• CALCIO E BUSINESS: IN SERIE A UN BUCO DA 500 MILIONI •

9/3/2005
(Michele Caiafa) - Plusvalenze gonfiate sotto la lente delle Procure. Svalutazioni dei calciatori ed il famoso decreto spalma-debiti nel mirino della Commissione UE. Debiti verso il fisco e i tesserati da saldare entro il 31 marzo per ottenere la licenza Uefa per la prossima stagione e l’iscrizione al prossimo campionato. Poltrone di vertice di Lega e Federcalcio in prorogatio, per i contrasti sulla rielezione di Adriano Galliani e Franco Carraro. Con questo scenario l’eventuale nomina di un commissario, evocata per la Lega professionisti di Milano dove Galliani da più di tre mesi non riesce a farsi rieleggere ma resta al suo posto, sarebbe il male minore. A Roma la situazione non è più serena. Franco Carraro ha dovuto rimandare dal 20 dicembre al 14 febbraio l’assemblea da cui è stato rieletto presidente federale. Carraro, presidente anche di Mediocredito Centrale, la merchant bank del gruppo Capitalia, che è la banca più esposta con le società di calcio, siederà sulla poltrona federale fino ad inizio 2007, data per la quale sarà stata assegnata la sede dell’Europeo del 2012 che Carraro cercherà in tutti i modi di far ottenere all’Italia, in modo tale da poter concludere in maniera positiva il suo corso presidenziale che, diciamo la verità, è stato lungi dall’essere un periodo positivo. Infatti, sotto la gestione Carraro, la nazionale Italiana, di solito fiore all’occhiello dell’attività federale, ha ottenuto pessimi risultati, ricordiamo le eliminazioni precoci dai recenti Europei e la disfatta coreana nel mondiale 2002. Come se non bastasse, in questo stesso periodo, l’economia del calcio italico, come vedremo di seguito, è andata allo sbando. Per troppi anni si è taciuto e si sono tenute in vita società rovinate da montagne di debiti, e quando tutti i nodi, doveva accadere prima o poi, sono venuti al pettine si è verificato il fallimento, ma purtroppo ne arriveranno altri, di molte società sportive, non ultimo quello della Napoli Sportiva Spa. Tornando alle indagini delle procure, quella per il falso in bilancio sulle plusvalenze da calciomercato è il grimaldello che potrebbe scardinare un sistema che, tra buchi di bilancio e debiti alle stelle, è tenuto artificiosamente in vita. I propositi di ridurre gli ingaggi dei calciatori trovano raramente attuazione. Da due anni la Lega di Galliani non diffonde neppure più i dati medi sui compensi dei calciatori. L’indagine sul doping amministrativo si è estesa da Roma (dove sono già sotto inchiesta i grandi malati Lazio e Roma) ad altre procure. Un mese fa, il pubblico ministero di Roma Luca Palmara ha incontrato il procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, che si occuperà di Juventus e Torino. Le situazioni delle società sono differenziate. La Juventus ha chiuso per la prima volta un bilancio in perdita l’anno scorso (18.5 milioni di euro) dopo sette consecutivi in attivo. E’ l’unica tra i grandi club a non aver utilizzato il controverso decreto salvacalcio. Ma il fenomeno delle plusvalenze attraversa tutte le squadre, compresi i conti bianconeri. Il caso più clamoroso è quello del bilancio al 30 giugno 2002 dell’As Roma, che dichiara un utile netto di 554mila euro dopo 95.4 milioni di plusvalenze nette. Ottenute cedendo a prezzi stratosferici 26 giovani, molti sconosciuti e riacquisiti in comproprietà dalla stessa squadra giallorosa. Un giro fittizio equivalente a uno scambio di cani e gatti miliardari, per coprire i buchi del bilancio. Tra le cessioni, Franco Brienza all’Us Palermo, allora di proprietà di Roma 2000, la società di Franco Sensi proprietaria della Roma che regalò una plusvalenza di 11 milioni alla “Magica”. Inter e Milan si sono scambiate otto giocatori nel giugno 2003, poche ore prima della chiusura dei bilanci. Galliani ha ceduto a Massimo Moratti Simone Brunelli, Matteo Definite, Matteo Giordano e Ronny Toma: ciascuno ha fruttato una plusvalenza di tre milioni. Ma Moratti non ha speso un soldo: ha girato al Milan Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli (il velocissimo esterno destro del Lanciano che mise in grosse difficoltà Simone Bonomi sulla sua fascia di competenza) e Marcello Varaldi, ciascuno per 3.5 milioni, somma che ha generato per intero una plusvalenza. Nessuno li ha mai visti su un campo di serie A, vedesi appunto il caso di Ticli (C1). Inoltre, sui quattro carneadi ceduti al Milan, l’Inter ha aperto immediatamente una compartecipazione, ha ricomprato la metà di ciascuno per 1.750 milioni, come riporta l’ultimo bilancio dell’Inter (che ha la perdita più alta in serie A: 97,9 milioni). L’estate scorsa la Juventus ha ceduto alla Fiorentina tre calciatori (Miccoli, Maresca, Chiellini) per 26 milioni, ottenendo una plusvalenza di 13,3 milioni. Ma ha aperto una compartecipazione, ricomprando il 50% di ciascuno, esattamente per la metà del prezzo di cessione. Il dossier d’inchiesta sul decreto salvacalcio del 2003 (svalutazioni di calciatori per 1.176 milioni, fatte soprattutto da Inter, Lazio, Milan e Roma, con perdite comodamente spalmate in dieci anni) è sul tavolo della nuova Commissione europea. Intanto il consuntivo delle 18 squadre che l’anno scorso erano in A mostra una situazione gravissima: la perdita netta dichiarata da 16 club è di circa 500 milioni di euro. Non disponibili i dati di Perugia e del fallito Ancona di Ermanno Pieroni. Il costo complessivo del personale (soprattutto i calciatori) per i 16 club è di 809.5 milioni. Per la precedente stagione l’indagine Deloitte per Figc indicava un costo del lavoro di 884 milioni e una perdita netta aggregata di 535.6 milioni. Solo due squadre in serie A hanno dichiarato l’utile. Il Bologna, 812,465 euro, ha però plusvalenze per 14 milioni <> e la Reggina, cui è attribuito un utile netto di 4.9 milioni. Inoltre, le società hanno tempo fino al 30 aprile per completare la documentazione finanziaria e presentare domanda per ottenere la licenza Uefa per le Coppe della prossima stagione: bisogna essere in regola con tutti i pagamenti, dal fisco ai tesserati, fino al 31 marzo 2004. Lo stesso termine è richiesto dalla Figc per l’ammissione al campionato. Tante società sono in pericolo, soprattutto la Lazio, che vanta debiti con il fisco di 150 milioni. In tutto questo mare in tempesta, e qui veniamo a noi, tifosi del Napoli, è sorta un’isola felice del calcio italiano: la nuova Napoli Soccer SpA 2004 del patron Aurelio De Laurentiis. Una società, finalmente, libera da debiti e da crediti del passato, che può finalmente camminare, anzi correre, visti i progetti di Don Aurelio con le proprie gambe, è che è pronta a rientrare nel panorama che le compete, la serie A, appena uno di quei club di cui prima, dovesse fare il salto nel vuoto.

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