IL NAPOLI E' RISORTO AL GARILLI

 

 

Piacenza - Finalmente qualcosa di bello da raccontare sul Napoli formato trasferta. Tre gol, quasi un miracolo vista l’anemia dell’attacco degli ultimi tempi, un secondo tempo scoppiettante, pieno di emozioni ed anche di qualche manovra piacevole. E, soprattutto, la doppietta del miglior uomo della stagione azzurra, almeno fino ad oggi: Vittorio Tosto.

Forse nella partita in cui ha brillato di meno il capitano morale del Napoli ha avuto la soddisfazione di infilare per ben due volte la porta della sua ex squadra.

Dopo il primo gol non ha gioito, per rispetto ai suoi ex tifosi, ma quando ha siglato il secondo gol è corso ad esplodere tutta la sua gioia sotto la curva sud, gremita di tifosi azzurri.

Era da tempo che non si vedevano scene simili ma, attenzione, non bisogna esaltarsi più di tanto.

Il presidente Naldi ha già fatto sapere che lui, al sesto posto, ci crede ancora.

Noi propendiamo per ragionamenti ancora legati alla salvezza. Il colpo di oggi, a Piacenza, ha fatto compiere un bel balzo in avanti alla truppa di Simoni, finalmente al completo. Domenica al San Paolo è di scena l’ultima in classifica, l’Avellino. Sarebbe il caso di fare il proprio dovere e di aggiudicarsi altri tre punti importanti, prima di alzare il naso all’insù per guardare la parte alta della classifica.

Inoltre, bisogna riconoscere con onestà alcune componenti di questa vittoria che fanno propendere per la prudenza più che per l’entusiasmo eccessivo.

Innanzitutto il Piacenza ha vissuto una settimana travagliatissima, prima della partita. La sua rosa è stata falcidiata dal virus dell’influenza. Patrascu, Guardalben e Colombo hanno passato la domenica a letto, Cristante ha recuperato solo in extremis e Radice si è accomodato in panchina. Soprattutto l’assenza di Colombo ha pesato parecchio nello scacchiere piacentino. L’attaccante, infatti, è uno che apre gli spazi per le stoccate vincenti di Beghetto, ed oggi la sua assenza non è passata sotto silenzio in tribuna stampa. Lo stesso Cagni, a fine partita, ha addebitato la sconfitta alle non perfette condizioni di molti suoi uomini.

“Il risultato si spiega con la velocità lenta del gioco e con la loro buona tecnica” ha dichiarato. “La mia squadra non sa gestire il risultato, altrimento avremmo portato a casa il due a due”.

Il secondo elemento di prudenza che abbiamo tratto da questa partita è il pessimo primo tempo, di entrambe le squadre. Ma se per il Piacenza si è trattato di un episodio isolato, per il Napoli esso è in linea con le sue prestazioni precedenti (Bergamo, Como, la stessa partita con il Messina). Incapacità di costruire gioco, una fatica tremenda a tirare in porta. Uniche conclusioni di marca azzurra una punizione di Zamboni verso il quarto d’ora ed una capocciata di Dionigi,  al 24’, finita alta dopo un cross con palla ferma di Marcolin.

Nella ripresa, invece, a nostro avviso Cagni ha preteso troppo, forse con l’intenzione di approfittare, dal punto di vista psicologico, del contraccolpo subìto dagli azzurri dopo il grave errore di Carrera. Ha tolto Cristante, autore di una buona prova sulla fascia destra, dove si è disimpegnato in continue sovrapposizioni, ed ha inserito Edusei, sbilanciando notevolmente la sua squadra.

Ed infatti il secondo tempo è stato bellissimo, spettacolare, con continue emozioni. A partire bene è stato proprio il Napoli, sciorinando ripartenze veloci ed insidiose. Ma dopo i dieci minuti iniziali il Piacenza si è rifatto sotto ed una nuova frittata difensiva, stavolta confezionata dal duo Marcolin-Bonomi, ha permesso a Tarana di involarsi da solo verso la porta. Fortunatamente la sua conclusione è finita fuori.

L’ultimo quarto d’ora, invece, nonostante il secondo pareggio piacentino, è stato tutto di marca napoletana.

La terza considerazione è che il Napoli, forse forse, gioca meglio quando è costretto a difendersi da squadre forti. Non a caso, a parte la parentesi Cagliari, sia a Bergamo con l’Atalanta, e soprattutto con la squadra al completo a Piacenza, gli azzurri hanno saputo difendersi bene. I problemi sorgono quando si tratta di costruire gioco. Ripartire in contropiede è senz’altro più facile che imporre la propria manovra. Tuttavia i progressi si sono visti e, forse, è arrivato il momento, per Simoni, di osare di più,  attuando quegli accorgimenti tattici e quegli avvicendamenti di uomini che permettano al Napoli di cominciare, finalmente, a fare gioco.

Per esempio, perché non provare Montezine nel ruolo di centromediano metodista davanti alla difesa, al posto di Marcolin? Ed ancora, perché non provare Martinez, che ha chiare attitudini difensive, nel ruolo di laterale difensivo all’interno di una linea difensiva a quattro?

In questo modo gli azzurri avrebbero due laterali difensivi in grado di proporsi nella costruzione della manovra, ed un play maker basso che faccia da punto di riferimento per i difensori, quando si tratta di impostare, liberando anche anche Perovic da compiti troppo difensivi.

Ma forse Simoni ha altre strategie in testa. Staremo a vedere.   

 

Rino Scialò                                                 15/02/2004    

 

 

 

 

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