IL
GOVERNATORE DELLE NEVI

Forse
c’è qualcosa di sovraumano in Hermann
Maier. Non ci riferiamo solo
al suo ricchissimo palmares o al
suo fisico imponente unito ad una
determinazione straordinaria; ci
riferiamo a tutte e tre le
componenti, congiuntamente.
Una
simile forza di volontà non
potrebbe essere che sorretta da
una resistenza fisica come la sua,
resistenza fisica che, solo grazie
alla
sua ferrea volontà, ha
superato il trauma
dell’incidente occorso
nell’agosto 2001 andando ad
arricchire un palmares con la
vittoria al superG di Lake Luise
lo scorso 30 novembre dando 26/100
al 2° classificato Walchhofer e
55/100 al rivale Eberharter, 3°
in un podio tutto austriaco.
Hermann
Maier,
Herminator, è nato a Flachau
(Austria) il 7 dicembre 1972 ed ha
cominciato a gareggiare nel Circo
bianco nel ’96.
Fino
al 2001 ha collezionato 2 ori
olimpici, 2 titoli mondiali
(discesa e superG), 3 coppe del
mondo assolute (1998, 2000 e
2001), 9 coppe del mondo di
specialità (2 discesa, 3 gigante,
4 superG) e, nella stagione
2000-2001 ha totalizzato 13
vittorie eguagliando così il
primato del grande Ingemar
Stenmark.
Il
2001 è stato fatidico; sì, è
l’anno-record dei trionfi, ma è
anche l’anno del terribile
incidente stradale che il 24
agosto mise a repentaglio non solo
la carriera ma anche la sua
integrità fisica.
Maier,
che viaggiava in motocicletta, si
scontrò con un’auto guidata da
un vecchietto che tentava una
manovra azzardata; il campione
riportò numerose fratture che
fecero temere il rischio di
un’amputazione con conseguente
addio alle piste e ad una vita
normale.
Ma
così non è stato; dopo numerosi
interventi chirurgici, notti
passate in bianco e duri
allenamenti in palestra Hermann
Maier ha rimesso sci e tuta.
Il
14 gennaio 2003 ad Adelboden si
presentò al cancelletto di
partenza; fu un 31° posto che non
diede adito a grandi speranze, ma
le gare successive, 7° posto alla
discesa di Wengen prima, il
trionfo al superG di Kitzbuehel e
l’argento mondiale a St. Moritz
poi, fecero capire che era tornato
Herminator.
Dovremmo
dire
Harminator II e per due
ragioni.
La
prima perché l’atleta ha ancora
le tracce della tragica
esperienza; dopo queste ultime
vittorie, a marzo scorso, è
dovuto tornare sotto i ferri per
l’asportazione di alcuni chiodi
di titanio dalla tibia; la seconda
perché anche l’uomo Hermann
Maier è profondamente
cambiato.
Prima
dell’incidente non godeva della
simpatia generale; la sua
superiorità era evidente ma era
anche accompagnata da un
atteggiamento spavaldo ai limiti
del delirio di onnipotenza. Era
tipico quel suo digrignare i denti
un secondo prima di tuffarsi in
una gara la cui vittoria finale
poteva, e doveva, essere sua.
È
stato durante questi due anni di
forzata inattività che ha avuto
il tempo di sottoporsi a qualche
esame di coscienza ed ha capito
come la sua vita ruotava
esclusivamente attorno alla
carriera ed alle coppe; ora,
invece, “so
cos’è la paura e non rifarei più
certe acrobazie, non rinnego nulla
ma, rispetto al passato, mi sento
un po’ più piccolo”.
È
questa la vittoria più bella;
sentirsi un uomo un po’ più
piccolo.
Prima
era più grande, ma era una
grandissima…“macchina”.
Antonio
Gagliardi
3/12/2003