LETTERA
DI FERLAINO A MARADONA
Poche
ore dopo il suo addio al calcio,
Diego Maradona mi ha rivolto parole
durissime. Non penso di meritarle, né
credo che quella sia stata la sede
adatta: c'erano tanta allegria e
tanto affetto intorno a Maradona,
perché scagliarsi contro di me con
quella rabbia? Non c'è niente che
potrà modificare il mio rapporto
con il giocatore che più di tutti
ha lasciato tracce nella storia del
Napoli, aiutando la società a
vincere due scudetti e tre coppe.
Non ho neanche preso in
considerazione l'idea di querelare
Maradona: sono affezionato al suo
ricordo, penso a lui come ad un
amico del Napoli, che è grande
parte della mia vita. Sabato ero
davanti alla tv: ho provato una
forte emozione perché ho visto
Maradona felice sul prato della
Bombonera. Quello è stato il suo
mondo.
Purtroppo, da più di dieci anni,
Diego vive in un altro mondo. Ha
fatto tanti errori e sabato li ha
ammessi davanti a tutti. Chi è
stato vicino a Maradona, non può
che volergli bene, e non solo per i
suoi gol bellissimi, per le sue
partite straordinarie. Ma è
doveroso ricordare che esistono
regole da rispettare: è
semplicemente quello che ha fatto il
Napoli, che ha cercato di tutelare i
suoi interessi e gli interessi di
Maradona, finché è stato
possibile. Non so perché vi sia
tanta acrimonia da parte di Diego
nei miei confronti. L'avevo
ritrovato un anno fa, a Roma, quando
la Fifa lo premiò come calciatore
del secolo. Trovai ingiusto
l'accostamento a Pelè, perché
Maradona è Maradona: è stato
unico. Andammo a cena, parlammo di
tante cose. Nacque un'ipotesi di
collaborazione, ma non fu possibile
portarla avanti, né ripristinare il
rapporto.
E io dimenticai, un mese dopo, le
cose che contro di me disse Diego.
Perché nei suoi confronti nutro un
affetto sincero e vorrei vederlo
sempre felice, come sabato nello
stadio del Boca.
Da tempo Maradona combatte una
durissima battaglia.
Napoli avrebbe potuto aiutarlo: noi,
che lo abbiamo conosciuto e amato,
avremmo potuto essere al suo fianco.
Ma Diego ha scelto altre strade e
altri sostegni.
Non è vero che Napoli gli ha
voltato le spalle, né che qui vi
sono dei nemici. Abbiamo trascorso
insieme sette anni, non sono stati
sempre felici. Vi sono state
difficoltà che solo una società
forte, com'era la nostra tra l'85 e
il '91, avrebbe potuto affrontare e
risolvere.
Mi piacerebbe se Maradona esprimesse
fino in fondo i suoi valori umani e
non si facesse coivolgere in
polemiche stucchevoli, probabilmente
costruite ad arte.
Non mi interessa che mi abbia
inserito tra i suoi nemici. Se Diego
rifletterà, capirà che io sono
stato e sono un suo amico. Vero,
sincero. E da amico lo invito a
curarsi, a superare i problemi
fisici che lo hanno tormentato in
questi anni, fino a far temere il
peggio.
Accadde quasi due anni fa, era il
gennaio 2000. Diego si sentì male a
Punta del Este. Un infarto, dissero.
C'ero anch'io in Uruguay, in
vacanza. Lessi del ricovero di
Maradona e andai in ospedale. Non
era possibile vedere Diego, che si
trovava in rianimazione. Parlai con
Guillermo Coppola abbracciai
Claudia, mi sentii molto vicino al
dramma di un uomo e alla
disperazione della sua famiglia.
Sabato, quando ho visto Maradona
sorridere, ho sorriso anch'io.
(Corrado Ferlaino)
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