L’obiettivo sul Napoli

 

LA MAGLIA NUMERO 10 UN RICORDO DEL PASSATO

 

Napoli allo sbando, dirigenza sempre più lontana dai bisogni della squadra e dei napoletani, ormai è chiaro che non ci sono neanche i soldi per pagare gli stipendi arretrati dei calciatori, la società ha deciso di vivere alla giornata e di calarsi pienamente nel ruolo di scugnizzo, ma non credo che alcuna persona nata a Napoli sia contenta di ciò.

E questo diventa ancor più intollerabile se si tiene conto di alcune losche figure che si ritengono tifosi e continuano ad appoggiare i due boss del Napoli, è normale che quando si sente dire in trasmissioni locali che bisogna andare allo stadio ed avere fede in Ferlaino e Corbelli che ci faranno felici, si può solo pensare che ci faranno FESSI invece, fortunatamente il pubblico partenopeo fesso non è, come dice il proverbio, e non ci saranno sconti per questa accozzaglia di manager presuntuosi, incapaci e soprattutto disamorati che ci guidano da troppo tempo nelle loro molteplici forme.

D’altronde la conferma dell’abbandono ad una vita sportiva di miserie era stata già data l’anno scorso di questi tempi, con una notizia che prefigurava retrocessione ed infamia su tutti noi: il ritiro della mitica maglia numero 10.

Nessuna squadra di calcio al mondo è priva del numero che fa sognare i tifosi di ogni lido, fosse anche una squadretta di paese o di parrocchia, il Napoli l’ha buttata via, perché il Napoli non è più in grado di far sognare, di avere nelle proprie fila un calciatore che regali fantasia, bel gioco e vittorie. Il motivo ufficiale? Regalo a Maradona, dopo appena dieci anni di ritardo una mossa ruffiana e di un colossale cattivo gusto di Ferlaino che serviva solo a far ricucire un rapporto col Pibe de Oro che doveva calmare la piazza già sull’orlo del collasso.

Come risultato? Il Napoli non ha più nemmeno l’apparenza di una squadra di calcio ma solo di uomini mediocri che corrono su un prato mal zollato, dieci anni di umiliazioni e sofferenze ed una serie B da affrontare piena di punti interrogativi.

Ray Miraglia

 

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