• ESCLUSIVA - LANGELLA: "SOGNO DI GIOCARE NEL NAPOLI" •

18/12/2004
“Ma chi è questo Langella?”, “Ma è vero che è napoletano?”, “Un altro campione napoletano che non gioca nel Napoli!”.
Sono di questo tenore le numerose segnalazioni che molti lettori ci hanno fatto negli ultimi tempi. Vogliono sapere, vogliono capire chi è Antonio Langella, calciatore napoletano del Cagliari, indubbiamente l’uomo nuovo del calcio italiano.
Contro il Chievo l’ennesima prestazione superlativa, con un calcio di rigore procurato per la sua squadra, un gol realizzato con un gran bolide da fuori area e, come al solito, tante azioni travolgenti, veloci, ficcanti, che hanno fatto venire il mal di testa ai malcapitati difensori veneti.
E come non citare la maiuscola prova, la settimana precedente, contro la Lazio all’Olimpico, vinta dal Cagliari per 3 a 2, o la strepitosa partita contro l’Inter al Sant’Elia, terminata sul 3 a 3.
Ecco perché a Napoli aumentano a vista d’occhio i suoi tifosi personali.
Antonio Langella nasce a Napoli il 30 marzo 1977, ma ad appena 10 anni, per motivi di lavoro del padre, si trasferisce con la famiglia in Sardegna. Papà di Ercolano, mamma di San Giorgio a Cremano, Antonio cresce a Sorso, una cittadina in provincia di Sassari. Dimostra subito di non avere un gran feeling con la scuola mentre invece ci sa fare sui campetti di calcio. A 16 anni gioca nella squadra del suo paese d’adozione per poi passare al Castelsardo nel Campionato Nazionale Dilettanti. Qui vi rimane per cinque anni, durante i quali medita di appendere le scarpette al chiodo. Lo stipendio di calciatore, appena 800 mila lire al mese, non gli basta per vivere e soprattutto non gli basta per mantenere Daniele, il bambino avuto quando aveva appena 19 anni. Anche per questo contemporaneamente all’attività di calciatore Antonio fa anche il muratore. Ma nel 1999 arriva la chiamata della Torres, la squadra di Sassari, nella quale giocava anche Zola prima che Moggi lo portasse a Napoli.
Questa volta si tratta di fare la C2 e Langella mostra tutte le sue doti di grande velocista. A fine campionato è promozione in C1 ed in questa categoria Langella vi gioca altri due anni fino a che, nel 2001, notato dal presidente Cellino, viene acquistato dal Cagliari.
In serie B Langella gioca poco, è considerato un rincalzo, ma nonostante ciò ha dato un contributo importante, l’anno scorso, alla promozione del Cagliari in serie A, segnando sette gol.
Quest’anno la sua definitiva esplosione, anche se un po’ per caso, dal momento che il bomber napoletano si è trovato a fare il titolare soltanto in seguito all’infortunio dell’honduregno Suazo, beniamino dei tifosi sardi.
Adesso per lui si parla addirittura di Nazionale.
“Per adesso penso solo al Cagliari – si schernisce Langella – anche se fa piacere sapere che mi si accosti alla Nazionale. Del resto in azzurro non ci giocano solo calciatori provenienti dai grandi club. Lo stesso Esposito, mio compagno di squadra, è stato convocato ed ha anche esordito. Lippi fino ad ora ha dimostrato di essere molto aperto e di convocare anche i giovani”.
E pensare che voleva abbandonare il calcio.
“Si, meno male che ho incrociato un allenatore che mi ha quasi costretto a continuare: Bernardo Mereu”.
Scusi Langella, chi è Mereu?
“E’ stato il mio allenatore nel Castelsardo. Avevo 17 anni e pensavo solo a divertirmi. Ricordo di avere avuto molti scontri con lui, quasi mi obbligava ad allenarmi. Aveva intuito che ce la potevo fare e mi ha fatto capire delle cose che solo ora mi rendo conto di quanto fossero importanti. Ho grande stima per lui e ci sentiamo quasi tutti i giorni. Adesso allena il Tempio”.
Da un allenatore ad un altro. Lei conosce molto bene anche Ventura, non è così?
“Si, sono stato con lui per circa un anno e mezzo. E’ molto bravo, con dei giocatori di categoria ce la può fare a portare il Napoli in B, anche se non è un’impresa facile”.
Perché. Il Napoli è il Napoli, deve temere la C1?
“La C1 è una categoria tutt’altro che facile. Si corre molto, c’è grande agonismo e magari per una squadra più tecnica può risultare più complicato. Io comunque spero che il Napoli ce la faccia”.
Sta parlando da tifoso?
“Guardi che io andavo al San Paolo tutte le domeniche con mio padre. Sono un tifosissimo degli azzurri. Non è bello che una squadra come il Napoli sia costretta a disputare il campionato di C. Credo che un pubblico di 60mila spettatori per una partita di C non ce l’abbia nessun’altra squadra al mondo”.
E se nel suo futuro ci fosse anche l’azzurro del Napoli, oltre che quello della Nazionale, accetterebbe di lasciare il suo Cagliari?
“Giocare nel Napoli è il mio sogno. Ho un contratto con il Cagliari per quattro anni ma, ripeto, il mio sogno è giocare a Napoli. Sono un tifoso del Napoli, da piccolino andavo al San Paolo e quello stadio mi è rimasto impresso nella mente. Se uno è napoletano è napoletano perciò, se ci fosse un’occasione non ci penserei due volte”.
Un vera dichiarazione d’amore, una professione di fede per la causa azzurra.


di Rino Scialò

INTERVISTA ESCLUSIVA TRATTA DAL NUMERO DI DICEMBRE DEL MENSILE DI PIANETAZZURRO.
 

 

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