di Patricia de Oliveira            

 

L’AUTO-STIMA, L'ANIMA DELLO SPORT

Ciao a tutti!

 

Dopo un lungo periodo, devo dire che sono felicissima d’essere qui un’altra volta... In tutto questo tempo sono successe tante cose nel mondo del calcio... Qui in Brasile non è stato diverso.

Questa settimana scrivo un po' sull’auto stima. Giusto perchè la mia squadra del cuore, il Palmeiras, è in una situazione molto difficile... E questo mi fa pensare molto, anzi, mi fa soffrire molto...    

Come spiegare questa situazione?

La risposta è semplice: manca l’auto-stima. Senza questo, niente fluisce positivamente. C’è, innanzitutto, un stato di stanchezza esistenziale, affaticamento emozionale, nei limiti della depressione. La performance della squadra e dei ragazzi è allarmante. Sarà che i dirigenti non vedono che aldilà del pallone e dei bei risultati, la squadra necessita di un’anima???

Purtroppo, la situazione è mondiale... Manca l’anima nello sport.. Quella che ci porta con le ali nel cielo azzurro dell’emozione...  Devo essere sincera, non mi commuovo da molto tempo con una partita di pallone.  

Non ha più impeto, discussioni e reazioni. Il mio Palmeiras, quello vecchio Palestra Italia,  è stato preso da un’apatia senza precedenti. Ci sono le buone condizioni tecniche e tattiche. Quest’è indiscutibile. I giocatori sono anche molto talentuosi , ma sono diventati artisti senza l’ispirazione. Non serve disporre il pennello nelle mani di un pittore, se l'unico paesaggio possibile per essere trasportato nel proprio quadro è una nebbia fredda e senza vita. Possibilmente, la creazione di questo artista non sarà in grado di toccare la sensibilità di quelli che l’ammirano. 

I tempi d’oro delle squadre in situazione come questa del mio Palmeiras, ispirati nel verde e bianco delle palme e verniciati dai dati storici delle vittorie e glorie,  oggi si nascondono dietro la polvere dell'abbandono e della mancanza di una visione più umana e flessibile dei dirigenti del club. 

Fino quando i dirigenti del calcio (e anche di alcune altre modalità sportive) insisteranno sulla credenza che il psicologo/il terapeuta sportivo sia parte solo del mondo dei matti? Pazzia più grande è permettere che una squadra con il passato glorioso possa precipitare soltanto nei ricordi. 

 Amici miei, è una situazione di pura matematica: se il problema non è di capacità  tecnica e nemmeno d’ordine tattica o di preparazione atletica/fisica, ma cosa succede con una squadra che non riesce a sorpassare mai la drammatica situazione della sconfitta, del pareggio? Un'equazione semplice dove il risultato crea un profondo dispiacere per i suoi tifosi, scrivendo brutte righe nelle pagine sofferte dalla sua storia. L’apatia emozionale, l’insicurezza, l’indifferenza.

 La malattia ha già preso il paziente? È necessario, allora, in carattere di urgenza massima, elaborare un psicodiagnostico modo per scoprire le richieste psicologiche che la squadra sta confrontando nel periodo. Dopo questa indagine iniziale, è possibile dare inizio ad un processo terapeutico di intervento e allenamento mentale per tutto lo staf tecnico e per la squadra. 

Non mi affretto nel dire che una delle richieste principali in queste situazione di intensa difficoltà sia la bassa auto-stima. E qui ci incontriamo un’altra volta con la matematica: senza l’auto-stima non c’è fiducia; senza la fiducia non c’è direzione; senza direzione non c’è ordine/comando, e senza comando/ordine la barca non trova il movimento giusto, la sua direzione.

 Non serve promuovere solo delle conferenze motivazionali. Questo tipo di comportamento è stato rivelato abbastanza inefficace nello sport. Il problema deve essere considerato con serietà e severità.

 Un terapeuta sportivo ha bisogno di una diagnosi per potere, tra altre attività,  elaborare una conferenza adeguata e sintonizzata alle necessità della squadra.

 Fin quando i dirigenti non saranno capaci di capire e accettare l’urgenza di un lavoro mentale collettivo, a niente servirà licenziare il tecnico o comprare 22 nuovi giocatori.

Aspetto soltanto che il mio Palmeiras, come tante altre squadre, non sia relegato ad un museo solitario e ombreggiato dei ricordi dal passato.

Dott.ssa Patricia de Oliveira

Musicoterapeuta e Psicologa

Specializzata in Terapia della Comunicazione

e Terapia nello Sport  

patricia.br@libero.it 

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