GRAZIE
AZZURRI DELLA PALLAVOLO
È
la quinta volta, la seconda consecutiva, che la nazionale di volley
si aggiudica gli Europei. Dopo il successo in Austria contro la
Russia nel ’99, gli azzurri si sono ripetuti a Berlino, città
portafortuna senza distinzioni di sesso visto che da quelle parti,
circa un anno fa, trionfarono anche le ragazze di Bonitta. È dal
lontano ’89, dai tempi di Julio Velasco per intenderci, che la
pallavolo italiana è sulla cresta dell’onda. Il sestetto guidato
dal tecnico argentino trionfò a Stoccolma battendo in finale
proprio i padroni di casa e quella vittoria fu l’inizio di un
ciclo storico. Un anno dopo l’Italia sarebbe salita sul tetto del
mondo a Rio de Janeiro sbriciolando Cuba e facendo crescere
notevolmente l’interesse mediatico attorno alla pallavolo.
Pur
trattandosi di uno sport molto praticato a livello giovanile e
scolastico, la pallavolo non è che richiamasse un gran numero di
appassionati davanti alla TV. Non era nemmeno così diffusa a
livello professionistico (Emilia-Romagna a parte). Fu merito della
goliardia di Lucchetta e C. e dell’enfasi di Jacopo Volpi se
parole come set-point, match-point,
tie-break, game,
ace, servizio
non furono più ad esclusivo appannaggio dell’aristocratico
tennis ma furono utilizzate anche per parlare di uno sport
completamente diverso.
Basta
sfogliare un qualunque giornale sportivo per leggere un palmares
davvero straordinario; dal 1989, appunto, fino al 2000 questa
nazionale ha sempre vinto qualcosa. Eppure, in questo lasso di
tempo, ci sono stati dei cambiamenti che hanno rivoluzionato non
poco l’ambiente; più recentemente l’introduzione della regola
del rally point system ossia
il punto assegnato ad ogni singola azione con il conseguente
allungamento del set al meglio dei 25 punti mentre, anni prima,
l’improvvisa idolatria piovuta addosso a qualche giocatore (nei
sogni delle ragazzine) fece ritenere ad alcuni che la pallavolo
fosse un fenomeno trendy e
quindi un’ottima vetrina per le proprie immagini imprenditoriali.
Furono effettuati notevoli investimenti che crearono quasi dal nulla
nove società e spazzarono via la dittatura di roccheforti come
Modena e Parma nonché Ravenna (Olimpia Teodora, sponda femminile).
Capitali
che permisero l’acquisto di importanti giocatori oltre frontiera,
tra i primi gli statunitensi Timmons, Kiraly, Cvrtlik, mentre, per
le donne, la cinese Jenny Lang Ping, Keba Phipps, americana e
l’olandese Henriette Weersing furono tra coloro che diedero una
determinante spinta verso l’alto all’intero movimento in rosa.
Un
plauso è doveroso anche per il tecnico Gian Paolo Montali che ha
percorso una strada piena di difficoltà tenendo sempre il polso ad
una squadra che non partiva certo favorita.
Il
C. T. ha quindi tutto il diritto di esultare e noi crediamo che dopo
questa vittoria salterebbe come un bambino anche il più
“tiranno” dei tecnici, il russo Nicolae Karpol.
Antonio
Gagliardi
16/9/2003