LA
TATTICA DI COLOMBA
Il
Napoli fa del non-gioco la sua forza,
era questo che chiedeva più volte ai
suoi giocatori Colomba, lo aveva
ripetuto fino alla noia soprattutto
dopo i risultati deludenti.
Per
lui in organico non esistono le qualità
atte a fare gioco e creare palle gol,
ma vi sono le capacità per
distruggere il gioco avversario, e ciò
è stato fatto splendidamente a
Catania, solo una occasione vera
concessa ad Oliveira, mentre poi i
padroni di casa sono stati obbligati a
sterili tiri da fuori area per cercare
di impensierire Mancini.
Per
arrivare ad avere dalla squadra ciò
che voleva, Colomba schiera cinque
difensori bloccati, con i tre centrali
che non avanzano mai oltre dieci metri
dall’area di rigore, e con gli
esterni che superano un paio di volte
a testa la metàcampo. Vidigal e
Husain poi veri
mediani di contenimento, con
Ferrarese interno, e Sesa a fare da
raccordo tra il resto della squadra
arroccata nella propria trequarti e
Dionigi, tenuto lontano per cercare di
sfruttare le palle lunghe.
Così
il Napoli aveva giocato anche altre
volte fuori casa, ma stavolta i
giocatori ci hanno messo più impegno,
che, unito alla pochezza del Catania,
ha portato alla vittoria. E questo
spiega anche il perché delle
sconfitte interne. Infatti il Napoli
sta basando il suo essere squadra su
catenaccio e contropiede, senza
alternative, ma quando si gioca in
casa ciò non è possibile, in quanto
gli avversari si difendono anche
meglio. Allora la compagine
partenopea, non avendo né suggeritori
di gioco né fantasisti in grado di
inventare e creare pericoli saltando
il diretto avversario, inconsciamente
è costretta a spostare avanti il suo
baricentro, cercando di occupare
spazio sul terreno verde sperando di
creare qualche occasione avvicinandosi
all’area degli ospiti. Questo
ragionamento è logico, ma i
calciatori azzurri non sono abituati
al gioco offensivo o a creare
occasioni: il Napoli raramente è
capace di fare tre passaggi di fila
senza buttare o perdere la palla. Così,
nonostante questo atteggiamento porti
a qualche gol, più che altro frutto
della sola abilità degli attaccanti e
non di organizzazione, si scopre
troppo dietro, e non avendo difensori
veloci né un regista difensivo alla
Luppi che ordina il posizionamento
difensivo, si fa spesso sorprendere o
è costretto a rincorrere a vuoto gli
attaccanti avversari.
Questo
stato di cose porterà inevitabilmente
a soffrire in casa, ma può essere
sovvertito solo da tre o quattro
acquisti mirati e di qualità o da una
visone completamente diversa del
calcio da parte del mister. Sono
ipotesi possibili? La risposta a Naldi
e Colomba.
Raimondo
Miraglia
6/11/02
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