IL DIFENSIVISMO PAGA?

 

Alla luce dei recenti risultati della Nazionale e del Napoli, e di tutte le polemiche che ne sono seguite, è lecito porsi questa domanda, che nel calcio è un po' come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina.

Infatti si può dire tutto ed il contrario di tutto su questo argomento, ma è possibile affidare ai lettori alcuni fatti da cui poter partire per farsi un’opinione in merito. Innanzitutto il difendersi è uno stile di gioco, sparagnino, spesso necessario se non si hanno grandi palleggiatori a centrocampo in grado di creare gioco, quindi praticandolo in allenamento se ne crea l’abitudine nei giocatori. Ciò comporta che quando si è costretti per forza di cose ad agire in maniera diversa, ad esempio perché  si gioca in casa o perché la squadra avversaria si difende anche meglio (vedi Italia - Jugoslavia), i giocatori non sono preparati dal mister ad avere una impostazione vincente, né hanno le idee giuste per iniziare a fare un gioco offensivo per creare palle-gol e vincere la partita, così si impatta sempre più spesso in pareggi, residuati di una antica mentalità micragnosa, che con la regola dei tre punti valgono a poco se si vuole essere competitivi in qualsiasi competizione.

Inoltre lo stile catenaccio paga solo se si ha un ottimo reparto difensivo, ricco anche di alternative, ed attaccanti capaci di gestire un rapido contropiede, altrimenti l’essere schiacciati nella propria area di rigore porta solamente ad un ritardo dell’inevitabile risultato, cioè il gol subito. Alle volte subire gli avversari è anche una casualità dettata da una scarsa forma fisica o dalla superiorità degli avversari, ma ciò appunto è una casualità che non dovrebbe ripetersi spesso.

Si dice che il gioco non è importante, ma senza di esso non si arriva alle vittorie (ad esempio l’Inter dello scorso anno o l’Italia di Trapattoni, in quanto persino quella di Zoff aveva una sua anima) o si subiscono rimonte (l’esempio di domenica per il Napoli è inevitabile) se non si ha una difesa all’altezza.

Oggi si fa un gran dire che il pubblico dei tifosi paga e merita uno spettacolo migliore, che è necessario sviluppare finalmente un bel gioco, che bisogna smetterla coi catenacci. Ma sono cambiamenti che non si possono fare da un giorno all’altro, è necessario allenarsi sulla tecnica e sulla costruzione di gioco, oltre ad inculcare nei giocatori un atteggiamento coraggioso che porti ad una mentalità positiva basilare per capire che non prendere gol è più facile tenendo gli avversari nella loro metàcampo e non invece schiacciandosi tutti vicino al proprio portiere.

Proprio questo discorso sulla mentalità è importante per forgiare sia una dignità di squadra che una spinta allo spettacolo calcio anche se non si possiedono grandi campioni, è proprio basandosi su questo presupposto che l’anno scorso il Chievo Verona ha riscosso le simpatie incondizionate di tutta Italia mentre oggi il Milan dei grandi calciatori è comunque oggetto di studio e attenzione.

L’augurio è che anche il Napoli possa negli anni a venire cambiare modo di essere ed imparare a divertire tutti i suoi tifosi.

 

Raimondo Miraglia

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