di Patricia de Oliveira    

• CHECKUPALLONE - IL CALCIO E' 'ALLERIA' •

11/1/2005
 Carissimi amici di PianetAzzurro,

Qui è una sera calda di estate. I brasiliani attendono il Carnevale, sopra le feste di Anno Nuovo appena finiti.
Ho messo un po di buona musica brasiliana per rilassare - non poteva essere diverso per una Musicoterapeuta.
La settimana scorsa mi sono sentita con Enzo Letizia per riprendere la rubrica, dopo un lunghissimo e tenebroso inverno nella mia vita. Ho chiesto per molte volta cosa potevo scrivere e lui, gentilmente, ha risposto: "quello che vuoi, quello che vuoi...".
Pensavo offrire qualcosa diversa, più d' accordo con il profilo del nuovo PianetAzzuro, ma così mi sono completamente bloccata, non riuscivo a pensare come riprendere il nostro rapporto.
Alcune settimane fa, guardavo una partita di calcio in TV: Barcellona contra qualche squadra spagnola di cui non riesco a ricordarmi il nome.
Poi, durante la settimana scorsa sono andata la sera a prendere un caffè con delle amiche. È incredibile cosa ci può rendere una semplice “tazzulella ’e cafè". Tra queste ragazze c’èra una particolarmente infelice. Niente sembra abbastanza bello o buono, il mondo la detesta, il lavoro non va bene, etc.. Ho dovuto raccontare una cosa che ho imparato fin da piccola con mio padre: "se la mattina ad alzarsi, pensi: che schifo, vado un'altra volta a lavorare in quel posto, con quella gente - è meglio scappare subito!". Forse questa frase intelligente di papà possa servire per tante cose: lavoro, rapporti affettivi, amici, etc. E ho, poi, continuato a raccontare come ho stabilito un rapporto di immenso piacere con la mia professione attravverso la musica, i maestri, la famiglia. Non riesco ad fare niente che non mi possa proporre un minimo di piacere.
Ecco! Dopo tutto questo percorso, possiamo tornare allo sport? A quella partita del Barça?
Vorrei parlare un po di Ronaldinho Gaucho. Un talento senza fine. Ragazzo nero, nato nel sud del Brasile, dove troviamo una maggioranza bianca. Ha perso il padre annegato quando era ancora piccolo. Il fratello è stato un giocatore di prima linea ma ha lasciato il calcio in funzione della famiglia. C’`e la sorella più grande che lo accompagna sempre e la mamma che lo coccola in qualsiasi evento e possibilità. Hanno perfino fatto una campagna pubblicitaria con lui sdraiato con la mamma che li faceva coccole. Non rifiuta mai quest’immagine di bambino terribile.
Allora, è di questo che voglio parlare: non ho mai visto in campo una persona che gioca con tanta allegria. Lui scherza con gli amici, con se stesso, prende il pallone in giro e così riesce a fare quello che da tanto tempo non vedevamo... È il nuovo "Principe Nero del Pallone Brasiliano". E come Pelé, esala allegria e amore quando gioca. Anzi, usa la parola giocare nel senso più stretto: occupandosi in un passatempo.
In una prossima opportunità, guardate, guardate il sorriso di quello ragazzo, i capelli che volano nell’aria e come sembra scivolare mentre corre dagli altre.
Chiaramente, come lui ci sono tanti altri ragazzi: talentosi e dedicati, ma che, a volte, dimenticano la cosa più semplice e importante per fare un bel lavoro e perfino per presentare una bella partita: il piacere, l’alleria.
In tutto dobbiamo mettere questa forza che ci muove e ci trascina su. Se siamo i tecnici, i preparatori, i genitori, i propri tifosi. È un’illusione credere che riusciremo ad arrivare da qualche parte diversamente. Chi può essere felice senza l’amore, senza il piacere? Non parlo qui della passione folle! Questa disturba, non ci fa vedere e nemmeno sentire. Ci fa perdere i sensi, e poi finisce presto. Distrugge qualsiasi possibilità di sviluppare un rapporto serio e lungo. L’amore è diverso, è costruito piano, piano, con rispetto. Ronaldinho Gaucho, allora, con la sua storia, la sua vita, ha imparato ha rispettare a se stesso, le sue voglie, il suo piacere. Ha imparato a rispettare lo sport in cui metti tutto il suo amore e tratta il pallone come una donna che ama essere toccata con delicatezza. Ha imparato a rispettare i più grandi, che hanno esperienza e anche a guardare, con molta attenzione, tutti quelli che possono essere utile nella sua strada.
Anche Kaká è come lui, poi Robinho e Diego... Sono bambini con l’altezza di un adulto.
Penso che sono fortunati i tecnici che prendono ragazzi come questi e poi, con la sensibilità di un grande Mister, insegnano i percorsi della felicità e del rispetto dentro lo Sport.
L’importante è essere felice per fare un lavoro serio. Ridere di se stesso prima che gli altri ridono di te. Essere capace di perdonare a se stesso, prima di chiedere il perdono degli altri. Avere fede in se stesso, prima di osservare la storia degli altri. Sorprendere a se stesso, prima di sorprendere gli altri. Non aspettare applausi vuoti di sentimenti, ma sperare un silenzio pieno di sentimento.
Per questo 2005 aspetto dal Calcio e dello sport questa ALLERIA. Aspetto buone sorprese che mi facciano stare zitta prima di scoppiare un grido di felicità.

Alleria, pe' 'nu mumento te vuò scurda’ che
hai bisogno d'alleria, quant'e sufferto 'o
ssape sulo Dio.

E saglie 'a voglia d'allucc , ca nun
c'azzicche niente, tu vulive sulamente dà:
e l'alleria se ne va...



 

Dott.ssa de Oliveira

Musicoterapeuta e Psicologa
Specializzata in Terapia della Comunicazione
e Terapia nello Sport
patricia.br@libero.it

 

 

 

 

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