli?
2) Come si risolverà la vicenda e
quale futuro i profila per il
calcio a Napoli?
Antonio Corbo
(caporedattore sport “La
Repubblica”):
1) “La situazione si è
verificata a causa
dell’incompetenza di Naldi nella
gestione della società.
L’imprenditore posillipino da
una parte va abbracciato come
tifoso perché ha agito da
innamorato del Napoli. Per questo
gli si dovrebbe dare una calorosa
stretta di mano. Ma va bocciato
duramente per tre motivi. Per
prima cosa ha fatto il passo più
lungo della gamba
nell’acquistare il Napoli. Non
era pronto per un investimento
simile, per una società ridotta
in quello stato. Poi, nel momento
in cui le cose cominciavano ad
andare male, Naldi né si è
affidato ad un manager freddo, in
grado di prendere in mano la
situazione, né si è avvalso di
un valido piano industriale per
risollevare le sorti del club”.
2) “Questa società è destinata
al fallimento, prima nessuno la
prenderebbe. Ci vorrebbe qualcuno
che prima versasse cento miliardi
del vecchio conio per risanare i
debiti e poi ne investisse altri
cento per costruire la squadra,
che dovrà ripartire da zero.
Penso che comunque l’anno
prossimo il Napoli ripartirà
dalla C1 con una società sana e
senza un euro di debiti”.
Xavier Iacobelli (direttore
“Il Giorno”):
1) “Le colpe non possono essere
addossate ad una persona. Rigiro
la domanda e riconosco l’onore
delle armi a Naldi, che si è
svenato nel tentativo di rimettere
in sesto il Napoli.
L’impressione che posso ricavare
di tutta questa vicenda è che si
tratta di un uomo lasciato
disperatamente solo. Non poteva
fare di più. Mi meraviglio,
tuttavia, che ci si renda conto di
questa realtà effettuale solo
oggi. Questa è forse la colpa più
grande da ascrivere a qualcuno:
scoprire che non c’è nessuno
che si fa avanti per quello che
resta sempre il quarto-quinto polo
calcistico nazionale. Scoprirlo
quando i giochi sono quasi fatti
è terribile e scomodante”.
2) “Quello che posso dire è che
il Lodo Petrucci garantisce la
possibilità di fare la C1 a chi
non è in gradi di iscriversi alla
serie B. Non penso qualcuno
verrebbe a fare dei problemi se il
Napoli dovesse fallire a giugno,
se non venisse riconosciuta a
Napoli neanche una C1 ci sarebbe
da spararsi anche perché
ripartire dai dilettanti sarebbe
dura. Dopo tutto quello che
abbiamo visto negli ultimi anni,
durante i quali il perdonismo e la
superficialità hanno
contrassegnato il sistema,
accanirsi contro il Napoli e
togliergli anche la C sarebbe
assurdo”.
Ivan Zazzaroni (conduttore
“Number Two” ed opinionista
della “Domenica Sportiva”):
1) “Non c’è una persona
fisica alla quale attribuire le
responsabilità della situazione
che si è venuta a creare. Non lo
dico per sfuggire alla risposta.
Certamente Naldi ha commesso degli
errori tecnici per inesperienza,
ma non c’è un responsabile
unico. A Napoli si è verificata
la stessa situazione che regna
nell’Inter da dieci anni sotto
la gestione Moratti, ci sono tante
situazioni che messe insieme hanno
messo nei guai Naldi e il Napoli,
anche la componente sfortuna.
Quello che posso dire è che a mio
avviso Naldi ha fatto una cosa più
grande di lui sul piano tecnico e
non economico”.
2) “Il futuro del Napoli è in
serie B, e mi auguro con Naldi.
E’ ovvio che poi può succedere
di tutto nell’immediato, anche
se a lungo andare la passione di
questa città assicura grandi cose
come ai bei tempi. Di certo se
questa società dovesse fallire,
allora il Napoli potrebbe
usufruire del Lodo Petrucci e
chissà che poi dall’ondata di
scandali che sta travolgendo il
calcio, il Napoli invece di
esserne vittima non possa
usufruirne. Se poi dopo
l’eccessivo lassismo di questi
ultimi anni si deciderà di usare
il pugno duro, potrebbe esserci
qualche problema anche per il Lodo
Petrucci”.
