LA
VERITA' SUL CASO SALUCCI
In
certe trattative e in molti affari si parla spesso di gente "in cerca di
pubblicità". Il mondo dei media può assicurare un'impennata di notorietà:
pubblicità positiva, ma nulla toglie che dopo il consueto quarto d'ora di
gloria si faccia la cosiddetta "fine dei track". Quante trattative
per l'acquisto di società di calcio si sono risolte in una bolla di sapone
(eufemismo), quanti presidenti si sono infastiditi (altro eufemismo) per
l'improvviso dileguarsi di personaggi evidentemente in cerca di qualcuno che
spargesse da Trieste in giù il proprio nome. E' preferibile non aprire
discorsi su casi che hanno finito col condannare squadre di grande
blasone ad una triste fine per vicende ancora poco chiare, è lecito invece
chiarire alcuni aspetti di una vicenda che ha coinvolto due grandi città, nel
calcio legate da una grande tradizione calcistica. Stiamo parlando di Napoli e
Brindisi, al centro di un interessante intrigo di mercato trascinatosi per
mesi e poi eclissatosi dietro avvenimenti nuovi. I fatti: lo scorso Marzo,
Salvatore Naldi, presidente del Napoli alla disperata ricerca di liquidi, apre
trattative per cedere quote del suo club in modo da risanare casse disastrate
da gestioni occulte e operazioni pericolose risalenti a parecchi anni fa.
In punta di piedi, spunta la candidatura di Mario Salucci, imprenditore nativo di
Prato, proprietario del Brindisi ed interessato ad un affare riguardante il
Porto di Napoli. Già amministratore della Freeport Terminal di Malta e
azionista di maggioranza del Brindisi Terminal Italia, Salucci manifesta
il suo interesse per rilanciare in grande stile lo scalo napoletano,
creando una sorta di triangolo commerciale con Malta e Brindisi. Un'idea che
avrebbe rilanciato alla grande non solo il porto partenopeo, ma tutta l'area
mediterranea. Quale miglior veicolo per entrare nel cuore di Napoli che
l'acquisto della società di calcio, alle prese con un campionato poco
navigabile e con un bilancio in procinto di affondare il club? Così
Salucci, a bassa voce, comincia a trattare il Napoli. Esamina i bilanci (perché
è imprenditore accorto), incontra più volte Naldi cui presenta i suoi
programmi e aspetta che i tempi siano maturi per presentarsi a tutti. Mentre
però la barca di Salucci tentava di attraccare con stile, dietro di lui e a
vele spiegate un transatlantico di dimensioni mastodontiche ma facilmente
affondabile approdava nello stesso porto, salutato a gran voce dai giornalisti
che aveva lui stesso convocato e ai quali aveva consegnato un programma di
rilancio di Napoli e del Napoli. Se la cifra garantita dal tenente
Salucci era quantomeno "ragionevole" per un investimento a lungo
termine, quella del capitano Marco Di Mauro era assolutamente spropositata. Ma
il Paperon d'America riesce ad abbindolare parte della stampa, che chiude la
strada e le pagine a Salucci (contento lo stesso di non avere pubblicità) per
stendere tappeti rossi e porgere fiori allo zio d'America, membro di
un'associazione religiosa no-profit statunitense con sede in qualche sperduta
zona del nuovo continente. Il giubilo e il tripudio che accolsero il profeta
diminuiscono di colpo quando qualche solerte giornalista si accorge che la
prima clausola del contratto di acquisto del calcio Napoli non è
stata rispettata, con la prima tranch di denaro "cash" non versata
nei tempi stabiliti. E' di quelle ore la telefonata di un altro giornalista
che avverte i colleghi che il profeta si era poco prima presentato nella
redazione del suo quotidiano rivelando come avesse pronto un piano di acquisto
e di rilancio della FIAT. Dopo queste due apparizioni, non fugaci ma in
pompa magna, il Paperon d'America risale sul suo transatlantico e riparte, fra
lo sgomento generale. Ci pensa il presidente del Napoli a tranquillizzare
tutti: "la trattativa è ben avviata, forse daremo l'annuncio il 31 marzo
in occasione di Napoli-Vicenza". "E se fosse un Pesce grosso
grosso? In fondo dopo la mezzanotte del 31 marzo comincia il primo
aprile" qualcuno comincia a pensare fra il serio e il faceto.
Illuminazione celeste che corrisponderà poi a limpida verità, se è vero che
il primo aprile non ci sarà nessun annuncio e che lo stesso Naldi pochi
giorni dopo dichiarerà che avrebbe denunciato "quel megalomane di
Di Mauro". Ma la trattativa con Salucci -l'unica- andava avanti. Naldi e
Salucci continuavano a tenersi in contatto telefonico, Salucci continuava a studiare
i bilanci degli azzurri. Arriva, inevitabile, il momento della stretta finale
e della formalizzazione dell'offerta da parte di un Salucci convinto
dell'affare Napoli. Perché il Napoli, si sa, è un bel giocattolo. E forse fu
per questo che Salvatore Naldi non se la sentì di mollarlo tutto nelle mani
del facoltoso imprenditore toscano, il cui progetto non prevedeva un
posto per lui nella nuova società. E fu per questo che i due si
lasciarono, con l'immancabile saluto da parte del cliente insoddisfatto:
"nondum matura est". Piccolo particolare: non che Salucci non aveva la
forza economica per acquistare il Napoli e farne un grande club, più
semplicemente erano i tempi a non essere maturi. Come non lo sono al
giorno d'oggi, quando il Napoli sembra aver risolto tutti i suoi problemi. E
del socio, quando si tornerà a parlare? Gli attacchi di solitudine del
presidente Naldi sono frequenti, c'è solo da sperare che al momento
opportuno qualche pirata della strada -presunto concorrente- non
tagli la strada a Salucci. Sulla terra come sull'acqua. E allora sì che
sarà grande Napoli!
Marco
Santopaolo
09/09/03