L’ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI

 

La Lega dei presidenti di calcio si riunisce in una importante assemblea straordinaria che tocca da vicino le vicende del nostro Napoli.

I presidenti della serie B  saranno dapprima chiamati a valutare, ma probabilmente bocceranno, la proposta della Federcalcio di dividere in due il campionato cadetto, come si faceva agli inizi del secolo scorso per non far lievitare i costi delle trasferte, poi nel salone delle assemblee entreranno anche i presidenti della serie maggiore ed insieme inizieranno a discutere dei problemi economici: in particolare si parlerà della crisi-Lazio. Si ascolterà la relazione sulle possibili contromisure che la Lega può adottare per risolvere l’ emergenza del pianeta calcio: con la relazione della struttura insediata nel mese di agosto e retta proprio dal vicepresidente della Lazio Michele Uva.
Il bilancio di previsione del sistema calcio illustra che entro giugno 2003 la serie A perderà circa 1.200 milioni di euro, la serie B 300 milioni, un totale che si avvicina ai tremila miliardi di vecchie lire. Un deficit  disastroso ed incolmabile, per arginarlo arriva una proposta choc: bloccare le promozioni e le retrocessioni per almeno due anni.

Così non si andrebbe incontro a sbilanci di gestione preventivi per una serie mentre si rimane coinvolti in un’altra, si potrebbero programmare i conti per tempo e senza sbalzi repentini, ed inoltre, si dice, si potrebbero calmare le spese improvvise dovute ad ingaggi e trasferimenti non compensate da altrettante entrate. Per andare incontro alle esigenze economiche delle prime quattro classificate in serie B (che vedrebbero preclusa la via alla promozione ed ai conseguenti introiti di Tv e sponsor), verrebbe imposta una sorta di tassazione alle ultime dieci classificate della A, che andrebbe tutta  a favore delle regine della B. La proposta verrà portata oggi all’assemblea, sembra difficile che venga accettata, ma sarà sul tavolo degli argomenti.
Tutto ciò nasce perché le altre proposte studiate fino ad ora, non hanno avuto seguito. Una prima prevedeva una riduzione degli ingaggi ai calciatori, ma gli avvocati della Lega hanno spiegato che si arriverebbe così ad uno scontro frontale anche giudiziario con la Assocalciatori, e che nessun magistrato darebbe ragione a un presidente che decide di dimezzare lo stipendio ai calciatori semplicemente perché le entrate sono diminuite o perché non è più in grado di far fronte agli impegni presi, soprattutto in un periodo di rescissione economica come l’attuale. Una seconda via studiata per uscire dalla crisi economica consisteva in una richiesta da presentare al Governo di ridimensionare il peso dell’Irpef. Solo che il Governo non ha ritenuto di accettare lo stato di crisi del calcio, e sarebbe ben disposto solo per una dilazione (in 5 anni) dell’Irpef. Ma il problema economico in questo caso verrebbe solo rinviato e non eliminato.

I padroni del calcio continuano a parlare, ma riusciranno a risolvere i problemi causati da loro stessi? E se la risposta è positiva chi dovrà sopportarne il peso? Viste le premesse e le richieste choc che non tengono conto dei sentimenti delle tifoserie, come al solito le vittime potrebbero essere tutti i veri appassionati di questo grande pallone sempre più sgonfio.

 

15/11/02

Raimondo Miraglia

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