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di
Patricia
de Oliveira
Ciao
guagliò!!!!
Qui
in Brasile abbiamo settimane
intense... Lo sport sta bollendo...
Siamo
in attesa dei Giochi Panamericani e
abbiamo appena finito le Olimpiadi
Regionali d’Inverno...
Inverno
questo che per niente somiglia al
vostro, ma che ogni anno ci regala i
migliori ragazzi, i talenti sportivi
più interessanti di ogni regione...
È il nostro futuro...
Eccomi
in mezzo a questa frullata di nuovi
talenti, alla ricerca di situazioni
emozionali giuste per sviluppare lo
sport, i caratteri, l’emozioni...
Ed
il Calcio Napoli è vivo!!! Anche li
ci vuole una situazione emozionale
ideale per la prossima stagione,
altrimenti, dico da adesso, niente
cambierà.
Stavo
pensando a questi giovani talenti,
alle situazioni create dai club, dai
dirigente, dagli allenatori, alla
cultura e società di ognuno di loro..
Alle loro difficoltà emozionali,
finanziare, familiari... E così è
uscito:
LA
PERSONALITÀ NEVROTICA DEI NOSTRI
TEMPI
L’essere
umano ha perso la sua capacità di
comunicazione. Le sue richieste
particolari hanno allontanato
quest’uomo dagli altri. Nello sport,
questo è ancora più evidente. Il
dialogo all’interno delle squadre è
stato concentrato nel ruolo
dell’allenatore (monologo). Il
dramma istituzionale è condotto dagli
sponsor, che buttano la loro esigenza
sui dirigenti e amministratori delle
società.
Lo
spazio per l'accordo perde al caos
delle necessità emergenti ed
incessanti. Nei nostri giorni, la
comunicazione non è più esercitata
in funzione della panacea degli
interessi che circondano lo spettro
mentale e sociale dell'uomo.
È
importante evidenziare che l'obiettivo
primordiale dello sporte è quello di
unire e promuovere i contatti sociali,
arrivando alla espansione degli
orizzonti funzionali per
l’educazione, per la società e per
la cultura. Quel che vediamo,
purtroppo è molto diverso.
La
psicoanalista e scrittrice Karen
Horney (1885 - 1952) ha fatto una
previsione cent’anni fa, quando ha
affermato che: "il senso per cui
la creazione dell'immagine
interferisce nell'atteggiamento che
riguarda se stesso varia d'accordo con
l'individuo e dipende notevolmente dal
suo centro di interesse. Se
l'interesse della persona abita nel
convincersi che la sua immagine
idealizzata, sviluppa la certezza di
quello che è, infatti, lo spirito
superiore, il primoroso essere umano
di cui gli errori sono sempre
divini”. Conosco molte persone che
credono veramente a questo,
all’immagine idealizzata da se
stesso. A volte troppo lontano della
realtà.
Anche
se lo sport celebra le virtù sociali
e culturali, molta gente non
percepisce che lo sviluppo ed il
progresso di quest’area dipendono, e
molto, dalla capacità del
discernimento degli individui che la
conducono.
Nella
visione dell'educatore e del
giornalista George Leonard, tutti gli
ambiente possiedono la capacità di
istruire, educare. Rapidamente, ci
torniamo capaci di controllare tutti
gli ambienti che possiamo percepire.
Può essere che, un giorno, quello che
possiamo
essere
sarà limitato soltanto per quello che
possiamo percepire.
Attualmente,
nello sport, lo spazio di questa
percezione è abbastanza ridotto.
L'orizzonte è stretto, così come in
tanti casi, dove l'etica ha lasciato
coinvolgere valori riferenti alla
cittadinanza, l’umanità ed il
rispetto umano. Il progresso dello
sport in un Paese sorpassa le origini,
l’educazione e le radici della
gente. Non è possibile sviluppare lo
sport senza essere attenti alle
barriere dei rapporti umani così
trascurate in funzione dell'interesse
di pochi. La mancanza delle
informazioni solleva il prezzo della
stabilità e dell'equilibrio delle
attività professionali dei nostri
atleti.
L'assestamento
principale della Psicologia Sociale ci
insegna che "siamo cosa facciamo
e come ci comportiamo". Soltanto
in questo modo la nostra identità può
essere costruita. La creazione
dell’immagine (spettro) sportiva
viene osservata attraverso
l’individualismo e gli sguardi
egoisti che promuovono il caos
convenzionale nelle istituzioni e
nelle amministrazioni sportive.
Amici:
in fondo, loro sono convinti che sono
perfetti, come credono quelle persone
ingenuamente narcisiste. Ma sorpassare
i limiti, anche con audacia, è
soltanto un modo per misurare e
affermare le nostre percezioni
correnti.
È
fondamentale avere pace e serenità,
un pò di umiltà, per quelli “che
guidano e controllano” le società.
Per quelli che provano a guidare la
propria vita.
21/07/2003
Dott.ssa
Patricia de Oliveira
Musicoterapeuta
e Psicologa
Specializzata
in Terapia della Comunicazione
e
Terapia nello Sport
patricia.br@libero.it
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