Potremmo
facilmente, e non a torto,
definire il 2003 uno degli anni
più cupi e fallimentari della
storia del Calcio Napoli, ma la
cosa paradossale è che in
questa sciagurata annata i
tifosi partenopei debbano anche
essere coscienti di aver avuto
la “fortuna” di aver evitato
ulteriori sventure per squadra e
società; si ricordi a tal
proposito la situazione di
classifica degli azzurri nel
dicembre scorso, rilegati nelle
ultimissime posizioni della
classifica, senza un barlume di
gioco e con una squadra, mai
seriamente completata dal d.s.
Marchetti, ridotta ai minimi
termini. Si ricordino, inoltre,
le vicende, che in estate hanno
tormentato le vacanze dei poveri
tifosi, legate alle fideiussioni
false e alle varie sentenze di
questo o quel TAR che
collocavano, con cadenza quasi
settimanale, il Napoli, ed altre
società, in seconda o terza
serie.
Dunque,
un 2003 non da Napoli, perlomeno
non “da Napoli” di un tempo,
iniziato con l’umile obiettivo
della “permanenza” (come
l’amava definire il prof.
Scoglio), con la squadra
affidata, dopo l’esonero di un
deludente Colomba, ad un
personaggio, più che un
allenatore, Franco Scoglio, il
quale dispensa precetti e
lezioni a tutti, ponendosi con
presunzione nei rapporti con i
giocatori e l’ambiente,
creando, talvolta, dissidi negli
spogliatoi, emblematico in tal
senso il caso Ferrarese, il
valido esterno, fino allora tra
i migliori del team azzurro,
mandato via dalla squadra per
motivi, ancora a molti, oscuri.
Predicava l’attuazione di un
modulo nuovo d’affascinanti
prospettive il professore, il
3-4-3 con il “rombo” a
centrocampo che, però, mai è
stato messo realmente in pratica
dal suo ideatore, nonostante i
nuovi acquisti, da lui
richiesti, portati all’ombra
del Vesuvio dal nuovo direttore
sportivo Giorgio Perinetti,
chiamato a sostituire
l’inoperoso Marchetti, nel
mercato di riparazione di
Gennaio. Tuttavia le prime
partite del Napoli di Scoglio
danno qualche illusione ai
tifosi: giungono, finalmente,
vittorie in casa contro Messina
e Catania, ma con il passare
delle giornate il delicato
meccanismo si inceppa, il
professore perde il controllo
della sua classe, e tocca il
fondo nella partita a Marassi
contro la Sampdoria in cui
rinuncia a giocarsi la partita
mettendo in mostra un
inguardabile “catenaccio”
con tutti i difensori a
disposizione schierati in campo:
sconfitta netta e consecutivo
esonero. È il ripescato Franco
Colomba che, forte dei nuovi
uomini a disposizione acquistati
a gennaio, ha l’opportunità
di riscattare i suoi trascorsi
pre-natalizi. Senza gloria e
senza infamia, il tecnico riesce
a portare a termine la sua
missione: recupera il
considerevole svantaggio
e traghetta il Napoli
presso i lidi di una salvezza
che è magra consolazione di una
annata da dimenticare.
Decisa
a cancellare la passata,
ingloriosa, stagione la società
si mostra determinata sul
mercato per fornire al nuovo
allenatore Andrea Agostinelli un
roster di giocatori adatti ad un
obiettivo divenuto ormai
ambizioso per gli azzurri: il
ritorno in serie A. I nomi,
almeno sulla carta importanti,
ingaggiati dalla società,
restituiscono nuovamente
entusiasmo ai tifosi, nonostante
permangano sullo sfondo i
consueti problemi societari,
puntualmente però è l’inizio
della stagione agonistica a
frenare gli entusiasmi dei
supporters partenopei: 10
pareggi e una sola vittoria in13
gare, intervallati dal tragico
scempio di Avellino, la serie A
è sempre più un’utopia, così
anche per Agostinelli è tempo
di fare le valigie, nonostante
le varie attenuanti di un inizio
di campionato anomalo: infortuni
a valanga, partite perse
ingiustamente a tavolino e match
in casa fatti disputare nel
deserto di Campobasso.
È
storia recente l’avvento di
Gigi Simoni, forse l’unica
persona in grado di risollevare
le sorti della Napoli calcistica
quasi assuefatta alle delusioni
ed alle promesse disattese, ma
che comunque spera in cuor suo
che questo venturo 2004 possa
fungere da trampolino di lancio
verso quel posto nel gotha del
calcio italiano, che a Napoli e
al Napoli non può essere
precluso…
Eduardo
Letizia 29/12/2003