DOSSIER SUGLI IMPIANTI PARTENOPEI: IL NAPOLI IN CERCA DI ASILO

2/2/2005
(Carmen Credendino dal mensile n. 3 di PianetAzzurro)- Che fine farà la squadra del Napoli è una domanda che, nell’ultimo periodo, è ormai diventato un tormentone. Burrascosi, a dir poco, gli ultimi anni. Bagarre societarie, bailamme fra dirigenti, incertezze, incomprensioni e riappacificazioni. Tutte fasi che hanno riguardato e riguardano la storia dell’ultimo Napoli. Eppure nonostante le spesso solo transitorie risoluzioni, il problema più annoso ed insoluto continua a rimanere in campo. O meglio continua ad essere il campo, da gioco. Che il San Paolo fosse ormai un luogo poco “frequentabile” dagli Azzurri è cosa nota. Più di una volta si sono sfiorati i limiti della praticabilità ed il nuovo arrivato, mister Reja, senza mezzi termini ha dichiarato: “Non voglio che le condizioni del terreno di gioco, già precarie, possano ulteriormente peggiorare”. Così anche gli allenamenti alla vigilia degli incontri in casa, si svolgeranno altrove. Ma dove? Si prospettava una staffetta fra la provincia di Napoli e quella di Salerno. Tappe dello strambo tour: Paestum, Palma Campania e Marano. A tal proposito l’Assessore allo sport del comune a nord di Napoli, Massimo Nuvoletti, ha dichiarato di aver sottoscritto un accordo con la società per l’utilizzo del campo di Marano in occasione della partitella infrasettimanale del giovedì, e di quella del sabato, ribadendo, tra l’altro, la disponibilità di pattuire una concessione ulteriore per gli altri giorni della settimana. Nulla da eccepire sulla struttura di Marano, moderna e di agevole fruizione, e sempre meglio delle trasferte in giro per la regione. Eppure ricordando le ambizioni del Napoli, la sua storia, il seguito che, nonostante le alterne vicende, continua a raccogliere in città e non solo, è davvero scorante che la società debba misurarsi con questo tipo di problemi. Rigettando i qualunquismi e la dietrologia sulle colpe e la latitanza che hanno portato il Napoli a dover stipulare patti periodici per potersi allenare, sta di fatto, che un impegno radicale è doveroso. Lo devono gli amministratori pubblici e quelli della società. La contestazione di De Laurentiis che, a proposito, ha ribadito : “Per la questione della nuova sede del Napoli, si sappia che non ho alcuna intenzione di far tornare il Napoli ad allenarsi a Soccavo, anche per una questione scaramantica. Per questo motivo, il nostro direttore generale Pierpaolo Marino, incaricato dell’attuazione del progetto, è alla ricerca di una sede adeguata, nella quale poter costruire almeno tre campi sui quali permettere alla prima squadra di allenarsi. Ma bisogna anche creare una scuola calcio per allevare i futuri Montella e far si che non scappino da Napoli ma che diventano grandi calciatori nella loro squadra del cuore”, farebbe presupporre una chiara volontà di svoltare, una volta per tutte. Un abusato, forse proprio perché veritiero modo di dire recita: “ fatti e non parole”. E’ un fatto la situazione sconcia in cui versa lo stadio San Paolo, come è indecoroso che una squadra come il Napoli debba preoccuparsi periodicamente di trovare un luogo dove allenarsi. Altro fatto è che spesso il chiacchiericcio quotidiano, sugli acquisti fatti e da fare, sulle scelte del tecnico di turno, sui rapporti fra dirigenza e panchina, allontani o, quanto meno, distragga da un problema che prescinde dal campionato in cui gli azzurri meritano di giocare o sulla bontà di altre scelte. Passano i dirigenti e gli amministratori cittadini, ma il problema stadio rimane irrisolto. Quasi un testimone, davvero poco meritevole, che da anni ormai ci si passa. E’ di questi giorni la notizia della volontà di investire fondi per riattare le strutture cittadine a favore di una candidatura italiana per le competizioni del 2016. Potrebbe essere un occasione per impegnarsi seriamente perchè una città che ha una storia di innegabile gloria sportiva, non solo calcistica, possa avere dei luoghi all’altezza del proprio passato, e presumibilmente indispensabili per investire in un altrettanto glorioso futuro. Aspettiamo i fatti.

 

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