CASTEL
DI SANGRO - E' una
delle poche donne in un
mondo di uomini. Nelle
sue mani, tuttavia, c'è
il futuro di molti
uomini. Di tutti quelli
che governano,
amministrano, giocano e
guardano il calcio
italiano. Non è un
dirigente potente, né
un commissario federale.
E' "il
presidente" (così
preferisce farsi
chiamare, con il titolo
al maschile) del Castel
di Sangro, squadra
famosa nel mondo per il
"miracolo"
della serie B e
attualmente in C2. Ma la
presidenza del piccolo
team abruzzese, da lei
salvato dal crack
economico in più di
un'occasione ed ora
tornato una società-modello
in fatto di gestione
economico-imprenditoriale,
c'entra ben poco. Fausta
Bergamotto,
avvocato 35enne di
Paganica, è infatti
Consigliere Giuridico
del Ministro per le
Politiche Comunitarie,
un consigliere che
assume un ruolo
importante nella
questione del
decreto-spalmadebiti. La
Dottoressa Bergamotto è
infatti impegnata in
prima persona nella
scottante questione, in
quanto le è stato
assegnato il fascicolo
sul "Decreto
Salvacalcio" che la
Commissione Europea ha
impugnato: a lei toccherà
difendere il pallone
dalle contestazioni di
Bruxelles, che rischiano
di far saltare tutto il
sistema
La
legge approvata con
lo spalmadebiti prevede
che i club possono
rateizzare in quote annuali
per dieci anni la
svalutazione di
calciatori acquistati
negli anni passati
spendendo cifre folli.
In sostanza, si è
calcolato un notevole
risparmio dei club che,
usufruendo della
suddetta legge,
arriverebbero nell'arco
di dieci anni a
risparmiare parecchie
centinaia di migliaia di
euro. Ma il commissario
europeo per la
concorrenza, Mario
Monti, ha messo sotto
inchiesta quelle che
poco tempo fa fu una
manna per quasi tutti i
club italiani (solo
Atalanta e Juventus non
hanno adottato il
provvedimento).
-
Dottoressa Bergamotto, la
Commissione Europea rischia
di mandare il calcio nel
pallone. L'UE ha infatti
"impugnato" il
fascicolo su quel
decreto diventato legge
il 18 febbraio 2002.
Perché il Commissario
Monti ha messo sotto
accusa quello che di
fatto è stato un bel
salvagente per molti
club?
Bisogna
precisare che contro lo
spalmadebiti sono state
aperte due procedure
d'infrazione: infatti
oltre a quella aperta
dal Commissario Monti,
relativa agli aiuti
di stato in base
all'articolo 88 del
trattato, c'è anche
quella del Commissario
Bolkestein sulle norme
contabili. Nel primo
caso, viene contestato
un impatto distorsivo
sulla concorrenza
europea (si pensi ad
esempio alle
competizioni
internazionali, ndc),
nel secondo è
contestato una
violazione delle norme
contabili comunitarie.
-
Lo Stato italiano è
stato tirato in ballo, la
linea difensiva però è
già partita e sta
andando avanti. Su quale
binario vi state
muovendo? Quale tesi
difensiva porterete in
Commissione?
Sulla
prima procedura la
nostra commissione ha 30
giorni di tempo per
rispondere: questo tempo
è scaduto l'11
dicembre, potevamo
decidere o di dare una
risposta o di modificare
il decreto. Data la
delicatezza della
questione, il Governo ha
chiesto una proroga di
60 giorni (entro il 13
febbraio) per studiare
la difesa. Sulla
seconda, invece, i
termini per la risposta
scadranno l'11 gennaio e
anche in questo caso
probabilmente verrà
chiesta una proroga per
analoghi motivi.
- E'
esagerato dire che
dall'esito di questa
vicenda dipende il
futuro del calcio
italiano?
La
questione è questa: in
Italia l'articolo 2447
del Codice Civile dice
che se una società
riporta la perdita
d'esercizio pari a più
di un terzo del capitale
sociale, bisogna
ricapitalizzare.
Pertanto, senza il
decreto spalmadebiti
tutte le società
dovrebbero
ricapitalizzare per
cifre esorbitanti e se
non ce la dovessero fare
sarebbero costrette alla
messa in liquidazione.
Si tratterebbe di avere
un proprietario dalle
ingenti possibilità
economiche, ma
resterebbe il problema
di trovare persone
disposte ad impegnarsi
per ingenti cifre nel
calcio.
-
Quante possibilità
concrete ci sono,
allora, perché
alla fine questo decreto
torni "lecito"
anche per l'UE?
Effettivamente
è presto per
rispondere, i tempi sono
lunghi e le prime
decisioni saranno prese
non prima della
primavera. Più o meno
una decisione definitiva
penso la si prenderà
fra due anni. Non
dimentichiamo poi che
l'anno prossimo ci sarà
un avvicendamento dei
commissari per la nomina
della nuova commissione
all'interno dell'UE.
-
Dottoressa, lei con il
Castello è nel calcio
dal luglio del 2002 e ha
salvato la società dal
fallimento in tre
occasioni, due volte in
estate e una a dicembre.
Se anche il Castel di
Sangro è rimasto
coinvolto in questa
spirale di guai
economici, come può
essere immaginata allora
la situazione
economica dei grandi
club, quelli attorno ai
quali girano centinaia
di miliardi?
Il
sistema si è gonfiato
soprattutto a causa dei
costi del mercato dei
calciatori: ne discende
che i grandi club con
ingaggi miliardari hanno
buchi di bilancio
spaventosi, Juventus a
parte. E questo senza lo
spalmadebiti sarebbe un
fattore di alto rischio.