Andrea Aloi (direttore
“Guerin Sportivo”):
1) “Quando si arriva al culmine
di una crisi si tende a puntare il
dito contro un unico colpevole, ma
in realtà la gravissima
situazione napoletana, ad
un’attenta analisi, ha molti
padri e molte cause. Volendo si può
risalire a Corrado Ferlaino, ma
forse sarebbe più utile
cominciare a riflettere sul perché
si sono compiuti così tanti
errori che hanno portato ad una
degenerazione a catena ed ai fatti
dei giorni nostri”.
2) “Il riflettere porta poi alla
considerazione che ripartire è la
cosa migliore per rinascere,
mettendosi così alle spalle tutti
i problemi non risolvibili. Solo
mettendo un punto definitivo
all’agonia societaria e
ripartire ex novo può garantire
un futuro al calcio napoletano. Ce
l’hanno fatta realtà
calcistiche meno poderose,
figuriamoci se non ce la farà il
Napoli. D’altronde è sotto gli
occhi di tutti che la situazione
attuale, i debiti e le condizioni
ambientali non offrono altre
soluzioni che fare tabula rasa”.
Darwin Pastorin (direttore
“Sky Sport”):
1) “Se ci sono delle colpe,
queste sono colpe antiche che si
perdono nel tempo. Tutto è nato
dall’incapacità di riuscire a
costruire il dopo Maradona, dalla
fuga di Diego è caduto l’impero-Napoli
e nessuno è riuscito a
ricostruirlo. E’ difficile
riuscire ad individuare un
colpevole, semplicemente potremmo
dire che nessuno è riuscito a
ricostruire su quella traccia, e
forse nessuno ci ha provato
seguendo la giusta strada”.
2) “A me interesserebbe rivedere
il Napoli in serie A. Il Napoli è
un patrimonio universale, non può
finire male. Io credo ai miracoli,
per me il fallimento può essere
evitato. Ci deve essere qualcuno
che però deve sobbarcarsi
l’onere di prendere le redini di
questa situazione e di questo
club. Qualcuno che riesca a
riportarlo nell’Olimpo del
calcio. Il come è facile: bisogna
ripartire con Diego, da dove è
finito il Napoli. Sarebbe il
miglior viatico per rivedere anche
il miglior Maradona, per guarirlo,
e per rivedere un grande Napoli.
Affidargli anche il settore
giovanile aiuterebbe anche a non
commettere quegli errori che noi
tutti abbiamo visto a Napoli in
questi ultimi anni”.
Michele Plastino
(conduttore “Goal di Notte”):
1) “Oramai a Napoli le
responsabilità sono entrate nel
DNA di chi regge la società.
Negli ultimi anni chiunque sia
subentrato ha scaricato le colpe
sulla gestione precedente.
Tuttavia, chiunque abbia preso il
Napoli, e parlo prima di Corbelli
e poi di Naldi, sapeva benissimo a
che cosa andava incontro rilevando
una società dai bilanci non certo
floridi e con esposizioni
debitorie notevoli. Per cui
l'ultimo colpevole della serie
infinita è Naldi, anche se mi
sembra evidente che non sia il
solo se il Napoli versa in queste
condizioni”.
2) “Per questa società mi
sembra che l’unico futuro
possibile possa essere solo la
liquidazione. A quel punto
subentrerebbe una nuova società
che ripartirebbe da una categoria
inferiore sfruttando
l'applicazione del Lodo Petrucci.
Però non dimentichiamo che in un
calcio fatto di sanatorie e di
provvedimenti eccezionali ci
possiamo aspettare di tutto, anche
se vedo difficile che una regola
"bella e nuova" possa
essere modificata in corsa già
alla sua prima applicazione: è
difficile trovare subito
eccezioni, anche se la squadra in
questione si chiama Napoli”.
Marco
Santopaolo
13/06/2004