LA VERGOGNA DEL COSENZA CALCIO

 

Riceviamo e pubblichiamo un pezzo di un collega di Cosenza sulle vicissittudini simili a quelle del Napoli del Cosenza calcio 1914.

di Antonio Clausi (direttore del magazine Cosenza Tam - Tam)

 

Basta con la mafia di Carraro”. Questo è il messaggio che proviene da una città un po’ più a sud di Napoli. Anche lì hanno bucato il pallone ai tifosi della squadra locale e cancellato ogni speranza. Cosenza è stata offesa, illusa e poi mortificata. La storia della squadra rossoblu è singolare, diversa dalle altre: i casi di Napoli, Lazio, Ancona… non possono essere presi in esame per fare confronti. Il Cosenza non è fallito, né tanto meno è a rischio. Semplicemente non ha un posto tra i professionisti, pur essendovi affiliato. Qualcuno si gratterà il capo per cercare di capire com’è possibile. Effettivamente non lo è, o almeno non dovrebbe esserlo. Ma per Carraro lo è, eccome.

L’anno scorso di questi tempi, per la prima volta nella storia del calcio, una società (il Cosenza per l’appunto) fu esclusa dal campionato di appartenenza pur non essendo fallita. Con una squallida manovra politica di sottofondo, si sfruttò l’impotenza societaria del sodalizio silano, dettata dalla detenzione preventiva nelle carceri di Vibo Valentia del presidente Pagliuso, per riportare in auge la Fiorentina. Come se non bastasse il posto del Cosenza in C1 fu preso dal Catanzaro, nemico storico e rivale di una vita. Per permettere ai tifosi bruzi di vedere “calcio” la Lega cercò di riparare al torto commesso, iscrivendo (con il benestare di politici locali) una nuova squadra nel C.N.D. , nata dalle ceneri dell’U.S. Castrovillari. Nelle prime sei-sette giornate si registrano di fila record di spettatori (15000 per la stracittadine col Rende!) e record di abbonati (più di 2000 le tessere sottoscritte) per la categoria. Ma come ogni cosa nata male, la fine non poteva essere che pessima. I tifosi ben presto si accorsero del marcio che c’era dietro questa nuova società e gradualmente se ne allontanarono, attratti anche dai proclami che provenivano dai dirigenti dell’altra squadra (quella esclusa) che promettevano il ritorno nei campionati professionistici. Il 25 Marzo 1500 cosentini andarono a Roma per protestare contro Carraro e chiedere la riammissione della propria squadra in C1. Le presenze potevano essere decisamente più numerose se il treno speciale organizzato dagli ultrà non fosse stato bloccato, dopo violenti tafferugli scoppiati alla stazione di Paola e proseguiti tutta la notte per le strade del paese, dalla polizia,. Tra ricorsi e manifestazioni si arriva al 2 Luglio scorso quando una sentenza del Consiglio di Stato stabilì che bisognava trovare un posto tra i professionisti al Cosenza 1914. Forti della sentenza avvocati e dirigenti incontrarono dapprima Carraro e poi Pescante, i quali si mostrarono disponibili ad applicare quanto stabilito. La città, forse prematuramente, scese in piazza a festeggiare. Il 27 Luglio la doccia fredda. “Abbiamo deciso all’unanimità di far ripartire il Cosenza dai dilettanti” ha dichiarato Carraro.

Ora però la questione si fa rovente. La Ficg dovrà rispondere di una mancata applicazione di una sentenza del Consiglio di Stato, la quale è inappellabile. Da Cosenza fanno sapere che sarà un commissario ad acta a far rispettare la sentenza. Ciò significa che se Carraro si opponesse ancora, interverrebbe la Forza Pubblica. Resta da capire, comunque, chi e perché ha effettuato pressioni affinché in Ficg si arrivasse a questa scellerata e volgare decisione. Carraro più volte è rimasto implicato in scandali e accuse di corruzione ma, chissà come, ne è sempre uscito pulito. La cosa più logica è pensare che anche questa volta, come si suol dire, “abbia le spalle coperte” e che quindi sia al riparo da eventuali ricorsi e denuncie.

Un’altra ingiustizia è stata perpetrata, l’accanimento contro il Cosenza Calcio 1914 ed il suo presidente, custode di numerosi segreti della camera dei bottoni in quanto ex consigliere di Lega, hanno prodotto solo un cosa: una città e una provincia senza calcio.

 

 

                                              30/7/2004  

  

 

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