-
Quale la via di uscita?
La
ricapitalizzazione o la
messa in liquidazione,
non ci sarebbe
alternativa. A meno che,
come speriamo, il
Governo non riesca a far
passare il decreto anche
davanti alla
Commissione.
- Il
Napoli in particolare
non se la passa bene in
fatto di problemi
economico-societari: in
settimana c'è stata la
visita della Covisoc,
entro il 31 dicembre la
società va
ricapitalizzata e i
giocatori sono pronti
alla messa in mora della
società perché senza
stipendi da agosto, con
uno spalma-stipendi
interno disatteso dalla
società. Quanto può
influire il caso europeo dello
spalmadebiti sul Napoli?
E cosa può accadere al
Napoli se lo
spalmadebiti dovesse
essere abolito?
Bisogna
separare i due discorsi:
se il Napoli non paga
gli stipendi, i
calciatori possono
chiedere la messa
in mora del club e
se entro 40 giorni la
società non paga, i
calciatori possono
chiedere lo scioglimento
del contratto. Per
l'aspetto societario,
comunque, il Napoli deve
necessariamente
provvedere alla
copertura delle perdite
per non rischiare che i
libri siano portati in
tribunale. Per quanto
riguarda invece la
questione dello
spalmadebiti, questo non
può influire
minimamente sulle
richieste di
ripianamento fatte al
Napoli. Tutto ciò a
prescindere dalla
questione dello
spalmadebiti, in quanto
credo che le sorti del
Napoli non dipendano
totalmente dalla sorte
del decreto salvacalcio.
-
Alcuni club come la
Lazio sono già
coinvolti, altri sono in
procinto di esserlo.
L'ingresso delle banche
nel calcio che ruolo avrà
in futuro e a cosa
porterà? Può essere
una soluzione di
salvezza per il Napoli,
visto che i conti non
riescono a tornare?
Le
società di calcio sono
messe così male che credo che
le banche non si
invischino facilmente in
queste situazioni anche
se, poiché l'unione fa
la forza, nel Napoli
come in qualsiasi altro
club qualsiasi
imprenditore valido
potrebbe fare qualcosa.
-
Dopo aver parlato di
questi argomenti abbiamo
un po' tutti le idee più
chiare sulle condizioni
in cui versa, purtroppo, il
calcio italiano. Alla
luce di ciò, ci saranno
mai in futuro altri
Chievo Verona o altri
Castel di Sangro, o l'età
romantica resta solo uno
sbiadito ricordo?
No,
io credo che il calcio
vero esiste ed è quello
giocato con il cuore,
senza grossi interessi e
nelle piccole realtà
soprattutto. Di queste
realtà ce ne possono
essere altre proprio
perché il sistema
calcio è al collasso, e
dalle macerie nasce
sempre nuova vita.
-
Un'ultima cosa,
dottoressa, una curiosità:
nelle prime interviste
dopo aver comprato il
Castel di Sangro, lei
disse che essendo
l'unica donna in un
mondo di uomini avrebbe
tentato di cambiare
qualcosa nella stanza
dei bottoni del calcio.
Aveva idea di quanto
questo compito si
sarebbe rilevato
difficile? In fondo è
anche colpa dei suoi
colleghi uomini se la
situazione è quella
attuale...
Come
unica donna nel mondo
del calcio
professionistico ho
avuto difficoltà ad
"entrare" in
questo mondo
particolarissimo proprio
perché a stragrande
componente maschile. Ora
però sono riuscita ad
inserirmi e penso
positivo. Un po' di
ottimismo ed un segnale
di novità credo di
averlo già portato: in
fondo ora ho una società
risanata, dei giocatori
con i contratti ai
minimi federali (quelli
che la C vorrebbe per
tutte le società, ndc)
e una squadra che
vivacchia bene a centro
classifica.
E'
anche questo un piccolo
miracolo...
IL
CASTEL DI SANGRO:
UN'OASI VERDE FRA I
MONTI D'ABRUZZO
La
Bergamotto è presidente
del Castello (oggi nel
girone C di C2) dal 4
agosto 2002 dopo
che il 13 luglio 2002
rilevò il 90% delle
azioni da Pietro
Belardelli, sedicente
"imprenditore del
calcio" defilatosi
quando la situazione
economica stava
precipitando. La prima
stagione del Castello
nuovo corso è
stata un calvario, sia
sotto l'aspetto sportivo
(retrocessione in D) che
sotto l'aspetto
gestionale, con
un'esposizione debitoria
sottostimata al
momento dell'acquisto.
Ma se il Castel di
Sangro la scorsa
estate è stato
ripescato in C2, molto
lo deve alla famiglia
Bergamotto, che ha
risanato una società
oberata dai debiti
salvandola dal
fallimento. Con la
retrocessione
"ufficiale" in
D, tutti i giocatori si
sono svincolati, e
approfittando del
ripescaggio nel
professionismo è
stata allestita una
squadra giovane con
contratti leggeri. Gli
stipendi arrivano
puntualmente alla fine
del mese, la squadra di
"sbarbatelli"
è guidata in campo
dall'esperto capitano
Roberto Carannante (35
anni e nella rosa del
Napoli alla fine degli
anni '80) e in panchina
da un tecnico giovane ma
preparato, il 37enne
Pino Ferazzoli.
L'obiettivo stagionale
del Castello è il
raggiungimento della
salvezza senza passare
per i play-out: nelle
ultime due stagioni
l'esito negativo degli
spareggi salvezza ha
condannato i giallorossi
a due retrocessioni,
l'ultima delle quali
(poi annullata dal
ripescaggio) lo scorso 1
giugno.