IN DIECI GIORNI SI DECIDE IL DESTINO DEL NAPOLI

La telenovela infinita tra Naldi è Corbelli ha avuto un’altra puntata. Ieri mattina alle ore dieci, al primo piano degli uffici della Fallimentare, stanza 200, il giudice Vitalone ha sentito le parti in causa. Quattro i legali costituiti in rappresentanza di Salvatore Naldi: i romani Izzo e Albisinni e i napoletani De Martino e Sparano; per Giorgio Corbelli solo una giovane procuratrice inviato dallo studio Gramazio. Venticinque minuti per ascoltare le risposte dei difensori di Naldi all’istanza presentata dall’imprenditore romagnolo. Corbelli chiede il fallimento della Saf, società albergo Flora di proprietà di Toto Naldi, che non ha corrisposto il pagamento dei 30,7 milioni di euro per l’acquisizione del pacchetto azionario di maggioranza del Napoli. L’istanza di fallimento, presentata al giudice, parte dal presupposto che il mancato versamento di una cifra così ingente rappresenta un chiaro segnale dello stato di dissesto della società che regge l’albergo Flora di via Veneto a Roma. E proprio per avvalorare la tesi dell’evidente patologia, all’istanza è stato allegato anche un documento che prova l’indebitamento ipotecario di Naldi nei confronti di due istituti di credito. Sull’albergo Flora gravano infatti due ipoteche perché Naldi ha richiesto ed ottenuto mutui che, tra capitale ed interessi, ammontano a circa 25 milioni di euro. Dieci milioni sono da restituire in 15 anni, rate semestrali, alla Banca del Salento che nel 2000 ha prestato 5 milioni per effettuare i lavori di ristrutturazione. Più di 14 milioni vanno invece versati nelle casse della Banca Popolare di Ancona che l’11 febbraio ha anticipato al presidente del Napoli 9 milioni e mezzo e che aspetta la restituzione con gli interessi in 120 rate. La difesa dei legali di Naldi ha replicato con altrettanti documenti che comproverebbero la solidità della Saf. Al magistrato è stato dimostrato che la società è perfettamente in regola con i pagamenti verso i 171 dipendenti e verso i fornitori, che non esistono pignoramenti né altre forme di problemi e che il piano di sviluppo prevede addirittura un incremento di introiti in futuro. Inoltre, gli avvocati del patron azzurro hanno evidenziato al giudice che alle quote è stata attribuita una valutazione abnorme rispetto al reale prezzo delle stesse.

Il giudice delegato Vitale ha accolto le tesi presentate dalla difesa e a sua volta le ha presentate al Collegio Giudicante. Dopo la riunione in Camera di Consiglio, i magistrati della Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma hanno fatto sapere che si esprimeranno entro il 15 giugno. C’è però ora subito da chiarire che a rischiare (eventualmente) il fallimento, anche se i legali di Naldi  hanno la certezza che l’istanza verrà prontamente rigettata e annunciano contromosse nei confronti di Corbelli, non è il Napoli ma la società del presidente partenopeo. Ma è ovvio che un attacco all’impero privato di Naldi comprometterebbe la stessa stabilità, già di per se’ barcollante, del Napoli per cui l’imprenditore alberghiero si sta già adoperando per reperire quei trenta milioni e rotti di euro, necessari per bloccare tutto il processo in atto. Tra otto giorni, dai responsi del campo e dalle aule del Tribunale, conosceremo meglio il futuro del Napoli.

Vincenzo Letizia                                                     

22/5/2003

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